Via il reddito di cittadinanza a chi non manda i figli a scuola. La proposta arriva dalla Campania ed è sul tavolo del Prefetto di Napoli, Claudio Palomba. A sostenere quest’idea sono il Governatore Vincenzo De Luca e l’assessore alle politiche sociali e giovanili della Regione Elena Fortini. Il progetto, portato al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato in Prefettura per fare il punto sugli ultimi episodi di violenza e disagio giovanile registrati a Napoli, è semplice: i genitori che permettono la dispersione scolastica o l’abbandono dei banchi da parte dei loro figli, non godranno più del sostegno previsto dal governo. Una novità che è destinata a far discutere. Se dovesse essere portata avanti sarebbe la prima volta che si pone una stretta sul reddito puntando sull’ obiettivo dell’istruzione.

In Campania, a beneficiare della misura introdotta dal Governo Conte su spinta del Movimento 5Stelle, sono (secondo gli ultimi dati dell’Inps) 775mila persone. Tra queste ci sono molte famiglie che, purtroppo, sono in uno stato di povertà ma mandano a lavorare i minori che trovano più facilmente un’occupazione “in nero” con stipendi inadeguati. La scelta avanzata da De Luca va nella direzione del contrasto al fenomeno della dispersione scolastica, particolarmente diffuso in Campania. La regione è infatti al terzo posto nella graduatoria nazionale dell’abbandono scolastico nella scuola secondaria di primo grado. In testa c’è la Sicilia, con un tasso di abbandono dell’1,07%, valore calcolato sul totale degli alunni frequentanti: seguono Calabria e Campania, rispettivamente con lo 0,75% e lo 0,74%.

“Togliere il reddito di cittadinanza a chi non manda i figli a scuola è una delle cose da valutare”, ha detto il presidente a seguito dell’incontro in Prefettura. Un tema che l’assessore alle politiche sociali Elena Fortini – sentita da Ilfattoquotidiano.it – ha ben presente: “È da tempo che la Campania ha fatto questa proposta nella Conferenza Stato Regioni. Al Sud, spesso è difficile dimostrare che chi percepisce il reddito si è dato da fare per trovare lavoro perché la mancanza di occupazione esiste. Dobbiamo puntare, invece, sull’attivazione delle famiglie nei confronti dei figli anche perché spesso la povertà si tramanda di generazione in generazione perché i minori non vengono istruiti. Questo processo dev’essere fermato e lo si può fare attraverso il reddito di cittadinanza”. Nulla di complicato secondo l’assessore. Il piano per attuare questo progetto è già stato studiato dalla Regione: “Chi percepisce il reddito dev’essere preso in carico dai servizi sociali degli ambiti territoriali. A quel punto i soggetti beneficiari devono essere conosciuti e seguiti. Qualora venisse scoperto un caso di dispersione o di abbandono parte la segnalazione e il reddito viene sospeso”. Nelle prossime settimane il tavolo della prefettura tornerà a lavorare su questa ipotesi: “Sia chiaro – spiega Fortini – il reddito di cittadinanza è sacrosanto ma non deve diventare una misura passiva ma mettere nelle condizioni chi lo riceve di darsi da fare in qualche modo, a partire dai figli”.

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