È pioggia di critiche sul mio post a proposito di Montalto, il primo comune solare italiano che sta per azzerare la sua bolletta energetica e offrire ai cittadini in difficoltà elettricità gratis.
Ci sono persone che hanno difficoltà a credere che i pannelli solari siano il modo più tranquillo per produrre elettricità. I pannelli non si muovono, non hanno emissioni di alcun tipo e se gli impianti vengono costruiti in luoghi appropriati, ad esempio in pianura, e circondati da alberi e siepi, li vedi solo se sali su un elicottero.
Ci sono persone che non si rendono conto del disastro economico che vivremmo con questa guerra scellerata se non avessimo una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che in alcuni giorni dell’anno arriva ormai a coprire il 100% del fabbisogno nazionale. E i vantaggi li vediamo tutti sulla bolletta che sarebbe decisamente più alta se non ci fosse l’energia elettrica rinnovabile che ha prezzi bloccati: il Gse, l’ente di Stato che compra l’energia elettrica, ha infatti contratti d’acquisto per l’energia solare bloccati a 6,5 centesimi a kilowattore, mentre il prezzo di mercato oggi ha superato i 20 centesimi.
Nonostante questo circolano una serie di notizie più che false, assurde. Vediamole.
Qualcuno dice: per fabbricare un pannello si usa l’energia elettrica prodotta con il carbone e per costruire un pannello serve più energia di quanta ne produrrà in tutta la sua “vita attiva”.
In prima battuta verrebbe da pensare che un produttore di fotovoltaico abbia messo un po’ dei pannelli da lui prodotti sulla sua fabbrica. Ma chi crede a questa bugia non sa che la quantità di energia e di materie prime che servono per costruire i pannelli è crollata negli ultimi 40 anni e che la durata “operativa” di un pannello si è allungata di molto. Un pannello dopo 30 anni produce ancora più dell’85% della sua potenza iniziale. Quindi il bilancio energetico è straordinariamente positivo.
C’è poi qualcuno che dice che i pannelli solari inquinano. Come ho detto direttamente, non possono inquinare perché non hanno emissioni e sono per lo più metallo e vetro. Materiali che se li lasci tranquilli non creano problemi. Se ne stanno lì e basa. Per quanto riguarda i trattamenti chimici sui terreni degli impianti, sono espressamente vietati. Chiediamo più controlli; ma se uno rispetta le regole non c’è inquinamento. In ogni caso molte aziende stanno sperimentando sistemi ecologici per tenere la vegetazione sotto controllo, ad esempio le pecore sono bravissime a farlo. Scorreggiano un po’, ma non sono certo pericolose per l’ambiente.
C’è poi chi, molto disinformato, teme che i pannelli solari, una volta dismessi, restino sui campi in eterno, scheletri di metallo e vetri rotti. Non funziona così. quando compri un pannello paghi anche il suo smaltimento. E un pannello solare è molto, ma molto più facile da riciclare di un cellulare, perché i componenti sono veramente pochi, belli grossi e facili da smontare. Quindi un pannello solare dismesso ha ancora il valore dei materiali che lo compongono.
Infine c’è chi la spara grossa: moriremo di fame perché i pannelli solari occuperanno gran parte dei terreni agricoli e la produzione di cibo crollerà.
Facciamo un po’ di conti: in Italia ci sono 16,6 milioni di ettari coltivabili. Più di un quarto del terreno coltivabile è abbandonato: 4,2 milioni di ettari. E ogni anno vengono abbandonati altri 120 mila ettari di terreno coltivato. L’obiettivo che si spera di poter di raggiungere è la realizzazione di impianti nuovi in grado di produrre 40 Gw che ci permetterebbero di ridurre drasticamente la nostra dipendenza energetica dall’estero. Per riuscirci dobbiamo costruire 56 mila ettari di impianti. Cioè coprire una superficie che è meno della metà dei terreni agricoli abbandonati ogni anno. Un settantesimo dei terreni agricoli abbandonati. Lo 0,3% del totale dei terreni agricoli.
Ma in realtà ne servirà molto meno, perché più di un terzo di questi impianti potranno essere costruiti su case e capannoni e su terreni industriali inutilizzati. Quindi nessuno morirà di fame a causa del fotovoltaico. Al contrario le aziende agricole, grazie agli utili ottenuti affittando i terreni, si troveranno ad avere la possibilità di investire per aumentare la produttività della terra che continueranno a coltivare. Magari utilizzando le nuove tecnologie agricole che permettono di aumentare la qualità dei prodotti. Inoltre molti terreni di pianura stanno esaurendo la loro fertilità a causa di decenni di concimi chimici e trattamenti. Stiamo perdendo l’humus della terra, batteri, muffe, funghi, lombrichi eccetera. È la parte viva del terreno che permette alle piante di crescere. Sull’ultimo numero di Ecofuturo Magazine (gratuito) abbiamo pubblicato un’inchiesta sul dramma desertificazione agricola.
Mettere a riposo a rotazione i terreni esausti delle nostre pianure per un paio di decenni, in modo che si rigenerino, non può che fare bene alla terra e all’agricoltura di domani.