Al Multisala di Palermo presentata la Nuova Democrazia Cristiana: è il tema della mafia il convitato di pietra della kermesse. Le polemiche di questi giorni? "Vergognose". Abbracci con l'ex rettore che correrà come aspirante sindaco di tutto il centrodestra. Le voci dalla platea: "Io lo chiamo ancora presidente. Con lui tutto andava meglio"
“Gridate con me: la mafia fa schifo!”. Stavolta Totò Cuffaro non lo fa stampare nei manifesti come fece da presidente della Regione, poco prima di venire condannato per favoreggiamento alla mafia: lo fa gridare a una sala gremita che obbedisce per tre volte di fila. L’occasione è la presentazione della lista della Nuova Democrazia Cristiana, al Multisala Politeama di Palermo. Un vero e proprio bagno di folla per Cuffaro che viene spalleggiato dal candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla. L’ex rettore e aspirante sindaco sale sul palco prima di Cuffaro, con il quale si è stretto in un abbraccio, e anche lui risale le ottave per gridare “chiunque venga con richieste irricevibili sarà messo alla porta a calci in culo!”, perché “noi siamo senza sé e senza ma contro la malavita organizzata”.
È il tema della mafia il convitato di pietra della kermesse organizzata da Cuffaro. Un grande evento che di certo ne segna la risalita nei consensi. Era solo lo scorso novembre quando l’ex presidente della Regione si ripresentava al pubblico ma solo per la presentazione di un libro. Sempre a Palermo, ma a Villa Zito, dove la capienza era minore. Mentre da poco aveva conquistato alle ultime amministrative nuovi consiglieri comunali ma solo in piccoli comuni siciliani. Era una prima timida affermazione, ma già significativa. Adesso punta al capoluogo. Nel frattempo ha lavorato con pazienza, piazzando bandierine un po’ dappertutto, andando provincia per provincia ad aprire sedi della Nuova Dc. Un lavoro meticoloso. Una vera e propria semina che ha raccolto i suoi frutti: l’arrivo di Cuffaro sul palco del Multisala ha toni trionfali.
Nella platea lo si aspettava già da più di mezz’ora: “Io lo chiamo ancora presidente, sa. Quando gli è successo quello che gli è successo, dal panificio in cui lavoro a Ballarò gli mandavo sempre lettere”, racconta un trentenne in platea. Ed agita la mano: “Con lui tutto andava meglio. Come? Non lo so spiegare, ma era tutta un’altra cosa”. Mentre si chiacchiera, sul palco sfilano i candidati. Una lunghissima trafila che stanca la platea che man mano defluisce verso l’esterno. Poco meno di un migliaio di persone, tra dentro e fuori per il grande “ritorno di Cuffaro” e della “Democrazia cristiana”, viene ripetuto più volte.
Nonostante le polemiche richiamate anche negli interventi, e definite “vergognose”, per il ritorno massiccio nella scena politica di un condannato per favoreggiamento alla mafia, il popolo di Totò Vasa Vasa c’è di nuovo o ancora. Mentre sfilano e si presentano i nuovissimi candidati del vecchio partito, tornato alla ribalta. “Non ho voluto né deputati, né ex deputati: solo gente nuova e tante donne quanti uomini, perché ci crediamo veramente”, dice “Mr president”, appellativo con cui viene salutato al suo arrivo e poi chiamato sul palco. Mentre snobba i big (o loro snobbano lui), ci pensa Lagalla a dare sostegno alla presentazione della lista di Cuffaro. Il candidato sindaco che lunedì sarà alla commemorazione di Capaci e che sul palco di Cuffaro prende le distanze dalla mafia, ma riabilita l’ex presidente: “Su questo piano non si torna indietro. Ma su questo piano non si possono neanche fare prigionieri”, sottolinea Lagalla. Perché “anche le pietre in questa città sanno che io sono collega, divenuto amico, e sono stato assessore di Totò Cuffaro, che avrà certamente commesso i suoi errori e sa riconoscerli, ma da qui ad immaginare che rispetto alle persone debba esserci una damnatio perenne è contro ogni norma contro ogni logica, ma soprattutto è contro quella religione che io professo e che vede nel perdono e nella riabilitazione un fondamento essenziale che vale tanto in politica che nella vita civile”.
Prende le distanze dalla mafia, ricorda pure il trentennale delle stragi, rende onore agli “eroi” Falcone e Borsellino, ma appoggia la riabilitazione dell’ex presidente che ha scontato una condanna in carcere per 1.688 giorni, come Cuffaro ricorderà nel suo intervento. Non un gesto qualunque: solo qualche mese fa Cuffaro non veniva invitato al tavolo del centrodestra per le amministrative, perché gli alleati ne prendevano le distanze. Ora il candidato di tutto il centrodestra compatto presenzia alla suo gran ritorno. E pare più di una riabilitazione. Più di una redenzione e una rinascita: sembra infatti una vera e propria reconquista. Sembra. Perché a sancirla davvero saranno le urne. E Cuffaro lo sa bene: “Dobbiamo fare il risultato”, raccomanda alla platea. “Un sogno”, lo chiama lui, citando addirittura Martin Luther King. E manca meno di un mese alle urne.