Nonostante la quasi certezza che l'inglese verrà dispensato dall'osservare la norma su piercing e orecchini, la Federazione insiste sulla sicurezza. Intanto l'associazione piloti rievoca i casi recenti (come quello di Grosjean) per insistere anche sulla contestata regola che impone di usare anche biancheria ingnifuga
Un bracciale, otto anelli, tre collane, altrettanti orologi e svariati orecchini. Lewis Hamilton si era presentato così al giovedì del GP di Miami, nel giorno delle consuete conferenze stampa dei team. Un gesto che sapeva di sfida verso la Fia e il suo direttore corse Niels Wittich – affiancato nel suo ruolo da Eduardo Freitas dopo l’allontanamento di Michael Masi in seguito al caos di Abu Dhabi che ha deciso il mondiale 2021 – che prima dell’inizio del GP d’Australia aveva ricordato ai piloti il divieto di indossare gioielli alla guida delle monoposto. La regola in realtà è già in vigore dal 2005, ma fa ancora discutere. Con dichiarazioni da una parte del sette volte iridato della Mercedes, dall’altra dei vertici del mondo F1.
Cosa dice la norma Fia su gioielli e biancheria in pista – Ma andiamo con ordine, spiegando cosa dice l’articolo 5, terzo capitolo, dell’Appendice L del Regolamento Sportivo: ”L’uso di gioielli sotto forma di piercing o catenine metalliche è vietato durante la competizione e può quindi essere controllato prima della partenza’’. Di mezzo c’è anche la regola sulla biancheria ignifuga: “Solo in caso di giustificate ragioni mediche, un intimo non approvato dalla Fia potrà essere indossato dai piloti, ma tra la pelle del pilota e l’intimo approvato. Altrimenti non è autorizzato l’utilizzo di biancheria sintetica e non ignifuga”. Altra norma che ha trovato polemiche con Sebastian Vettel che si è presentato con i boxer grigi sopra al classico verde british della tuta Aston Martin nel paddock di Miami.
Hamilton alla Fia: “Gioielli cose personali, non li rimuoverò” – La direzione Fia, però, non ne vuole sapere. E ha già avvertito i piloti: se le regole non verranno rispettate, allora sarà multa salata o penalità in griglia, con i controlli fatti a campione dalla Federazione prima delle gare. L’obiettivo è quello di evitare conseguenze serie nel caso di incidenti bruttissimi come quello di Romain Grosjean nel primo GP del Bahrain 2020, quando il francese sbatté violentemente in curva 3 per poi uscire in tempo dalla Haas avvolta dalle fiamme, salvando la sua vita ma procurandosi ustioni importanti soprattutto alle mani. Hamilton, però, da Miami ha lanciato il suo guanto di sfida: “I piloti dovrebbero essere quello che sono — ha detto a RacingNews365 — non ho nessuna intenzione di rimuoverli, sono cose personali. Poi ho alcuni orecchini completamente saldati, quindi dovrei tagliare le orecchie. E non lo farò”. Un pensiero appoggiato dal suo team principal Toto Wolff che ha parlato di “un grande e sfortunato passo falso di Wittich”.
Il presidente dell’associazione piloti, Wurz, è contro l’inglese – Alla fine, Lewis dovrebbe avere un’esenzione dalla Fia per tutto il resto di quest’anno, come confermato da lui in Florida nonostante le voci iniziali di solo due gare di permesso: quella in arrivo a Barcellona (22 maggio) e la domenica successiva a Montecarlo. Intanto, in due hanno dato contro l’inglese e appoggiato la Federazione: (naturalmente) il presidente Mohammed Bin Sulayem. E il numero uno dell’associazione piloti, la Gdpa, Alexander Wurz. L’ex Benetton parla alla Reuters di una regola “che c’è per le giuste ragioni”. “Probabilmente – ha aggiungo – avrei preferito un approccio leggermente diverso per quanto riguarda il modo di trasmettere il messaggio. Non voglio finire come nel calcio, dove ci sono mani in alto e abusi verbali”.
Il presidente della Fia: “Hamilton deve rispettare le regole” – Wurz ha poi ricordato un episodio del passato, torniamo a Fuji 1988, quando il danese Kris Nissen, al volante di una Porsche 962, subì un incidente che gli procurò bruciature su tutto il corpo: “La cosa più dolorosa in assoluto per lui è stata la gomma elastica dei suoi pantaloni normali che si è bruciata nella pelle — conclude Wurz — Disse che patì per anni un’agonia. Questo mi ha educato, e lo stesso vale per i gioielli”. All’austriaco si è unito Bin Sulayem in un’intervista allo Sportsmail: “Ci sono delle regole e tutti devono rispettarle — ha detto il presidente della Fia, dallo scorso dicembre al posto di Jean Todt — vorrei che Lewis fosse un modello, un ambasciatore, per mandare il giusto messaggio a tutti i giovani piloti, in modo da evitare una tragedia. Dovremmo usarlo per questa buona causa. Amo i gioielli, assolutamente, ma in macchina non ci può essere scelta”.
Hamilton, perché la norma Fia è fondamentale – Lo stesso numero uno della Fia ha aperto alla possibilità di un ritorno in F1 (seppur non da direttore corse) del tanto criticato Masi — protagonista in negativo nel duello Mercedes-Red Bull l’anno scorso — con un Hamilton ‘attonito’ per le sue parole. E ha lasciato intendere che prima o poi l’inglese dovrà adeguarsi alla regola-gioielli che, seppur ricordata e invocata con un tempismo errato (l’incidente di Grosjean è di quasi due anni fa…) rimane fondamentale. Si pensi a quanto la sicurezza è cresciuta negli anni, soprattutto dopo l’ultima normativa Fia uscita nel 2018. Del resto, la fisica può aiutare Hamilton a provare meno dispiacere nel togliere i suoi accessori per poi rimetterli post-gara: gli oggetti metallici, infatti, sono in grado di trasmettere maggiormente il calore e compromettere l’integrità delle protezioni. Oltre a poter tagliare gli indumenti ignifughi (quindi non sintetici) usati dai piloti, creando così un passaggio per le eventuali fiamme. Nessuno vuole vedere un pilota subire quel che accadde a Niki Lauda al Nurburgring nel ’76, tantomeno per un capriccio.