Il leader M5s: "Se non diamo una sterzata, rischiamo di avere un conflitto che non so quanto durerà. E questo non possiamo permettercelo. Se parlerò con Draghi? Ci confronteremo"
“Sull’invio di armamenti l’Italia ha già dato“. A dirlo è il presidente del M5s Giuseppe Conte, a margine di un convegno a Palazzo Giustiniani. Tra due giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi porterà in Parlamento l’informativa sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, dopo la quale seguirà il dibattito tra le forze politiche. Per Conte “questa è una nuova fase in cui l’Italia deve essere protagonista per spingere un negoziato”. L’Italia, dice l’ex premier, “non deve più fornire armamenti, ci sono state già tre forniture, e adesso occorre che l’Italia spinga, in prima linea non da sola ma con gli altri Paesi europei, per una soluzione negoziale a questa guerra. Se non diamo una sterzata, non imprimiamo noi una svolta rischiamo di avere un conflitto che non so quanto durerà. Noi questo non possiamo permettercelo”.
Conte, in vista dell’informativa di giovedì, dice di aspettarsi che “il premier venga in Parlamento, quindi in un contesto ufficiale, a informarci sullo stato di evoluzione e sulle informazioni in suo possesso per quanto riguarda il conflitto e ci ragguagli su tutti quelli che sono gli sforzi e le iniziative che il governo italiano intende assumere e sulla direzione che vuole imprimere. Noi siamo per una soluzione negoziale alla guerra”. A chi gli domanda se anche lui, come Salvini ieri, vedrà Draghi, risponde: “Ci confronteremo, ci confronteremo…”. Ma garantisce che “il confronto con il premier in Parlamento non è per indebolire il governo, anzi: è per rafforzare il suo mandato in tutti i consessi internazionali e far sentire forte la voce del governo italiano rafforzata dalla linea condivisa con il Parlamento”. “Noi – ribadisce ancora l’ex presidente del Consiglio – siamo fiduciosi di poter condividere con il governo questa linea di massima concentrazione sugli sforzi diplomatici. Significa condividere una linea tra governo e Parlamento in modo da rendere più forte il governo”. Una guerra di cui non si vede la fine “i nostri cittadini, italiani, europei e non solo – rimarca Conte – non possono permettersela perché arriverebbe una recessione gravissima che aggraverebbe ancor più la situazione che stiamo vivendo. Abbiamo 10 milioni di poveri in Italia, abbiamo il 12-13% di lavoratori sotto la soglia di povertà e che non hanno di che sopravvivere a fine mese”.
Sul tema, con parole diverse, è intervenuto anche il segretario federale della Lega Matteo Salvini: “Le armi rinviano la pace e creano morte oltreconfine e disoccupazione in Italia. C’è il rischio di avere un autunno e un inverno di tensione sociale, licenziamenti e chiusure di massa, quindi prima finisce la guerra e meglio è”. Sul posizionamento dell’Italia in queste settimane in mattinata ha parlato il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè (Forza Italia): “L’azione del governo è uniformata al dettato del parlamento. Stiamo percorrendo la via diplomatica per trovare la pace che per tutti rappresenta la strada maestra, accompagnando un intervento per assicurare aiuti umanitari e armi all’Ucraina che è stata invasa dalla Russia”. “Laddove non si riesce ad anestetizzare i conflitti con la politica si va verso dolori inimmaginabili – ha aggiunto Mulè – Ripartiamo da una nuova Helsinki, quella del 2022, per un ordine europeo che riconosca le ragioni e le preoccupazioni delle parti in causa”.