Nonostante sia ormai abbastanza evidente che i luoghi in cui si decidono le posizioni occidentali sul conflitto russo-ucraino sono altrove (gli ambienti militari anglo-americani, le stanze appartate e lontane dagli sguardi indiscreti del capitalismo finanziario), la costruzione della verità che orienta e sposta la pubblica opinione ha visto e vede la crescente influenza di due modelli di rappresentazione di matrice diversa, quanto convergenti nel proclamare la superiorità morale e culturale dell’opzione pacifista. Nel far crescere il numero dei convertiti alla tesi che le anime belle e/o gli spiriti superiori propugnano un cessate il fuoco a senso unico: fermare la resistenza ucraina e – di conseguenza – accreditare come inevitabile l’avanzata russa.
Dunque, il ripresentarsi di quel fenomeno novecentesco, tipico della cultura politica italiana, che in passato era stato denominato “cattocomunismo”: l’incontro tra un pensiero hegeliano riconfezionato marxista e il dottrinarismo salvifico di matrice cattolica. Lo storicismo/millenarismo dei “veri giusti”, che fece danni allora (già contribuendo in certa qual misura all’inserimento dei Patti Lateranensi nel dettato costituzionale all’articolo 7), oggi concorre a confondere le idee.
Così vediamo all’opera seguaci del supremo esempio di filosofo in carriera che mostrò agli adepti la via del giustificazionismo illusionista all’insegna della formula tarocca del “tutto il reale è razionale in quanto pensato”, presunti conoscitori della “astuzia della ragione” che grazie all’estrazione di “conigli dialettici da cilindri” (Popper) pretenderebbero di ridare ruolo e prestigio alla propria professione di metafisici, che il disincanto novecentesco ha relegato tra i ferrivecchi della cultura. Magari nelle loro acrobazie argomentative potresti scorgere il giovanile richiamo della foresta del mito sovietico. Per cui quanti si oppongono a chi “attua inconsapevolmente fini universali come Cesare o Napoleone” (Hegel, preconizzando Putin?) devono essere indicati al disprezzo dell’umanità come “combattenti per procura”.
Prezzolati? Venduti? Sicché questi spregiatori della realtà storica non dialetticizzata si inalberano se gli fai osservare che con lo stesso metro anche i nostri partigiani potrebbero essere liquidati da combattenti per procura, degli anglo-americani. E qui i falsari al servizio di un pacifismo a prescindere incontrano il pio pensiero papista nel tratteggiare un’idea di Resistenza a uso e consumo del proprio dottrinarismo. E lo dico con asprezza perché questo infanga la memoria dell’eroe della mia infanzia: “Scoglio”, comandante di brigata della divisione Garibaldi “Coduri”, acquartierata nel Levante ligure dietro il monte Antola. Mio zio. Che quando il gerarca di Chiavari arrestò mio nonna, la cui unica colpa era quella di avere figli combattenti, quella “pia anima” di mio zio mandò a dire al torturatore di partigiani che se torceva un solo capello a mia nonna Clementina gli avrebbe fatto pervenire un bancale con le teste delle Brigate Nere e degli alpini della Monterosa che teneva prigionieri.
In quella guerra guerreggiata di cui qualche malmostoso bastian contrario magnifica la mitezza nazifascista, sebbene dalle mie parti ancora si serba memoria del parroco di Velletti don Bobbio ammazzato solo perché reo di aver soccorso partigiani della Coduri feriti. Gli chiesero se voleva pregare prima di morire. Rispose: “io sono a posto con la mia coscienza, ma pregherò per voi”. Cadde con le mani in croce. E l’orrore del massacro di Santa Vittoria, in cui mercenari al servizio dei tedeschi denominati “mongoli” (forse ceceni?), trucidarono tutti gli abitanti; gli uomini sepolti vivi, le donne passate per le armi dopo essere stuprate, dalle bambine fine alle vecchie.
Ma questo l’anima bella dei pretini non vuol sentirselo dire, come la questione delle armi. Al cui proposito lo zio mi raccontava dei lanci notturni di materiale bellico, nelle valli appenniniche, che la sua brigata riceveva da parte degli anglo-americani. E che non rese alla Liberazione, bensì cercò di far pervenire ad antifranchisti catalani e che per questo fu persino arrestato (su delazione di togliattiani del Pci).
Questa è la Resistenza che ho conosciuto dalla viva voce di chi l’aveva combattuta davvero. Nel ricordo di quanto dicevano quei reduci negli incontri a cui accompagnavo lo zio: “ci hanno disarmato una volta, non glielo lasceremo fare la prossima”. Trasformarli in santini da immaginetta per pura strumentalizzazione hegheliano-curiale è il peggiore oltraggio che gli si possa fare. E tutto questo (probabilmente?) solo per sentirsi sinistra dura e pura.