Il 78enne ex leader socialdemocratico rinuncia alla sua poltrona nel consiglio d'amministrazione della società del petrolio. Giovedì il Parlamento Ue aveva adottato una risoluzione che chiedeva l'estensione delle sanzioni anche agli europei che siedono negli organi direttivi di aziende russe. Intanto Der Spiegel svela: dopo che il Bundestag gli ha tolto ufficio e sussidi, Schröder si è rivolto a un costituzionalista
Gerhard Schröder lascia il consiglio d’amministrazione del colosso russo del petrolio Rosneft. Lo annuncia la stessa società russa in un comunicato. Dopo mesi di polemiche in Germania proprio per i suoi incarichi in Russia, oltre che per l’attività da lobbista per Vladimir Putin, l’ex cancelliere tedesco ha deciso di rinunciare alla sua poltrona. L’annuncio arriva all’indomani della decisione del Bundestag di togliere a Schröder l’uso dell’ufficio e altri privilegi che spettano all’ex leader socialdemocratico in quanto ex cancelliere. Ma la ragione del suo passo indietro potrebbe essere un’altra: il Parlamento Europeo con una risoluzione adottata giovedì a Bruxelles a larga maggioranza ha chiesto di sanzionare Schröder, proprio in virtù delle sue attività per società statali russe. Come riporta Bild, la risoluzione invita gli Stati europei a “estendere l’elenco delle persone soggette a sanzioni Ue fino ai membri europei degli organi direttivi delle principali società russe e ai politici che continuano a ricevere denaro dalla Russia”. Se le sanzioni nei suoi confronti fossero approvate, l’ex cancelliere rischierebbe di veder congelati i suoi beni.
Oltre a Schröder, anche l’amministratore delegato tedesco del Nord Stream Matthias Warnig ha lasciato il Cda di Rosneft. “Rosneft informa che i signori Gerhard Schröder e Matthias Warnig hanno segnalato l’impossibilità di continuare a partecipare al consiglio di amministrazione della società”, si legge in una nota. Rosneft, riferisce l’agenzia di stampa russa, si dice solidale con questa decisione e “ringrazia Schröder e Warnig per il loro continuo supporto“. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Schröder è stato oggetto di sempre maggiori pressioni in Germania proprio per non avere mai preso le distanze da Putin, evitando di fare un passo indietro. La stessa direzione della Spd gli aveva chiesto di rinunciare al suo ruolo da lobbysta per Putin e, rimanendo inascoltata, di dimettersi dal partito dopo quasi 60 anni di militanza. Po è arrivato il voto della commissione di bilancio del Bundestag, per togliergli l’assegnazione dell’ufficio di sei stanze nell’edificio del Parlamento e i sussidi per il personale e i viaggi.
Una mozione che dovrà essere trasformata in legge dal governo e che Schröder sembra intenzionato a contestare. Il settimanale Der Spiegel ha infatti rivelato che l’ex cancelliere ha deciso di rivolgersi a un noto costituzionalista, Michael Nagel di Hannover, per “verificare la legittimità dell’intero processo”. Nagel in passato ha già difeso l’ex presidente federale Christian Wulff. Il rischio di un ricorso contro la rimozione dei privilegi a un ex cancelliere è una preoccupazione per la coalizione al governo. Per questo motivo la mozione approvata ieri non cita mai Schröder e punta a sancire un principio generale, potenzialmente valido per chiunque in futuro: solo chi svolge attività legate al precedente incarico, come patrocinare iniziative, tenere discorsi, mantenere contatti diplomatici, può godere di risorse statali.