Potrebbe lasciare presto il carcere Michele Misseri, 68enne condannato a 8 anni di carcere in via definitiva per la soppressione del cadavere di Sarah Scazzi, la nipote uccisa e gettata in pozzo di Avetrana il 26 agosto 2010 e per cui sono state condannate all’ergastolo Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, rispettivamente figlia e moglie di Michele. Il Tribunale di sorveglianza di Lecce nei giorni scorsi ha emesso un’ordinanza nella quale, pur rigettando la richiesta di trasferimento ai domiciliari e di messa alla prova, ha ritenuto opportuno che l’uomo cominci un percorso di ritorno alla realtà attraverso brevi periodi fuori dalla struttura penitenziaria. Nelle tre pagine del provvedimento, si legge che “il collegio ritiene utile e opportuno sperimentare la capacità del sig. Misseri di avviare un percorso rieducativo in esternato in autonomia, mediante concessione di brevi permessi premio” e solo alla fine di questo percorso “vi saranno ulteriori elementi per pervenire ad una nuova valutazione di affidabilità o meno del condannato”.
L’avvocato Luca Latanza, difensore di Misseri, aveva infatti chiesto la concessione dei domiciliari e la messa alla prova depositando al tribunale la disponibilità di una azienda agricola a impiegarlo come bracciante nelle campagne, ma l’equipe del carcere ha espresso parere contrario pur chiarendo che in questi anni Misseri è stato una sorta di detenuto modello. Lo staff della casa circondariale ha sottolineato come il contadino di Avetrana abbia sempre avuto durante la sua detenzione un “atteggiamento disponibile e collaborativo” e “una condotta regolare in carcere, caratterizzata anche – si legge nei documenti – da gesti di altruismo verso altri detenuti”. Non solo: “Ha dimostrato di partecipare all’opera rieducativa – aggiungono gli psicologi – espletando attività lavorativa in qualità di ‘portavitto’, frequentando la scuola media e conseguendo il diploma e partecipando al corso professionale per ‘operatore del legno’”.
Insomma un “comportamento inframurario regolare ed esente da rilievi”. Eppure la stessa equipe ha evidenziato una “velata ambiguità caratteriale” del 68enne: “Con riferimento ai fatti del 2010 – scrivono infatti gli esperti – non è chiaro se vi è ammissione di responsabilità quanto al delitto la cui pena è in esecuzione. L’interessato, invece, si dichiara responsabile di altri e più gravi delitti in relazione ai quali egli non ha subito condanne e per i quali sono state riconosciute responsabilità di terze persone”. Insomma “zio Michele” continua a proclamarsi vero responsabile dell’omicidio di Sarah Scazzi ribadendo, anche a distanza di 12 anni dai fatti, che la figlia Sabrina e la moglie Cosima sono state condannate ingiustamente. A questo si aggiunge che da allora Michele Misseri è stato definitivamente condannato a 1 anno e 6 mesi anche per il reato di diffamazione: per i giudici la commissione di altri reati dopo la soppressione del cadavere di Sarah è sintomo di “assenza di revisione critica”.
Inoltre l’ipotesi di lavorare nei campi per conto di un’azienda ha suscitato perplessità nella parente che gestisce i suoi affari fuori dal carcere: la congiunta ha infatti ipotizzato che “egli diverrebbe vittima di sfruttamento da parte di terze persone”. Infine a spegnere ogni speranza di una liberazione anticipata è anche un fattore logistico: Michele non avrebbe in questo momento un’abitazione idonea nella quale vivere dato che la villetta di via Deledda, non solo è priva di servizi essenziali come l’acqua e l’energia elettrica, ma si trova in pessime condizioni igieniche e, secondo quanto ha ammesso lo stesso Misseri, è finita sotto sequestro. Al momento, quindi, Misseri dovrà restare in carcere e accontentarsi di alcuni permessi premio. La sua detenzione, al momento, è quindi confermata fino a maggio 2024.