Il racconto del presidente del Consiglio durante una visita in una scuola di Sommacampagna: "I russi sono cittadini del mondo, non sono i nemici". Alla domanda dei ragazzi su "chi sono i suoi idoli" risponde: i genitori, gli insegnanti e la moglie senza la quale "avrei fatto tante fesserie"
“A Putin ho detto – ha aggiunto – ‘la chiamo per parlare di pace‘, e lui mi ha detto ‘non è il momento‘. ‘La chiamo perché vorrei un cessate il fuoco’, ‘non è il momento‘. ‘Forse i problemi li potete risolvere voi due, perché non vi parlate?’, ‘Non è il momento‘”. E’ la ricostruzione, in sintesi, della telefonata di alcune settimane fa tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin, nel racconto dello stesso capo del governo italiano. Draghi ne ha parlato durante un incontro con gli studenti della scuola Dante Alighieri di Sommacampagna, in provincia di Verona. Il presidente del Consiglio ha anche aggiunto di aver “avuto più fortuna a Washington parlando con il presidente Biden; solo da lui Putin vuol sentire una parola e gli ho detto che telefonasse. Il suggerimento ha avuto più fortuna perché i loro ministri si sono sentiti“. “Quel che si deve fare – ha sottolineato il premier – è cercare la pace, far in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare. Questo è quello che noi dobbiamo cercar di fare”.
Il capo del governo, nell’incontro con i ragazzi, ha detto tra l’altro che “chi attacca ha sempre torto”. “C’è differenza tra chi è attaccato e chi attacca, bisogna tenerlo in mente – dice – Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo”. “Quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si ‘ripara’ dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà” ha aggiunto. Dall’altra parte, però, il capo dell’esecutivo ha precisato che “dobbiamo pensare ai cittadini russi, e pensare a loro come cittadini del mondo, dobbiamo considerarli come noi perché loro non sono i nemici, e questo è cercare di parlare di pace”.
Durante l’incontro con gli allievi dell’Alighieri c’è stato spazio anche per altri argomenti. A Draghi, per esempio, hanno chiesto quali siano i suoi idoli. “Io sempre più spesso penso se devo qualcosa a qualcuno, e mi vengono in mentre tre gruppi, i genitori, gli insegnanti e mia moglie“. “I miei genitori – ha spiegato Draghi – mi hanno aiutato non tanto dal lato materiale ma dal punto di vista spirituale, psicologico, formativo. L’amore per il lavoro, parte della nostra esistenza, il rispetto delle regole, ma anche una coscienza, sapere chi sei, cos’è che combini, vengono dai miei genitori. Poi ho avuto degli insegnanti straordinari a scuola, all’università e anche dopo negli studi successivi in America e Italia. Quanti bravi insegnanti ci siano la gente lo ignora, ma sono tanti e bravissimi e li avete davanti, sono quelle persone che non solo si sacrificano; si divertono a stare con voi e vi danno primi messaggi della vita, che vi aiutano a trovare la consapevolezza di voi stessi. E gran parte lo fanno col sorriso”. Infine, “la terza persona più importante degli ultimi 40-50 anni è mia moglie. Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto senza di lei. La capacità di capire il momento psicologico che passavo, e la famiglia che si è formata. E’ una storia bella che si regge su di lei”, ha concluso.
Infine l’impatto del Covid sulla scuola. “Spero che l’anno prossimo non ci sia più bisogno di mascherine e che la pandemia non ritorni – ha detto il presidente del Consiglio – So quanto avete sofferto, alla vostra età è importante stare insieme”. “So quanto avete sofferto – ha aggiunto Draghi – perché alla vostra età la cosa più importante è stare insieme. Gli insegnanti vi aiutano ad avere consapevolezza, assieme ai genitori, ma anche i vostri amici. Stare insieme aiuta a capire chi siete, con amore, con bontà, con allegria. Vi dovete divertire”.