Niente referendum sull’ovovia di Trieste. A decretare lo stop della consultazione popolare, nonostante il successo dell’iniziativa che in poche ore aveva raccolto più di un migliaio di firme è stata la Commissione comunale dei garanti, chiamata a esprimersi sulla legittimità del quesito referendario.
L’ostacolo principale riguarda le competenze dell’ente locale: “L’indizione di un referendum consultivo in ambito comunale è consentita a condizione che riguardi una materia nella quale l’ente locale, che indice il referendum, sia dotato di competenza esclusiva”” scrivono i garanti, sottolineando come in questo caso non possa essere affermata l’esclusiva competenza locale del progetto «poiché lo stesso rientra tra gli impegni che il Governo Italiano ha assunto in relazione ai progetti PNRR”. La natura dell’opera, finanziata dal PNRR, determina inoltre un problema di carattere temporale: “l’inserimento dell’opera nel PNRR determina una stringente tempistica per la sua attuazione – continuano i garanti – con la conseguenza che, nel caso specifico, la valutazione di ammissibilità della consultazione non assume valore neutro, potendo invece tradursi in ostacolo alla realizzazione del progetto, e ciò indipendentemente dall’esito della consultazione”.
La decisione è stata accolta con esultanza del Sindaco Roberto Dipiazza, che considera il verdetto una «vittoria». Opposta la reazione del Comitato No Ovovia, che annuncia in conferenza stampa una manifestazione in nome della trasparenza e della partecipazione: «L’opinione pubblica vuole essere consultata», afferma l’architetto William Starc, che passa a criticare nel merito la decisione dei garanti. Sulla competenza non esclusivamente comunale «viene citata una sentenza del Consiglio di Stato che però si riferisce a un impianto chimico, una tipologia ben diversa e che richiede autorizzazioni diverse». “Il riferimento al PNRR – continua Starc –, riguarda solamente l’ammontare della spesa sui fondi stanziati per il trasporto pubblico e non la scelta specifica della cabinovia, che spetta al Comune”. Per quanto riguarda infine il discorso sui tempi, “ci viene imputato il ritardo con cui ci siamo mossi, ma noi non potevamo agire prima che fosse emanato il decreto di assegnazione sui finanziamenti. Quando lo abbiamo avuto, in novembre, ci siamo organizzati per il referendum. Prendiamo atto della decisione, ma siamo ancora più determinati a portare avanti questa iniziativa di coinvolgimento della cittadinanza», tenendo presente che «ora i nostri interlocutori diventano la Regione e Roma”, conclude Starc.
Alle critiche si uniscono le opposizioni: per la consigliera comunale Alessandra Richetti (M5S) «un Sindaco che esulta sull’inammissibilità di un referendum dimostra quanto abbia paura di un confronto con la città. Il ministro pentastellato Patuanelli sta portando a Roma la questione insieme all’on. De Carlo». Mentre per la consigliera Giulia Massolino della civica Adesso Trieste «il Ministero deve sapere che ormai la stessa amministrazione comunale ammette che il progetto non sta in piedi. Benché sia finanziato dal PNRR per la mobilità pubblica di massa, se ne prevede il prevalente uso turistico, altrimenti non regge economicamente. Non è giusto prendere decisioni di questa rilevanza sulla testa dei cittadini, tanto più su opere così impattanti e che violano il principio del PNRR di non arrecare danno significativo all’ambiente».