Le accuse incrociate tra il leader di Iv e il vicepresidente del Csm nascono dalle anticipazioni del libro di Matteo Renzi "Il mostro", in particolare per il passaggio sul caso Davigo-Loggia Ungheria. Il vicepresidente del Csm (ed ex renziano di ferro): "Non consentirò mai a nessuno di mettere in discussione la mia lealtà istituzionale che è e sarà sempre libera da condizionamenti". Il suo ex mentore replica: "E' lì grazie al metodo Palamara"
Accuse incrociate e querele: è finita così l’amicizia tra il vicepresidente del Csm David Ermini e l’ex premier Matteo Renzi. Il primo infatti, dopo la diffusione delle prime anticipazioni del libro “Il mostro” firmato dal leader di Italia viva, ha annunciato la sua querela. Nel testo infatti, il senatore ha scritto che “Ermini passerà alla storia come il vicepresidente del Csm che riceve un membro del Csm, uno dei più autorevoli e visibili peraltro, Piercamillo Davigo, e brucia o distrugge il materiale ufficiale, proveniente dalla procura di Milano, che Davigo gli consegna, comprovante l’esistenza di una loggia segreta che avrebbe impattato sulla vita delle istituzioni”. Il passaggio si riferisce alla vicenda degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara sulla cosiddetta loggia Ungheria. “Sostenere che io avrei distrutto ‘materiale ufficiale proveniente dalla procura di Milano’ eliminando ‘il corpo del reato’ – ha ribattuto Ermini – è affermazione temeraria e falsa. Il senatore Matteo Renzi ne risponderà davanti all’autorità giudiziaria”. Sfocia nel più duro degli scontri un’avventura politica iniziata anni fa nella provincia fiorentina.
Come ricordato dall’Ansa, all’epoca dell’ascesa da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi, Renzi portò con sé a Roma il fidato amico Ermini, che prima venne eletto in Parlamento nelle file del Pd e poi alla vicepresidenza del Csm. Un percorso che, nella replica all’annuncio della querela, Renzi ha ripercorso distillando veleno. “Non vedo l’ora di ricevere l’atto di citazione. Potrò dunque raccontare – libero da ogni forma di prudenza istituzionale – tutto ciò che in questi lunghi anni l’avvocato David Ermini ha detto, scritto e fatto” scrive. “Egli è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che possono testimoniarlo. Le cene romane di Ermini – fin dalla scorsa legislatura – sono numerose e tutte verificabili e riscontrabili. La sua storia da candidato sindaco bocciato a Figline Valdarno, aspirante consigliere provinciale, poi da parlamentare e da candidato vicepresidente del Csm è ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare in sede civile a cominciare dai numerosi scambi di sms di questi anni. Quanto ai verbali ricevuti da Davigo, e inspiegabilmente distrutti, Ermini avrà modo di chiarire in sede giudiziaria il suo operato”. Ermini ha contrattaccato: “Non consentirò mai a nessuno di mettere in discussione la mia lealtà istituzionale che è e sarà sempre libera da condizionamenti“.