A proposito della guerra in Ucraina la stampa odierna dà risalto alla resa di circa 1000 componenti del battaglione Azov, che sono usciti dai sotterranei dell’acciaieria di Mariupol e si sono consegnati ai russi, dai quali saranno giudicati.

In detti sotterranei sono comunque rimaste altre persone, delle quali si ignora il numero e le condizioni fisiche in cui si trovano. Sembra tuttavia imminente la conquista dell’intera città da parte dei russi, che in tal modo avranno via libera verso il Mar Nero, ottenendo così di congiungere le forze armate di terra con i sommergibili atomici già presenti in quel mare.

In questa situazione non si sa come si orienteranno i russi dopo la caduta di Mariupol.

Sul piano economico i media odierni danno peraltro molto risalto alla situazione economica in cui versa l’Europa e fa molto scalpore il fatto che l’Eni (la cui maggioranza è in mano straniera) ha aperto due conti con la Gazprombank in modo che il gas sia pagato in euro e trasformato in rubli da questa banca.

Tutto questo è avvenuto con il beneplacito delle istituzioni italiane, mentre la Commissione europea tuttavia ha sanzionato questo comportamento come contrario alle sanzioni contro la Russia.

Il dato che più impressiona dal punto di vista economico è costituito tuttavia dalle preoccupazioni di Christine Lagarde, la quale sottolinea che il prossimo piano energetico, del quale oggi si discuterà a Bruxelles, dovrebbe imporre a tutti gli Stati membri di disporre la collocazione di pannelli solari su tutte le strutture pubbliche e private per supplire in qualche maniera al mancato arrivo del gas russo.

Per quanto poi ci riguarda più da vicino, l’Istat ha reso noto che le esportazioni italiane verso la Russia sono diminuite del 59%, mentre le importazioni dalla Russia sono aumentate del 153%, con tutti gli effetti negativi che si possono agevolmente immaginare.

Torna in ballo, a questo proposito, la dichiarazione di Romano Prodi, il quale, il 12 maggio scorso, ha sottolineato che l’Europa dovrebbe avere una maggiore indipendenza dagli Stati Uniti, e che, a tal fine, occorrerebbe una cooperazione rafforzata tra Francia (che ha la bomba atomica e il diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu), la Germania, la Spagna e l’Italia, facendo in un certo senso ammenda del suo operato, poiché fu proprio lui a spingere l’allargamento dell’Europa a tutti i Paesi dell’Est.

Come si nota, sia sul piano europeo, che sul piano italiano, si registrano i nefasti effetti del sistema economico predatorio neoliberista che i governi occidentali hanno creato nella regolamentazione della nostra realtà economica.

Un sistema che esalta l’egoismo dei singoli e dei governanti e costituisce il principale responsabile di quello che Prodi stesso chiama il distacco tra i rappresentanti e i rappresentati, cioè tra i governi (che seguono il sistema neoliberista) e i rappresentati (che ne subiscono le conseguenze).

A mio avviso, come ho sempre detto, la causa prima dell’attuale disastro è stata quella di aver abbandonato il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che vuole la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale e l’intervento dello Stato come imprenditore nell’economia, mentre l’attuale sistema economico neoliberista vuole la ricchezza nelle mani di pochi, una forte concorrenza che emargina i più deboli, siano essi singoli o Stati, ed esclude l’intervento dello Stato nell’economia.

In questo quadro si capisce bene, e ora comincia a capirlo anche Romano Prodi, e certamente altre persone influenti che però non si azzardano a dirlo, che il sistema economico predatorio neoliberista è contro gli interessi del Popolo, anzi è un sistema che vuole la distruzione della solidarietà all’interno delle comunità nazionali e il prevalere di singoli soggetti, che hanno accaparrato proditoriamente le ricchezze appartenenti per natura, per diritto e per Costituzione ai singoli Popoli.

A mio avviso qualsiasi tentativo di soluzione pacifica della guerra in Ucraina passa attraverso la revisione dell’attuale sistema economico, nel senso che la ricchezza deve ritornare dalle mani di pochi, i quali si sentono in dovere di stabilire le sorti del mondo e dell’umanità, nelle mani dei Popoli che costituiscono le singole Comunità nazionali, ricostruendo la proprietà pubblica del Popolo dei beni demaniali da tenere fuori commercio (e quindi fuori dagli appetiti dei magnati o degli oligarchi sia occidentali che russi) e che sia costituito da tutti quei beni che sono necessari allo sviluppo della persona umana, alla libertà e all’eguaglianza tra i singoli e tra i Popoli. Questo che dico potrebbe apparire una chimera, ma nessuno può negare che sono queste le idee di fondo che cominciano a serpeggiare nelle menti di chi seriamente si preoccupa delle sorti dell’umanità anche se ancora non osa esplicitarle.

E dunque con maggior vigore che ancora una volta invito tutti ad attuare, nei rapporti interni e nei rapporti internazionali, quanto prescrive la nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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