La Gran Bretagna apre ai laureati che hanno studiato negli atenei più prestigiosi del mondo: potranno ottenere visto e permesso di lavoro in tempi molti rapidi nonostante Brexit. Nessuna università italiana compare però sulla lista: i giovani laureati in Italia sono perciò esclusi. Si tratta della cosiddetta ‘High potential individual visa route‘, che scatterà il 30 maggio. È un nuovo schema studiato per attrarre i giovani più qualificati a trasferirsi e lavorare in Gran Bretagna: chi negli ultimi cinque anni si è laureato in una delle università nella lista pubblicata dal governo britannico sarà esentato dalle lunghe procedure previste per ottenere il visto.

Non dovrà quindi avere già in tasca un’offerta di lavoro e non dovrà trovare un garante che sponsorizzi il suo trasferimento, ma semplicemente dimostrare di avere una buona conoscenza della lingua inglese e abbastanza soldi per mantenersi in attesa di trovare un lavoro (la cifra stabilita è modesta: 1.270 sterline). Il visto preferenziale, che costa 715 sterline, permette di lavorare per due anni, che diventano tre anni se in possesso di un dottorato di ricerca (PhD). Una grande opportunità per i giovani europei di aggirare la stretta all’immigrazione imposta dal governo conservatore di Boris Johnson dopo Brexit, che però esclude gli italiani e i cittadini di molti altri Paesi europei.

La lista delle università di prestigio è stata compilata dal Governo basandosi su tre classifiche internazionali: la Times Higher Education World University Rankings, la Academic Ranking of World Universities e la Quacquarelli Symonds World University Rankings. La lista comprende 37 centri di eccellenza, 23 dei quali sono negli Stati Uniti o in Canada, 8 in Asia e una in Australia. Solo cinque atenei europei compaiono nell’elenco: l’Università di Monaco in Germania, Paris Sciences et Lettres in Francia, il Karolinska Institute in Svezia e due in Svizzera: l’Istituto federale svizzero di tecnologia e il Politecnico federale di Losanna. Niente eccellenze nostrane come la Normale di Pisa, la Bocconi, La Sapienza di Roma o i politecnici di Milano e Torino. “Il governo britannico ha compilato la lista in base a classifiche globali molto orientate verso l’America – spiega Andrea Biondi, professore di Legge dell’Unione europea al King’s College -. Londra aveva annunciato questo schema e, dopo Brexit, lo può mettere in atto. Questa è la nuova realtà”. La Gran Bretagna dopo l’addio all’Ue continua a guardare verso gli Stati Uniti e verso l’Asia/Pacifico, trascurando i vicini di casa. Anche l’Italia, patria della prima università del mondo occidentale, quella di Bologna.

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