Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 44.489 nuovi contagi di Covid. tra i 335.217 tamponi processati, di cui 263.202 test rapidi. L’incidenza è quindi del 13,3%. I morti sono stati 148. In calo i ricoveri per il virus, che si attestano a 7.465 (-166). Decrescono anche le terapie intensive (-16) in un giorno da 39 ingressi, per un totale di 337 posti occupati.
Cronaca
Coronavirus, il bollettino: 44.489 casi e 148 morti. Tasso di positività al 13,3%
Nei primi due giorni della settimana, confrontandoli con gli stessi della scorsa, si evidenzia un'ulteriore arretramento della diffusione della pandemia. Con 6.963 nuovi casi riportati nel bollettino, la Lombardia è la regione con il maggior incremento nelle ultime 24 ore
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- 20:55 - Meteo: in Lombardia condizioni stabili con cielo sereno in montagna e nebbie in pianura
Milano, 8 nov. (Adnkronos) - Sull'Europa Centrale permane un vasto campo di alta pressione che marginalmente interessa anche il Nord Italia, dove il tempo rimane quindi stabile e dove la scarsa circolazione del vento unita agli alti tassi di umidità rimarca condizioni di foschie e nebbie diffuse durante le ore più fredde; discorso diverso per i rilievi dove il cielo è sereno.
Il bollettino meteo di Arpa Lombardia indica, tra oggi e domani, una debole perturbazione che apporterà sulla regione maggiore nuvolosità ma senza precipitazioni di rilievo, a cui seguiranno condizioni stabili con cielo sereno in montagna e nebbie in pianura, quest'ultima maggiormente probabile al mattino e dopo il tramonto.
Un cambiamento è atteso per martedì, quando una veloce area di bassa pressione in discesa dal Nord Europa potrebbe aprire la strada ad una fase di tempo piovoso e generalmente più freddo, motivo per cui si indica il possibile ritorno della neve sulle Alpi.
- 19:27 - Milano: in carcere per quasi due anni, innocente risarcito con oltre 157mila euro
Milano, 8 nov. (Adnkronos) - E' di quasi 158mila euro il risarcimento stabilito per l'ingiusta detenzione di un ventiquattrenne, di origine egiziana, in carcere per quasi due anni, perché accusato del sequestro di persona, tentata estorsione e lesioni inflitte con una mazza di ferro a un connazionale. Arrestato nel maggio del 2021, condannato in primo grado a sei anni e sei mesi, è rimasto in carcere per 669 giorni, ossia un anno e dieci mesi, fino alla sentenza d'appello che, il 22 marzo del 2023, lo ha assolto con la formula più ampia - perché il "fatto non sussiste" e per "non aver commesso il fatto" - e ne ha ordinando l'immediata scarcerazione.
Assistito dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, per lui - che aveva reso subito dichiarazioni spontanee fornendo una ricostruzione alternativa dei fatti - è arrivato il risarcimento per l'ingiusta detenzione da parte dei giudici della quinta sezione della corte d'Appello di Milano.
La cifra concessa è stata di 157.763,58 euro (235,82 euro al giorno) ed ha accolto, in parte, la richiesta della difesa che chiedeva 250mila euro, includendo i danni morali. Il primo risarcimento - per il finto sequestro inscenato dalla presunta vittima - è diventato definitivo, mentre per altri quattro connazionali che hanno chiesto di veder quantificata l'ingiusta detenzione non si è ancora arrivati a una pronuncia definitiva.
- 19:26 - Sicilia: Iacono (Pd), 'vicenda squallida, Auteri si dimetta da Ars'
Roma, 8 nov. (Adnkronos) - “Due cose appaiono evidenti in questa triste e squallida vicenda che riguarda i finanziamenti elargiti dall’Ars e dalla Regione Sicilia. Una è l’inadeguatezza del deputato Auteri, il cui linguaggio e i modi sono incompatibili con il ruolo istituzionale e l’appartenenza al Parlamento Regionale. L’altra è l’emergere di un sistema molto più profondo e radicato del semplice, scandaloso, caso portato alla luce nelle ultime ore. Un sistema che vede l’occupazione politica delle centrali di spesa su turismo e cultura. Se dovesse essere confermato un passaggio di risorse che finiscono per finanziare le casse di un partito, saremmo davanti a qualcosa che va ben oltre l’ennesimo scandalo del centrodestra. E certamente non limitato alla Sicilia. Qualcosa su cui sarebbe doveroso fare chiarezza”. Così la deputata democratica Giovanna Iacono.
- 19:25 - **Difesa: Meloni, 'investire di più ma no costi su cittadini', Draghi mette nel mirino 2% 'si può fare'**
Roma, 8 nov. (Adnkronos) - Il problema ha un nome o meglio una percentuale: 2%. Con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca cresce il pressing degli States sull’Europa affinché metta mano al portafoglio e centri il limite minimo del 2% del Pil per le spese per la difesa e per l’Alleanza atlantica. Un traguardo che vede non solo l'Italia fanalino di coda assieme ad altri 5 Paesi 'inadempienti', ma fotografa una Roma che arranca ancor più con il ritorno dei paletti del Patto di stabilità. La partita è aperta ed è dura da portare a casa. La premier Giorgia Meloni, oggi a Budapest per il Consiglio europeo informale, si dice "assolutamente convinta che l'Europa e l'Italia debbano riuscire a garantire la loro maggiore indipendenza e autonomia anche investendo di più in difesa". Ma, mette in chiaro, "servono gli strumenti per poterlo fare. Questo è un grande dibattito che riguarda il Patto di stabilità e che l'Italia ha posto: ci sono nel nuovo Patto delle aperture ma va fatto molto di più e penso che sia un altro di quei dibattiti che bisognerà riaprire".
Più risorse alla difesa, dunque, ma con una mano tesa a chi non vuole disattendere gli impegni presi. E con una premessa che per la presidente del Consiglio è d'obbligo: "al di là della volontà - dice - c'è poi quello che si può fare e le risorse vanno individuate in qualche modo. L'unica cosa che non sono disposta a fare è prendermela con i cittadini italiani, i lavoratori. Noi spendiamo le risorse su priorità reali, non gettiamo soldi dalla finestra e quindi su scelte strategiche che io condivido bisogna dire anche come si fa ad aiutare gli Stati membri a trovare le risorse".
Numeri alla mano, l'Italia è ben distante da quel 2% deciso nel lontano 2014, inchiodata all'1,57% nel 2025. Per centrare l'obiettivo del 2, servirebbero 10 miliardi l’anno. Insomma non bruscolini, con una coperta corta e le risorse aggiuntive -l'aggravante su cui fa leva il governo- richieste dal nuovo patto di stabilità. Per l'ex premier Mario Draghi, oggi a Budapest, è possibile comunque tagliare il traguardo facendo tutti i compiti a casa. "È possibile - si dice infatti convinto - spendere il 2% del Pil per la difesa rispettando il Patto di stabilità, bisognerà prendere tutta una serie di decisioni: oggi bisogna decidere cosa fare perché questa è la nuova situazione".
Su cui grava anche il ritorno del tycoon alla guida degli Usa. "Non c'è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l'Europa", riconosce Draghi, che tuttavia vede luci e ombre: "non necessariamente tutte in senso negativo, ma certamente noi dovremo prenderne atto". Anche rispolverando quello "spirito unitario" che in Europa sembra smarrito, perché "andare in ordine sparso", mette in guardia l'ex numero uno della Bce, di certo non aiuterebbe nessuno: "siamo troppo piccoli, non si va da nessuna parte".
Per Draghi, comunque, la sfida del 2% è a portata di mano. Il governo non sembra pensarla allo stesso modo. Solo ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, amato anche da Draghi per il suo pragmatismo, ha ammesso che si tratta di un obiettivo "molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo, in particolare, delle coperture con il quadro vigente della governance europea". Tradotto: per farcela, ammesso si possa, le regole vanno ammorbidite.
"Bisogna scorporare le spese per la difesa dal Patto di stabilità - dice all'Adnkronos il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago -. L'elezione di Trump può essere uno stimolo affinché la Ue diventi un attore geopolitico globale, sia sulla politica estera che sulla difesa. Occorre uno sforzo per un piano industriale europeo" ma "senza lo scorporo delle spese sarà difficile arrivare al 2% del Pil. E' nell'interesse europeo che queste spese vengano scorporate". Anche perché, osserva l'esponente di Fi, "un'Europa che investe di più nella difesa può incidere negli equilibri geopolitici. La politica di Trump va colta come un'opportunità per l'Europa".
La pensa allo stesso modo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, esponente di Fratelli d'Italia. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, osserva sempre all'Adnkronos il vice di Tajani alla Farnesina, "è una sfida: gli Usa giustamente vogliono che l'Europa faccia la sua parte ma è giusto che sia così. Aveva iniziato questo ragionamento anche Biden nel corso della sua amministrazione". Tanto che lo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto, nei mesi scorsi, aveva riconosciuto che chi non avrebbe fatto i compiti a casa (leggi ancora una volta 2%, ndr) sarebbe stato trattato come "un paria", al netto del nome del neo Presidente degli States.
Quanto al diktat del 2% del Pil rispettando il patto di stabilità, "Draghi non aveva il Patto di stabilità, ora è facile parlare - dice ancora Cirielli -. Il tema è che abbiamo in eredità un forte carico di interessi passivi: con i tassi della Bce più alti, con il Patto che si è 'ristretto', per fare nuovi investimenti importanti serve essere più flessibili. E comunque, il dossier delle spese militari andrà affrontato non dai singoli Stati ma dalla Ue, speriamo con un'ottica intelligente".
Per Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, "più che l’Italia è l’intera Unione Europea che deve rafforzare il proprio ruolo e la propria capacità di difesa. Dobbiamo affrontare questa nuova fase sia come una sfida sia come un’opportunità. L’Europa, come sostengono anche Giorgia Meloni e Mario Draghi, deve tornare ad essere protagonista anche nel dialogo con gli Usa, deve incidere di più sul piano internazionale e deve essere in grado di attuare politiche economiche di lungo respiro, con investimenti strategici per sostenere la crescita. C’è la necessità e l’opportunità di una svolta - rimarca Lupi all'Adnkronos - occorre saperla cogliere per costruire finalmente un’Unione Europea più unita e più forte".
Per Enrico Borghi, capogruppo Iv al Senato, "il tema di una 'europeizzazione' del nostro sistema di difesa e sicurezza non è di oggi. Peraltro è stato descritto con grande efficacia nel rapporto Draghi, che ha posto l’accento sulla sovranità europea in questa materia per risolvere sovrapposizioni e per evitare l’eccessiva suddivisione di fondi e progetti che non consente al comparto di avere la giusta dimensione (finanziaria, industriale e militare). L’elezione di Trump può, e credo debba avere, un effetto di accelerazione", sottolinea il componente del Copasir.
Borghi, sentito dall'Adnkronos, snocciola i numeri. “La spesa militare totale nei paesi Ue nel 2023 - dice - è stata di 313 miliardi di dollari, circa un terzo di quella degli Stati Uniti (916 miliardi) e di poco superiore alla Cina (296 miliardi). Nei fatti la spesa militare europea non è così bassa. È il triplo di quella della Russia che, secondo le stime Sipri, nel 2023 è aumentata del 24% a 109 miliardi di dollari, per la guerra con l’Ucraina, quella di Kiev +51% a 64,8 miliardi". "Il problema è che è una spesa frammentata -osserva - mentre il campo industriale europeo del settore è caratterizzato soprattutto da operatori nazionali che agiscono in mercati nazionali relativamente piccoli. Per questo servono i campioni europei del settore, che siano in grado di attrarre i fondi di venture capital e di fare efficienza e innovazione spinta. E poi c’è il tema dei bond europei per la difesa e della deroga ai patti di stabilità dei singoli paesi per gli investimenti nel settore".
E in una Ue in cui crescono destre sovraniste, la difesa comune europea "diventa il vero e proprio banco di prova che ci dirà se siamo stati all’altezza di questa fase storica. Lo diceva già De Gasperi 70 anni fa, e solo così potremo garantire effettivamente la sicurezza dell’Europa e la sua autorevolezza sul piano diplomatico". Ma la strada appare in salita e irta di ostacoli. Tanto più che quel numerino croce e delizia -il 2%- potrebbe addirittura lievitare. Il neo segretario generale della Nato Mark Rutte ha più volte ammesso che la percentuale pattuita in seno all'Alleanza ormai 20 anni fa non basterà per finanziare i piani di difesa regionali approvati dalla Nato. Tanto che nelle ultime riunioni dell'Alleanza si è parlato anche del 2,5% del Pil. Ma ogni giorno la sua pena, insegna un antico adagio. Tradotto: meglio concentrarsi sul grattacapo, non da poco, del 2%.
- 19:24 - Nisticò (Aifa): "Lavoriamo per migliorare accesso a terapie oncologiche"
Roma, 8 nov. (Adnkronos Salute) - "L'Aifa ha avviato iniziative specifiche per migliorare l'accesso alle terapie oncologiche, concentrandosi su diverse aree chiave come la promozione della ricerca clinica, incentivando studi che possano portare a nuove scoperte terapeutiche. Abbiamo dedicato un bando di ricerca indipendente proprio al sequenziamento in oncologia, negli ambiti dell'epatocarcinoma, del carcinoma del polmone, delle piccole cerche e del carcinoma renale. Sono state presentate 12 domande e siamo in fase di pubblicazione delle gravi terapeutiche. Stiamo ripensando a schemi di accesso precoce che sappiamo essere uno dei termini più dedicati per i clinici, con terapie che molte volte rappresentano l'unica alternativa per l'accesso alle terapie oncologiche". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Robert Giovanni Nisticò, nel suo intervendo in occasione della cerimonia di apertura del 26esimo Congresso nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) a Roma.
"Stiamo cercando di lavorare per garantire che ogni paziente, indipendentemente dalla propria situazione geografica o socio-economica, come ricordava il ministro della Salute Schillaci, possa accedere alle terapie oncologiche di alta qualità ed è per questo che si è avviato un dialogo più stretto con le Regioni - ha sottolineato Nisticò - Attraverso tavole di confronto e partnership, miriamo a creare un sistema di network che risponda alle specifiche necessità locali, mantenendo elevati standard di qualità. L'accesso alle terapie oncologiche e la riforma di Aifa sono solo alcuni dei passi che stiamo compiendo per affrontare le sfide del nostro tempo".
"La vostra esperienza sul campo, il vostro lavoro e la vostra passione - ha infine concluso rivolgendosi agli oncologi - sono fondamentali per guidarci. Vi invito a continuare a collaborare e a condividere le proposte, affinché insieme possiamo creare un futuro in cui ogni paziente oncologico possa ricevere le cure di cui ha bisogno e merita".
- 19:16 - Schillaci: "Per Ssn sostenibile sforzi su prevenzione e screening"
Roma, 8 nov. (Adnkronos Salute) - "Le società scientifiche, a cominciare dall'Aiom, svolgono un ruolo insostituibile nella lotta ai tumori, che è una battaglia comune e una priorità del ministero della Salute. Non a caso l'approvazione e l'iniziale finanziamento del Piano oncologico nazionale sono stati fra i primi interventi che ho firmato come ministro. Qui voglio confermare il mio massimo e costante impegno su questi temi". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schullaci, intervendo al XXVI Congresso nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) a Roma.
"Viviamo in un tempo di grandi cambiamenti e opportunità. Grazie ai risultati della ricerca, abbiamo a disposizione strumenti e cure fino a ieri inimmaginabili - ha sottolineato Schillaci - E' aumentata la sopravvivenza e anche durante la malattia si vive meglio. Allo stesso tempo, possiamo andare fieri del riconoscimento internazionale attribuito alla rete italiana delle Breast Unit, che sono diventate un modello da seguire a livello europeo. Il quadro che abbiamo di fronte è complesso, ma è importante saper mettere a fuoco anche i molti segnali positivi". E ancora, "abbiamo fatto grandi passi in avanti nella prevenzione, nella diagnostica e nella cura, ma certamente - ammette il ministro - c'è ancora tanto lavoro da compiere per trarre tutto il beneficio possibile dall'innovazione e dalle nuove conoscenze, così come per potenziare il nostro Servizio sanitario nazionale, che è ciò a cui puntiamo anche con i grandi interventi di riorganizzazione finanziati dal Pnrr. Abbiamo un Ssn tra i migliori al mondo, ma dobbiamo assicurarne la sostenibilità futura. E' indubbio che dobbiamo partire dal personale, dai nostri professionisti. A tale riguardo, voglio ricordare anche qui che nella Manovra abbiamo previsto aumenti per le indennità di specificità per il personale sanitario medico e non medico".
"Sappiamo che dobbiamo mettere in campo misure per affrontare i cambiamenti di domani - ha proseguito Schillaci - La maggiore sopravvivenza ai tumori è insieme un enorme traguardo e un fattore sfidante sotto il profilo della continuità assistenziale. Così come è un dato preoccupante l'aumento dell'incidenza di alcuni tumori nelle persone più giovani, penso al cancro del colon. Non possiamo quindi smettere di investire in ricerca, né possiamo rischiare di trovarci, domani, senza le professionalità indispensabili per affrontare le neoplasie. Come spesso ripeto, non posso immaginare un futuro senza anatomo-patologi o radioterapisti. Per questo in Finanziaria - ha ricordato - ci sono aumenti per il trattamento economico delle borse di specializzazione oggi meno attrattive, fra cui Anatomia patologica, Anestesia e Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, Medicina e Cure Palliative, Radioterapia".
Altrettanto "strategico è continuare a investire nei percorsi di innovazione in oncologia, sempre nell'interesse dei pazienti. Stiamo valutando progetti sulla prevenzione terziaria - ha rimarcato il ministro - in particolare per creare un approccio integrato che migliori significativamente l'assistenza e il supporto a chi convive con il cancro e oltre il cancro, e stiamo lavorando per favorire un accesso equo ai farmaci prescritti sulla base del Molecular tumor board, superando le criticità attualmente esistenti legate ai costi e che creano disparità territoriali. Su questi temi c'è un confronto costante con Aiom e altre società scientifiche oncologiche. Ricordo inoltre che, con l'entrata in vigore del decreto tariffe, potremo procedere all'aggiornamento dei Lea che vedrà l'ingresso nel regime pubblico anche della diagnostica molecolare".
Altro tema prioritario è quello dell'accessibilità alle cure, "che avete posto al centro del vostro congresso - ha continuato Schillaci parlando agli oncologi Aiom - Come ha sottolineato pochi giorni fa anche il presidente Mattarella, è necessario superare i divari territoriali. E su questo c'è un grande sforzo in atto. Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri, i dati del Programma nazionale esiti, che abbiamo da poco presentato con Agenas, ci dicono che rispetto al passato c'è una maggiore omogeneità tra le Regioni. Non è un punto d'arrivo, ma di partenza che ci incoraggia sulla strada che abbiamo intrapreso. Le differenze che oggi esistono fra Nord e Sud sono inaccettabili e su questo dobbiamo fare di più, a cominciare dall'ambito della prevenzione. Sappiamo che circa il 50% dei decessi per tumore e il 40% delle nuove diagnosi possono essere evitati, poiché legati a fattori di rischio modificabili ritenuti la causa di circa 65.000 morti l'anno. Per questo da subito abbiamo puntato sulla promozione di stili di vita salutari e sulla prevenzione secondaria, per aumentare la partecipazione ai programmi di screening e alle visite specialistiche, perché la diagnosi precoce è fondamentale per garantire maggiori probabilità di sopravvivenza e una migliore qualità della vita dei pazienti".
Un'azione mirata "è poi rivolta alle Regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia), proprio per ridurre le disuguaglianze in ambito sanitario. Abbiamo sviluppato un Piano d'azione che si avvarrà dei fondi del Programma nazionale equità nella salute 2021-2027 - ha evidenziato il ministro - per la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi per migliorare i servizi, compresi quelli di screening oncologico, tra l'altro con un aggiornamento costante delle liste anagrafiche per gli inviti ai test". L'offerta degli screening gratuiti già disponibili "deve essere adeguata in tutta Italia e stiamo lavorando per ampliare l'offerta con gli screening emergenti di polmone e prostata. Il lavoro avviato è impegnativo ed è importante anche la collaborazione con Aiom, con tutte le società scientifiche, con i medici e con le associazioni dei pazienti che pure sono presenti questo pomeriggio. Sono certo che non mancherà il vostro contributo per affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti", ha concluso.
- 18:55 - Giustizia, task force Ministero-Università incrementa innovazione e formazione
Roma, 8 nov. - (Adnkronos) - Competenze, innovazione tecnologica e formazione sono i tre capisaldi dell’UPP-Task Force, il progetto realizzato dal Ministero della Giustizia, Dipartimento per l’innovazione tecnologica della giustizia - Direzione generale per il coordinamento delle politiche di coesione per favorire una sinergia vincente tra gli Uffici Giudiziari e le università nell’ambito dell’obiettivo “Miglioramento dell’efficienza e della qualità delle prestazioni del sistema giudiziario” del Pon Governance e Capacità Istituzionale 2014-20. I risultati del progetto, si legge in una nota, sono stati illustrati mercoledì scorso a Roma in occasione di un evento organizzato dal Ministero della Giustizia, cui hanno partecipato, tra glia altri: Andrea Ostellari, Sottosegretario alla Giustizia; Ettore Sala, Capo Dipartimento per l’innovazione tecnologica per la giustizia; Gaetano Campo, Capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi; Gabriella De Stradis, Direttore Generale per il coordinamento delle politiche di coesione.
Il progetto mira alla diffusione dell’Ufficio per il Processo (UPP) e all’implementazione di modelli innovativi per gli Uffici Giudiziari. È stato realizzato coinvolgendo università pubbliche in forma singola o associata in 6 macroaree territoriali che hanno coperto l’intero territorio nazionale. Sei i progetti ammessi a finanziamento, realizzati dal mese di aprile 2022 fino a settembre 2023, per un investimento complessivo di oltre 51 milioni di euro. Ciascun intervento fa riferimento a un Ateneo capofila (rispettivamente nelle città di Torino, Bologna, Viterbo, Napoli, Bari, Palermo) con un tasso di partecipazione pari all’85% degli Atenei statali in partenariato con le Università capofila.
“In questi ultimi anni, il Ministero della Giustizia ha intrapreso un percorso di rinnovamento, mirando con determinazione al conseguimento dell’efficienza e dell’innovazione del sistema giudiziario, traguardi fondamentali per la riforma in corso nel nostro Paese - ha ricordato Sala - Il progetto UPP-Task Force ha contribuito a stimolare il percorso di transizione digitale della Giustizia tramite la sperimentazione congiunta, tra Uffici Giudiziari e centri di ricerca, di iniziative sperimentali in tema di digitalizzazione, volte a sopperire a specifici fabbisogni espressi dagli stessi uffici giudiziari, tra cui: l’uso di strumenti digitali di supporto all'attività istruttoria; l’uso di strumenti digitali di supporto all’attività decisoria; raccolta degli indirizzi giurisprudenziali e alimentazione di banche dati giurisprudenziali; Strumenti digitali di court management. Il progetto UPP-Task Force ha contribuito e potrà continuare a contribuire anche dopo la chiusura delle attività attraverso l’utilizzo degli output rimasti a disposizione degli Uffici Giudiziari”.
Il contributo da parte del mondo accademico è stato rilevante ai fini della realizzazione della Task Force, poiché ha riguardato complessivamente 56 atenei, 666 assegnisti e 790 borsisti di ricerca a supporto di 170 Uffici Giudiziari, considerando anche Tribunali per i Minorenni e Procure. La parte formativa, “cuore pulsante” del progetto proprio perché destinata a strutturare negli anni a venire i risultati raggiunti, ha contribuito alla definizione ed introduzione di nuovi modelli per la gestione delle pratiche che hanno interessato 162 Uffici Giudiziari. Sempre nel settore della formazione, ulteriore novità riguarda la possibilità di creare nuovi profili professionali altamente specialistici. I risultati ottenuti alla conclusione del percorso rappresentano un bagaglio significativo sia in termini di formazione e preparazione specialistica sia in termini di creazione di modelli innovativi: 86 sono state le iniziative collegate alla formazione, 225 i modelli organizzativi creati e adottati, 171 gli strumenti di supporto digitale introdotti per facilitare la lavorazione dei fascicoli e prevenire blocchi e ostacoli gestionali.
“Il capitale umano rappresenta una risorsa fondamentale per l’efficacia e l'efficienza del sistema giudiziario. Investire sul fattore organizzativo, in particolare attraverso l'Ufficio per il Processo, significa in primo luogo migliorare la gestione delle risorse umane, combinando competenze e capacità di diverse figure professionali e razionalizzando i carichi di lavoro - sostiene Gaetano Campo, Capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi - L'implementazione di modelli organizzativi innovativi e la formazione del personale giudiziario sono ulteriori elementi chiave per garantire un servizio di giustizia più rapido ed efficace. Questo approccio integrato non solo valorizza il capitale umano ma promuove anche una cultura organizzativa orientata all'innovazione e alla qualità delle prestazioni”.
Sei le azioni su cui si sono concentrati gli interventi: dalla maggiore integrazione tra sistema giudiziario e mercato del lavoro al potenziamento del rapporto tra università e tirocini formativi in ambito giudiziario, passando per una maggiore offerta post lauream in funzione delle necessità degli uffici del processo. Ridefinizione dell'organizzazione negli uffici, affinamento delle competenze specifiche del personale amministrativo, supporto a digitalizzazione e innovazione tecnologica e definizione di strategie procedurali e organizzative nel civile, le altre aree di intervento.
A conclusione del percorso, la Direzione generale per il coordinamento delle politiche di coesione ha previsto un’indagine conoscitiva per un bilancio complessivo dei progetti finanziati che ha interessato le Università capofila e partner e gli Uffici Giudiziari destinatari delle attività, i quali hanno espresso le proprie valutazioni sull’esperienza. Per le Università è infatti risultato evidente quanto sia importante aggiornare l’offerta formativa, introducendo nuovi corsi e intensificando la sinergia con l’amministrazione pubblica e gli ordini professionali. Mentre gli Uffici Giudiziari hanno evidenziato l’importanza dei progetti realizzati.
“L’indagine è stata realizzata dalla Direzione Generale per il coordinamento delle Politiche di coesione in qualità di Organismo Intermedio del Pon Governance e capacità istituzionale 2014-2020 con la finalità di acquisire elementi conoscitivi di tipo qualitativo sui progetti UPP-Task Force - ha spiegato De Stradis, Direttore Generale per il coordinamento delle politiche di coesione - Tra gli obiettivi principali: identificare e analizzare i risultati raggiunti dai progetti e raccogliere proposte rispetto a eventuali iniziative analoghe da realizzare in futuro. È significativo come l’indagine sia stata realizzata proprio nell’ambito del PON Governance. Difatti, considerate le motivazioni alla base della scelta, ovvero 'rendere conto' a stakeholder e cittadini circa le attività svolte e 'apprendere' dall’esperienza realizzata, può essere considerata un esempio di rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale nella gestione complessiva dei progetti, in coerenza con la strategia complessiva del Programma. L’approccio sperimentato in occasione del progetto UPP-Task Force potrà, quindi, essere replicato nell’ambito di altri progetti comunitari e nazionali”, ha concluso.
Un’ulteriore dimostrazione di come la creazione di una sinergia fra l’Amministrazione giudiziaria e il mondo accademico abbia rappresentato un positivo catalizzatore di competenze ed esperienze, segnando la via lungo cui procedere per continuare a innovare il 'sistema Giustizia'. “Università e Giustizia sono due componenti fondamentali per lo sviluppo di un Paese: le Università sono alla base del progresso scientifico, tecnologico, culturale, sociale ed economico, mentre la Giustizia ha il compito di garantire che questo progresso avvenga nel rispetto delle regole proprie di uno Stato di diritto - ha osservato lOstellari - In Italia la collaborazione tra Giustizia e Università è stata già sperimentata nell’ambito del sistema giurisdizionale, ma attraverso il progetto UPP-Task Force, il Ministero della Giustizia ha voluto rilanciare un modello di miglioramento del sistema di governance basato sulla collaborazione tra Uffici Giudiziari e Università, - ha proseguito OStellari - dimostrando come quest’ultima possa essere stimolata, sviluppata e rafforzata lungo tre dimensioni. Una prima dimensione 'territoriale', intesa in termini di numero di attori e di distretti giudiziari coinvolti; una dimensione “strategica”, intesa come integrazione e diversificazione di competenze e strumenti a supporto dell’apparato giudiziario; e una dimensione “temporale”, intesa come la capacità di creare collegamenti che abbiano ricadute anche nel medio termine. Ora l’obiettivo comune sarà passare dalla collaborazione a un’effettiva sinergia tra Università e Uffici Giudiziari come la giornata di oggi ci ha dimostrato essere possibile”, ha concluso.