Vinceranno sulla Russia, anzi no, gli ucraini soccomberanno. Parola di esperti, che al solito si dividono, ma stavolta con qualche ragione essendo il terreno accidentato e scivoloso come gli sterrati in cui da due mesi e mezzo si avventurano obici e carri armati dei due eserciti in guerra. Come per i soldati dell’Azovstal, come in ogni conflitto si può dire, c’è un canto e controcanto di quel che succede, più ancora di quel che accadrà. L’opinione prevalente tra gli analisti e e fonti d’intelligence occidentali è che ci sia in atto una svolta a favore delle forze di Kiev che hanno recuperato terreno, non solo liberando Kharkiv ma raggiungendo addirittura il confine con la Russia, dalle parti di Ternova. Le Monde dà conto di questo dibattito sull’evoluzione del conflitto, dedicando una lunga analisi alla questione: cita gli annunci trionfalistici del capo dell’esercito Kyrylo Boudanov, certo che la controffensiva entro l’anno riporterà tutti i territori occupati sotto il controllo ucraino, il ministro della difesa Oleksly Reznov che immagina il ribaltamento dei ruoli, coi russi che si schierano in posizione difensiva sotto i colpi delle “forze di liberazione”. Ma c’è un’altra campana che mette in dubbio le previsioni ottimistiche e sostiene invece che lo scontro sarà durissimo e che le truppe di Zelensky, a causa di difficoltà logistiche e del necessario addestramento, non faranno in tempo a sfruttare sul campo il vantaggio offerto dai nuovi sistemi d’arma. Non prima, quanto meno, che lo scontro diventi frontale con le forze russe concentrate nel Donbass e nel Sud.
Sul fronte di Mosca arrivano invece le dichiarazioni a sorpresa del colonnello in pensione Mikhail Khodarenok che sul talk di punta della tv di stato parla delle difficoltà sul campo e dell’isolamento internazionale di Mosca. Rincara anche la dose, provocando la reazione stizzita della conduttrice, sostenendo che l’Ucraina può contare ancora su un milione di riservisti mentre Mosca non ha mai confermato l’intenzione di ricorrere a una mobilitazione generale, che le armi dell’Occidente andranno via via a rinforzare le truppe ucraine riducendo il differenziale iniziale, che queste ultime dispongono poi dell’arma essenziale di cui sono sprovvisti i soldati schierati da Mosca, vale a dire una motivazione nazionalistica forte per combattere senza risparmiarsi.
“Dico solo una cosa, se fossi russo comincerei a preoccuparmi”. Così l’esperto di geopolitica militare David Rossi, analista del sito Difesa Online. “Andando per gradi, sul piano propriamente tattico siamo ancora e sempre nella situazione in cui chi attacca, dovendo esporsi, è in posizione di forte svantaggio e questa non è cambiata. Tanto è vero che le forze russe hanno subito enormi perdite e la loro difficoltà è lì da vedere sulle mappe: sono in una fase di forte arretramento, hanno lasciato Kiev, Kharkiv, Sumy, Zaporižžja, e hanno rinunciato a quasi tutti gli obiettivi che avevano dichiarato di voler prendere. Ora si sono posti come obiettivo Sjevjerodonec’k, una cittadella, che è come dire che eri partito per conquistare il nord Italia e ti accontenti di Sesto San Giovanni”. In che condizioni sono i russi? “Non hanno i numeri sul campo, molto semplicemente. Li hanno come riserve? Come numeri sì, ma sono poco motivate, il morale è bassissimo, la volontà di combattere scarsa, anche perché la loro patria non è in pericolo, non sono impegnati a difendere il loro Paese”. Per Rossi, viceversa, le difficoltà degli ucraini sono del tutto diverse. “E’ vero che hanno subito molte perdite ma stanno usando soprattutto i riservisti, le truppe meno addestrate. Il morale è altissimo e i loro migliori soldati non sono morti ma li stanno preparando e addestrando per quando avranno armi occidentali, sarebbe inutile “consumare” i migliori quando hai un mix di armi sovietiche e di equipaggiamento occidentale. Se gli ucraini oggi stanno perdendo sulla linea del Donbass più uomini che i russi non si deve dimenticare che l’Ucraina ha a disposizione un bacino potenziale di riservisti grande come quello russo, anche se la popolazione è più piccola, ed un gentile omaggio dei russi perché avendo fatto la guerra per otto anni gli hanno impedito di fare quei tagli lineari che i russi hanno fatto”. E le armi occidentali, quanto conteranno? “Stanno per arrivare 20 miliardi di dollari dagli Stati Uniti in equipaggiamenti, armamenti e addestramento, per capirci: è un terzo del budget militare russo, che però comprende anche gli stipendi, la logistica, gli alloggi insomma tutto. Ripeto, fossi russo comincerei a preoccuparmi”.