Dal 21 marzo a oggi, gli studenti ucraini accolti dalle nostre scuole sono più che quadruplicati: tra i banchi, al 9 maggio, c’erano 22.788 bambini e ragazzi fuggiti dalla guerra. Il ministero dell’Istruzione, fin dall’inizio della guerra, ha dato indicazioni agli istituti affinché le porte delle classi fossero aperte ai rifugiati. Da allora ogni giorno sono arrivati in Italia centinaia di minori accolti dagli insegnanti e dai compagni italiani con ogni sforzo possibile. Alla fine di marzo, gli ucraini nelle nostre aule erano 10.932; a metà aprile erano diventati 17.913, fino a superare quota ventimila negli ultimi giorni. Il trend degli arrivi, seppur sempre in crescita, si è appiattito nelle ultime settimane.

A diffondere i dati è un report del ministero che suddivide l’accoglienza per grado scolastico: dei 22.788 nuovi allievi, la maggior parte, 10.399 sono inseriti alla primaria; seguono la secondaria di primo grado con 5.226 e la scuola dell’infanzia con 5.060. Molti meno i ragazzi arrivati alle superiori, solo 2.103: in gran parte i giovani di quella fascia di età sono rimasti in Ucraina per combattere. Ma dove si sono stabilite le famiglie arrivate in Italia con i figli? La Lombardia è la regione che ha accolto il più alto numero di alunni, 4.836: seguono l’Emilia-Romagna con 2.774 e la Campania con 2.412. Non c’è regione che non abbia accolto almeno uno studente: anche il Molise, ultimo in classifica, registra 112 allievi ucraini presenti. Pochi arrivi anche in Basilicata (192) e in Sardegna (245) mentre la Sicilia ne ha ben 636. Fin dall’inizio il ministero ha stanziato un milione di euro per il diritto allo studio e il supporto psicologico di questi bambini e ragazzi, e ora è intenzionato a tenere aperte le scuole in estate proprio per loro.

Di là dei numeri, poi, c’è il parere di chi opera sul campo: i dirigenti scolastici. Silvana Vitella è a capo dell’istituto comprensivo “Bossi” di Busto Arsizio, dove sono arrivati cinque studenti in prima media e un bambino in prima elementare: “Sono stati accolti con grande entusiasmo e sono stati attivati dei percorsi di prima alfabetizzazione d’italiano, usando personale della scuola che già si occupa di questo aspetto. Abbiamo utilizzato anche le ore di potenziamento. Del milione di euro del ministero non abbiamo ancora incassato nulla, ma stiamo usando risorse interne. Non abbiamo avuto necessità di mediatori linguistici perché in prima media abbiamo un ragazzo ucraino che ci ha aiutato”. Nella cittadina lombarda è stato attivato anche un percorso di formazione con il sostegno di un oratorio. “Abbiamo creato un file condiviso con tutti gli istituti e l’amministrazione per individuare immediatamente i posti a disposizione nelle scuole”, spiega la preside. E racconta di un fenomeno che non riguarda solo la sua scuola: dei cinque nuovi alunni delle medie, un paio si sono ritirati perché hanno reiniziato a fare didattica a distanza con la propria scuola in Ucraina. Sembra che vogliano tornare in patria a breve.

In provincia di Cremona il dirigente dell’istituto comprensivo di Montodine, Francesco Terracina, ha due alunni in quinta primaria nel plesso di Credera, un maschio e una femmina: “Stanno imparando bene l’italiano. All’inizio per capirsi utilizzavano un’app, una bella esperienza di competenze trasversali. Inoltre, la bambina è una grande lettrice e cerca libri nella sua lingua: un bell’esempio per i nostri che fanno spesso fatica ad appassionarsi alla lettura”. Anche in questo caso, tuttavia, l’istituto non ha visto ancora un euro dei fondi di Roma. Dalla Lombardia alla Campania: a parlare è la preside Rosaria Perrotta dell’ istituto comprensivo di Moiano, provincia di Benevento. “Abbiamo in totale quattro bambini. Tre fratellini, alla primaria, conoscono abbastanza bene l’inglese. Tuttavia abbiamo puntato sull’inclusione attraverso altri metodi che vanno al di là del linguaggio. L’altro alunno, che frequenta la secondaria, non sa l’inglese ma attraverso i compagni si è integrato perfettamente”. Qui si è pensato persino ad uno scambio: in alcune giornate, il pomeriggio, sono i ragazzi ucraini ad insegnare agli altri le loro tradizioni culinarie e non. Unica pecca i fondi: “Non sono mai arrivati”, conferma la preside.

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