La Germania si mette di traverso al piano francese di includere il nucleare nella tassonomia verde dell’Unione europea. L’Eliseo aveva chiesto ai Paesi membri una dichiarazione pre-voto sulle loro intenzioni riguardo al controverso atto legislativo e a dire no è stata proprio Berlino, come spiega un portavoce del ministero dell’Ambiente, che così si opporrà al testo proposto dalla Commissione europea. Una posizione che aumenta il rischio di bocciatura su uno dei temi più cari alla Francia riguardo alla svolta green europea, visto che il Paese ha negli anni continuato a puntare sull’energia nucleare.
“Il governo federale si è opposto alle regole di tassonomia sul nucleare – ha detto il portavoce – Questo è un segnale politico importante che chiarisce che l’energia nucleare non è sostenibile e quindi non dovrebbe far parte della tassonomia”. La presa di posizione della Germania complica l’approvazione del regolamento che si è sempre basato sull’equilibrio tra la necessità di Berlino di includere il gas e quello di Parigi di far rientrare tra le fonti green anche l’energia prodotta dalle centrali nucleari. Sia gli Stati che il Parlamento europeo hanno tempo fino a luglio per bocciare l’atto delegato.
Sulla questione è intervenuta anche Laura Ferrara, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che coglie l’occasione per tornare a chiedere l’esclusione del nucleare dalla tassonomia europea: “Il no della Germania al regolamento sulla tassonomia riapre una partita che sembrava chiusa. Nucleare e gas non possono essere classificati fra gli investimenti sostenibili semplicemente perché sono due fonti energetiche inquinanti e che producono scorie. Ormai è evidente che né in Consiglio né al Parlamento europeo questo regolamento così importante per la transizione ambientale goda di un consenso largo, chiediamo dunque alla Commissione europea, prima di essere sconfessata, di ripensarci e di ritirare il regolamento sulla tassonomia. La transizione sostenibile è sinonimo di energia rinnovabile e pulita, tutto il resto è greenwashing a cui l’Unione europea si deve opporre”.
In effetti, con l’inclusione da parte della Commissione di gas e nucleare nella tassonomia verde sembrava che la questione fosse chiusa. Solo l’opposizione di un blocco di Paesi aveva reso necessario il voto, un processo inusuale in questi casi. La spaccatura si era registrata anche tra i vertici di Palazzo Berlaymont: il socialista olandese Frans Timmermans, che tra l’altro è il vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, ad esempio non si era nemmeno presentato alla conferenza di presentazione dell’atto delegato. Proprio lui è stato tra i maggiori oppositori dell’inclusione del nucleare nella tassonomia, insieme ai commissari Johannes Hahn (Austria), Nicolas Schmit (Lussemburgo), Margrethe Vestager (Danimarca), Virginijus Sinkevičius (Lituania), Elisa Ferreira (Portogallo) e Josep Borell (Spagna). Alla fine qualcuno si è astenuto, mentre a votare contro l’atto delegato sono stati i commissari di Austria, Portogallo e Spagna.
In quell’occasione era stata Mc Guinness a difendere l’atto delegato: “Quello su gas e nucleare nella tassonomia verde Ue può essere imperfetto, ma è una vera soluzione che ci spinge ulteriormente verso il nostro obiettivo finale di neutralità del carbonio”, aveva dichiarato assicurando che “il Collegio dei Commissari lo ha approvato esprimendo un sostegno schiacciante” e sottolineando che “la tassonomia è a sé stante, è uno strumento che i mercati finanziari possono utilizzare o meno a loro piacimento”. E ancora: “Gli Stati membri sono pienamente responsabili della decisione del proprio mix energetico e la tassonomia non impone investimenti in determinati settori”. Adesso, però, la situazione rischia di cambiare proprio in favore di coloro che si sono espressi fin da subito per l’esclusione di gas e nucleare dalla tassonomia.