“In Italia, la dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento del livello minimo di competenze a 15 anni, riguarda quasi la metà degli studenti (45% in italiano, 51% in matematica)”. A dirlo è un rapporto di Save the Children legato alla quattro giorni su Infanzia e Adolescenza che parte oggi a Roma e che si intitola “Impossibile 2022“. “Un’incapacità dei ragazzi di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto al 51% è un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese”, ha detto il presidente di Save the Children Italia, Claudio Tesauro, aprendo i lavori del meeting. Al problema educativo si aggiunge poi quello dell’ingresso nel mondo del lavoro, con la fascia tra i 15 e i 29 anni che in sei regioni italiane vede i Neet, i giovani fuori da qualunque percorso lavorativo o di formazione, hanno già superato i coetanei attivi. Fuori dal nostro Paese, a partire dall’Ucraina e non solo, sono 200 milioni i bambini che subiscono le conseguenze delle guerre. E la crisi climatica fa anche peggio, producendo tre volte gli sfollati causati dai conflitti.
E’ un vero tracollo quello descritto da Save the Children per quanto riguarda l’Italia. La questione del deficit educativo, con oltre la metà degli adolescenti italiani incapaci di comprendere autonomamente un testo, è peggiorata con la pandemia: “E se il deficit educativo può compromettere il futuro di bambini e adolescenti nel nostro paese, già nel presente il Covid ha spinto nella povertà assoluta altri 200.000 bambini, per un totale di quasi 1milione 400mila minori”, scrive Save the Children, che descrive l’Italia come “uno dei paesi europei più “ingiusti” nei confronti delle nuove generazioni, visto che la povertà assoluta colpisce il 14,2% della popolazione sotto i 17 anni, rispetto al 9,1% tra i 35 e i 64 anni, e al 5,3% tra i 65enni e oltre, ed è una forbice tra le più ampie tra i paesi europei”. E ancora: “In Italia ogni bambino ha il triplo delle possibilità di trovarsi in condizioni di povertà assoluta rispetto agli over 65, e il doppio delle probabilità rispetto a tutto il resto della popolazione”.
C’è poi la questione dei giovani che non riescono a inserirsi socialmente: niente scuola, niente formazione, niente lavoro. “Più di due milioni di giovani, ovvero 1 giovane su cinque fra i 15 e i 29 anni, è fuori da ogni percorso”, scrive la Ong. “In Sicilia, Campania, Calabria per due giovani occupati ce ne sono altri tre che sono fuori da lavoro, formazione e studio. Dati che – ha sottolineato Tesauro nel suo discorso – fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo”. Quanto alla crisi legata al Covid, Save the Children sottolinea come la pandemia abbia aggravato le disuguaglianze. “Nel mondo, 117 milioni di bambini sono senza scuola a causa della pandemia, il 7,5% circa della popolazione scolastica, e nei paesi più poveri si sono persi il 66% di giorni di scuola in più rispetto ai paesi ricchi. Ma la pandemia non deve confondere la prospettiva, avvertono, “perché erano già 260 milioni i bambini che non frequentavano le lezioni anche prima: da quando i leader mondiali, nel 2015, hanno adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile, i mancati investimenti sull’istruzione hanno lasciato che più di 468 milioni di bambini compissero 10 anni senza aver acquisito le competenze di alfabetizzazione di base“.
A “Impossibile 2022 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora”, prendono parte anche i ministri per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, di Infrastrutture e Trasporti, Enrico Giovannini e del Lavoro, Andrea Orlando, mentre il premier Mario Draghi ha inviato un messaggio: “Con il piano nazionale di ripresa e resilienza investiamo per migliorare l’istruzione e le opportunità di formazione per i giovani, per ridurre le diseguaglianze territoriali e di genere, per sviluppare competenze utili sul mondo del lavoro. Mi riferisco, per esempio, alla riforma e ai fondi stanziati per potenziare gli istituti tecnici superiori, agli interventi di ristrutturazione delle scuole, agli incentivi per le ragazze che studiano materie scientifiche e tecnologiche“. E augurando buon lavoro aggiunge: “L’impegno a dare ai bambini e ai ragazzi le opportunità che meritano deve andare oltre i nostri confini, come insegna l’attività di Save the Children, ne va della pace e della coesione mondiale, della sostenibilità dell’economia globale, della tutela delle persone più vulnerabili. L’assistenza umanitaria e le politiche di sviluppo devono andare di pari passo. Il governo italiano intende continuare a fare la sua parte anche in questo”.
Tra le principali proposte in discussione per l’Italia, Save the Children ricorda “il raddoppio dell’investimento sul piano nazionale della Child Guarantee: mensa scolastica gratuita nella primaria, formazione di 30mila nuove educatrici ed educatori per i nuovi asili nido e poli zero-sei, incentivi economici e formazione per dirigenti e docenti impegnati nei territori con maggiore povertà educativa e piani di rigenerazione degli stessi territori con standard educativi di qualità”. Mentre a livello internazionale, “il rilancio del piano globale clima oltre i 100 miliardi all’anno promessi e non raggiunti, l’incremento dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano fino allo 0.7% del Pil entro il 2030 e reintegrazione dei fondi utilizzati per rifugiati e assistenza umanitaria in Ucraina”. Infine, in Europa Save the Children sostiene l’adozione di un atto omogeneo per la protezione dei minori migranti “in base al loro “superiore interesse”, che assicuri protezione, percorsi di migrazione legale e di rapido ricongiungimento familiare”.