Economia

Crisi del grano, dopo il blocco indiano si cercano alternative: nuovi esportatori (più cari) o nuove rotte. Ma non è detto che basti

Oltre al collo di bottiglia rappresentato dal mar Nero e dalle mancate produzioni ucraine, si apre un caso dopo la scelta nazionalista di Nuova Delhi, che impatterà principalmente sui paesi poveri e in seconda battuta anche sull'Europa

Dietro l’allarme lanciato da Onu e G7 sul rischio di fame mondiale a causa del mancato arrivo del grano ucraino si stanno disegnando nuovi scenari non solo relativamente all’approvvigionamento nel brevissimo termine, ma anche per quanto riguarda il raccolto del prossimo anno. Il blocco dei cereali russi e ucraini dettato dal conflitto in corso, in prima battuta sta causando l’aumento dei prezzi e la scarsità di disponibilità nei paesi di prossimità, come Pakistan, Yemen, Libano, Egitto, Libia, Algeria e Tunisia.

Gli effetti della decisione indiana
Nuova Delhi, che rappresenta il secondo produttore mondiale, ha annunciato il divieto di export di grano “per gestire la sicurezza alimentare complessiva del Paese”, anche al fine di controllare i prezzi dei prodotti alimentari. La scelta è stata difesa da Pechino dopo le critiche avanzate dal G7: secondo la Cina incolpare i paesi in via di sviluppo come l’India non risolverà la crisi alimentare globale. Pollice verso dagli Usa, dove il segretario all’agricoltura Tom Vilsack ha definito la mossa “una decisione sconsiderata” che creerà un’ulteriore perturbazione del mercato e può potenzialmente aumentare i prezzi.

Nonostante la decisione indiana, l’Egitto, uno dei maggiori importatori mondiali di grano che ha riserve solo per 4 mesi, ha accettato di acquistare mezzo milione di tonnellate di grano dall’India, visto che l’accordo non si applicherà esplicitamente al Cairo. Tra l’altro il ministro egiziano Aly Moselhy ha annunciato per l’immediato futuro di voler abbattere i tempi delle gare di appalto e, in virtù dell’emergenza, acquistare grano direttamente da paesi o società.

Identico problema nello Yemen, che acquista circa un terzo del suo grano da Ucraina e Russia e la cui popolazione è già sull’orlo della carestia per via di prezzi aumentano anche fino al 119% in alcune aree. Il Pakistan inoltre accusa un raccolto inferiore alle attese, da 29 milioni di tonnellate a poco più di 26: occorrerà quindi importare almeno 3 milioni di tonnellate di grano per soddisfare la domanda di 30,8 milioni di tonnellate. Nel mezzo il contrabbando di grano che inizia a prendere piede e il rischio che, pur con prezzi più alti, non sarà possibile per tutti acquistare più grano semplicemente perché il prodotto più ricercato dell’anno (assieme al gas).

Mar Nero bloccato
L’Ucraina è il quarto esportatore mondiale di mais e il sesto di grano, secondo i dati diffusi dall’International Grains Council. Al momento però almeno 24 milioni di tonnellate di cereali sono bloccate nel paese, tra navi che non possono caricare e silos preda di furti da parte dei militari russi. Kazakistan, Francia e Argentina restano alla finestra come possibili nuovi produttori, ma presentano differenti condizioni. Intanto andranno valutate la distanza, la qualità e le spese di trasporto e in seguito anche il quadro geopolitico in cui i nuovi soggetti potranno muoversi.

Anche il segretario americano al tesoro Janet Yellen ha messo l’accento sul pericolo di una crisi alimentare dopo l’invasione russa dell’Ucraina: “La guerra sta avendo un impatto oltre l’Ucraina ed è qualcosa di cui siamo molto preoccupati – ha detto da Varsavia, nella prima tappa del suo viaggio in Europa – Temo che abbiamo davvero una crisi globale tra le mani”

Prospettive
Una possibile via di fuga, secondo fonti diplomatiche, potrebbe essere rappresentata da un corridoio a sud dell’Ucraina, che faccia giungere camion di grano fino a Varna in Bulgaria e da lì in Grecia al porto di Alexandroupolis. Ma si tratta di opzioni al momento solo sulla carta, che dovranno essere confrontate anche con le reali intenzioni dei governi coinvolti. Al momento c’è da registrare il fatto che in Cina alcuni agricoltori hanno iniziato a raccogliere grano non stagionato per nutrire il bestiame per sopperire alla carenza di mais.

Del tema si sta discutendo in occasione del 7° Forum strategico dell’Ue per la regione adriatica e ionica (EUSAIR), intitolato “Eu – Youth Cultural Exchange”, che si sta svolgendo a Tirana proprio mentre l’Albania detiene la presidenza di turno del Forum e se ne occuperà anche il vertice del G7 che si terrà in Germania a giugno.

@FDepalo