Parlamento di Stormont allo stallo, brusca retromarcia a Westminster e venti di tempesta che infuriano da Bruxelles. Storia breve del tormentone Brexit che torna a minare i rapporti tra Unione europea e Gran Bretagna e tra Inghilterra ed Irlanda del Nord. Il ministro degli esteri britannico Liz Truss ha gettato di nuovo le carte per aria dopo due anni di difficili negoziati tra Londra e Bruxelles, annunciando alla Camera dei Comuni che nelle prossime settimane il Parlamento di Westminster introdurrà un disegno di legge per modificare unilateralmente il Protocollo sull’Irlanda del Nord concordato con la Ue.
Due anni fa lo stesso primo ministro Boris Johnson aveva firmato il famigerato Protocollo – già costato la poltrona all’ex premier Theresa May– per uscire dall’impasse del no-deal e condurre trionfante la campagna elettorale. Johnson è ora caduto ostaggio del Dup, il partito degli Unionisti Democratici dell’Irlanda del Nord, che dopo la storica vittoria elettorale del Sinn Fein ha annunciato di fare ostruzionismo alla formazione del governo devoluto di Stormont. Questo finché non saranno cambiate le disposizioni dell’inviso Protocollo che di fatto traccia il confine doganale per le merci in entrata dalla Ue sulla linea tra Belfast e Londra invece che ripristinare una barriera tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda.
“Preferiamo negoziare una soluzione con la Ue e in parallelo all’introduzione della legislazione per modificare il protocollo restiamo aperti a ulteriori discussioni ma per rispondere alla grave situazione in Irlanda del Nord vediamo la necessità di intervenire per far sì che l’istituzione di Stormont venga restaurata il prima possibile”, ha annunciato la Truss sottolineando che la mossa unilaterale sarebbe compatibile con il diritto internazionale e nel rispetto degli accordi del Venerdì Santo.
Il governo britannico chiarisce però di non volere lo stralcio completo del protocollo, ma solo la modifica delle regole che non funzionano come quelle sul movimento di merci e animali e quelle sull’Iva. Secondo dati citati dal ministro, la normativa Brexit ha aumentato del 34% il costo per il trasporto di merci in Irlanda del Nord e la proposta britannica è quella di implementare la condivisione di dati con la Ue per fare controlli mirati solo su quei prodotti che devono transitare da Belfast verso Dublino, dentro il mercato comune.
Il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, è stato invitato ufficialmente a Londra per continuare la trattativa, ma da Bruxelles il commento alla mossa unilaterale del governo Johnson lascia presagire il riavvio di una nuova guerriglia politica e commerciale tra i due lati della Manica: “Qualora il Regno Unito decidesse di portare avanti un disegno di legge che disapplica gli elementi costitutivi del Protocollo, l’Ue dovrà rispondere con tutte le misure a sua disposizione. Il nostro obiettivo è trovare soluzioni comuni nel quadro del protocollo”.