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Maria Grazia Cucinotta: “Dissi no a Keanu Reeves. C’era un nudo continuo e io con questo seno gigante mi sarei sentita a disagio”

In un’intervista al Corriere della Sera, in cui apre il cassetto dei ricordi passando da Indietro tutta con Renzo Arbore alla svolta con Massimo Troisi ne Il postino, l’attrice parla della sua esperienza a Hollywood e del rifiuto di girare L’avvocato del diavolo a causa delle eccessive scene di nudo

di Francesco Canino

Il complesso del seno grande ha spinto Maria Grazia Cucinotta a rifiutare di girare un film che forse le avrebbe cambiato per sempre la carriera e la vita. In un’intervista al Corriere della Sera, in cui apre il cassetto dei ricordi passando da Indietro tutta con Renzo Arbore alla svolta con Massimo Troisi ne Il postino, l’attrice parla della sua esperienza a Hollywood e del rifiuto di girare L’avvocato del diavolo a causa delle eccessive scene di nudo. A Los Angeles si era trasferita per perfezionare l’inglese e studiare recitazione e ci rimase fino al 2005 ma senza mai subire il fascino indiscreto del sogno americano.

“A dirla tutta, Hollywood è una scritta anonima su una collina spelacchiata, pure bruttarella, niente di che, per me che venivo da Roma, con il Vaticano e il Colosseo”, ironizza (ma non troppo) la Cucinotta. “Però gli americani come organizzazione sono ineguagliabili e lì davvero funziona la meritocrazia: non gli importa chi sei e da dove vieni, se hai successo hai successo e tutti sono con te. Ho studiato e imparato tanto”. E proprio in quegli anni partecipò al casting e superò il provino per girare L’avvocato del diavolo ma alla fine disse no. “Ero tentata, un film con Al Pacino e Keanu Reeves, no, dico, Keanu Reeves, che quando lo vedi ammutolisci. Pensavo: e quando mi ricapita? Però nel copione c’era un nudo continuo e io con questo seno gigante mi sarei sentita a disagio e avrei rovinato tutto”. Un complesso, quello del seno grande, che la Cucinotta rivela di avere avuto sin da ragazzina, tanto da sognare di ridurlo. “Poi ci ho rinunciato, forse non avrei avuto lo stesso successo, però non mi è mai sembrato bello, troppo ingombrante, per nasconderlo ingobbivo le spalle. E poi è dura farsi prendere sul serio, nessuno ti guarda negli occhi. “Ah, ma sei anche intelligente”, è una frase che ho sentito spesso”.

L’attrice non disse invece no a 007 – Il mondo non basta, con Pierce Brosnan. O meglio, fu la sua agente ad accettare al posto suo. “‘Questi sono i biglietti, parti domani per Londra’. Ero su un set faticosissimo a San Francisco, si girava soltanto di notte, i miei colleghi erano cerebrali, pieni di turbe, mi sfinivano, in più dovevo studiare dizione, ero distrutta. E poi la produzione pretendeva un’esclusiva di sei mesi per due pagine di copione”. E alla fine non se ne pentì, anche se il ruolo era piccolo ma decisivo, visto che per copione avrebbe dovuto uccidere Brosnan. “È stato il film che umanamente mi ha dato di più. Nella finzione ero una killer assoldata da Robert Carlyle, attore straordinario ma piccolissimo accanto a me che sembravo un gigante, con mani enormi. Per fortuna la scena insieme è stata tagliata. E poi ho conosciuto Barbara Broccoli, la produttrice, ancora oggi una delle mie migliori amiche. È stata un’avventura pazzesca, dovevo correre e saltare dalle finestre sui tacchi 12, mai portati in vita mia, guidare un motoscafo, quante aspirine ho preso per i dolori!”.

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