Nessun candidato alle elezioni comunali di Palermo sarà invitato alla commemorazione dei trent’anni dalla strage di Capaci. Lo scrive la Fondazione Falcone in una nota che arriva in giorni di infuocate polemiche, legate all’appoggio pubblico di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro a Roberto Lagalla, aspirante sindaco del centrodestra. L’ex rettore ha provato a smarcarsi dagli ingombranti endorsement: “Molti sanno come io sia stato sempre impegnato, prima come rettore e poi come assessore, in una convinta direzione antimafia e contro la malavita organizzata, agendo soprattutto sulla prevenzione educativa. Oggi siamo alla vigilia di una elezione, dove il tema del contrasto alle mafie è stato opportunamente sollevato”.
La Fondazione Falcone però ha chiesto in sostanza una presa di posizione netta: “In questi giorni – si legge nella nota – da numerosi candidati alle prossime elezioni amministrative sono arrivate alla Fondazione Falcone richieste di invito a partecipare all’evento di ricordo delle vittime delle stragi di Capaci e Via D’Amelio del 23 maggio. Si comunica che le celebrazioni, che si svolgeranno dalle 10 di mattina al Foro Italico, saranno aperte a tutta la cittadinanza che saremo lieti di accogliere numerosa. La Fondazione, dunque, non inviterà nessun candidato, ma accoglierà chiunque vorrà partecipare affermando così con la sua presenza una precisa scelta di campo”. Come dire: o si va a commemorare Giovanni Falcone o si rifiuta l’appoggio – o si evita di chiederlo – di chi è stato condannato per fatti relativi a Cosa nostra. E Lagalla, secondo quanto riferito a ilfattoquotidiano.it, sarà presente alla commemorazione.
Ora, è il caso di sottolineare che Cuffaro e Dell’Utri hanno scontato la loro pena (rispettivamente per favoreggiamento e concorso esterno) e dunque hanno tutto il diritto a dire come la pensano su comunali e regionali. Il problema è quando le loro opinioni – le opinioni di due condannati per legami con Cosa nostra – diventano potentissimi endorsement. Ecco perché qualche giorno fa era stata Maria Falcone – presidente della Fondazione intitolata a suo fratello – a lanciare il suo invito: “Chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva deve esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose”.
Pure il cognato di Falcone, Alfredo Morvillo, nei giorni scorsi aveva sollevato il problema in questi termini: “Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera – ha detto il fratello di Francesca Morvillo, magistrato anche lui -. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono”. Dello stesso tenore l’intervento di Claudio Fava, che lunedì aveva puntato il dito contro Nello Musumeci. Nelle scorse settimane, infatti, il governatore ha incontrato Marcello Dell’Utri all’Hotel delle Palme di Palermo: “Musumeci si tenga lontano, il 23 maggio e il 19 luglio, da chi ricorda i nostri morti – ha detto il presidente dell’Antimafia siciliana -. Se frequenti i condannati per mafia non hai titolo per frequentare il ricordo delle vittime di mafia. Provare a fare l’una e l’altra cosa è solo una bestemmia. Delle peggiori”. Non si era fatta attendere la risposta piccata di Musumeci che avevo fatto riferimento a Pippo Fava, giornalista ucciso da Cosa nostra e padre di Claudio: “Quando la mafia preparava un attentato contro di me, per avere io revocato un appetibile appalto miliardario- ha sostenuto Musumeci – il deputato Fava si limitava a commemorare suo padre, al cui ricordo mi sono sempre unito in ogni occasione, ben prima di assumere ruolo di governo locale”. Un botta e riposta che è continuato il giorno seguente: “In questi 37 anni – ha risposto Fava – ho conosciuto due specie di individui che hanno tentato di offendermi utilizzando il nome di mio padre: i mafiosi e i loro amici. Decida Musumeci a chi di loro vuol rassomigliare”. A trent’anni dalle stragi la questione mafiosa sulla scena politica siciliana è più viva che mai.