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Concessioni balneari, maggioranza e governo ancora in stallo. E sette deputati alla Consulta: “Annullare la sentenza del Consiglio di Stato”

Tocca all'esecutivo la riscrittura di un testo dell’articolo 2 che sta bloccando il ddl Concorrenza: si va verso "deroghe tecniche" al 2024 e indennizzi per gli investimenti sostenuti dalle aziende che non ottengono il rinnovo. Il capogruppo di Fdi e altri 6 parlamentari chiedono a Palazzo Spada di disapplicare l'anticipo di 10 anni deciso dal Consiglio di Stato: "Compressa la potestà normativa del legislatore"

Il governo deve mediare sulle concessioni balneari per non rimanere ancora incagliato sul ddl Concorrenza. E intanto un gruppo di parlamentari solleva un conflitto di attribuzione e chiede alla Consulta di disapplicare la sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito il 31 dicembre 2023 come termine in cui “cesseranno di produrre effetti” quelle attuali. La maggioranza ora è quindi in attesa della proposta di mediazione, scenario ipotizzato durante una riunione tra i due relatori (Collina del Pd e Ripamonti della Lega) con il viceministro del Mise Gilberto Pichetto e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.

Secondo quanto si apprende tocca ora al governo la riscrittura di un testo dell’articolo 2 da mettere al voto in commissione Industria del Senato. Il nodo balneari, sul quale si sono scontrati Lega e M5S, è l’ultimo da sciogliere per arrivare a un’approvazione del disegno di legge e al momento non sarebbe prevista al momento una proroga delle attuali concessioni balneari, ma resterebbe come termine di scadenza quello previsto dal Consiglio di Stato che ha indicato nel 31 dicembre 2023 il termine ultimo per le concessioni balneari in corso anche se dovesse intervenire un’ulteriore proroga legislativa perché in contrasto con le norme dell’Ue. Proprio il punto su cui fanno leva 7 parlamentari guidati dal capogruppo di Fdi in commissione Attività produttive della Camera, Roberto Zucconi.

Fra le ipotesi emerse durante il colloquio informale tra il governo e i relatori del testo c’è quella di lasciare fissato al 2023 il termine per le gare, con singole deroghe tecniche fino al 2024, e con indennizzi per gli investimenti sostenuti alle aziende che non ottengono il rinnovo dopo anni di attività. Secondo l’intesa raggiunta nella maggioranza sul modo di procedere, in commissione Industria si inizierà a votare gli emendamenti solo quando sarà chiuso l’accordo su tutti gli articoli della delega. Allo stesso modo, alla commissione Bilancio del Senato, che prima deve esprimere i pareri, verrà inviato il pacchetto completo di riformulati.

Ma Zucconi e gli altri sei deputati insistono per sollevare un conflitto di attribuzioni e la loro richiesta sarà esaminata il 25 maggio. Secondo i parlamentari che hanno promosso l’iniziativa, il Consiglio di Stato con la pronuncia che ha annullato la proroga al 31 dicembre 2033, anticipandola di dieci anni, ha leso e compresso la loro “potestà normativa”, anche perché ha dettato “disposizioni vincolanti e limitanti per il legislatore”.