Pensare che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia e riconquistare tutti i territori, compresa la Crimea, “non è un obiettivo realistico“. Il motivo è che la Russia resta “troppo forte” e che Vladimir Putin “ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro“. In un editoriale pubblicato il 19 maggio dal titolo “La guerra in Ucraina si sta complicando, e l’America non è pronta“, il New York Times esprime tutti i suoi dubbi e la sua preoccupazione per il conflitto che si protrae ormai da tre mesi. L’articolo è firmato dall’Editorial Board, ovvero dal gruppo di giornalisti opinionisti che lavorano al Nyt. Rappresenta il loro pensiero condiviso, frutto del dibattito, di ricerche e delle informazioni raccolte da esperti. E il quotidiano più autorevole degli Stati Uniti invoca un cambio di strategia: Joe Biden, si legge nell’editoriale, “dovrebbe chiarire a Volodymyr Zelensky che c’è un limite a quanto gli Stati Uniti e la Nato affronteranno la Russia e ci sono limiti alle armi, al denaro e al sostegno politico che possono raccogliere”. Solo così, prosegue l’articolo, le decisioni dolorose che dovrà prendere il governo ucraino si baseranno su “una valutazione realistica dei suoi mezzi e di quanta più distruzione può sopportare l’Ucraina”. In Italia un ragionamento in questi termini verrebbe subito tacciato di essere filo-putiniano.

L’articolo del New York Times comincia proprio dai 40 miliardi di dollari di aiuti per Kiev approvati dal Senato americano. Sottolineando subito dopo gli avvertimenti di Avril Haines, direttrice dell’intelligence nazionale, su una possibile escalation della guerra e una maggiore probabilità che la Russia possa minacciare l’utilizzo di armi nucleari. Da qui il titolo dell’editoriale: la guerra è cambiata e quale sia la strategia degli Stati Uniti non è più chiaro. Per questo, gli editorialisti del Nyt pongono una serie di dubbi e domande. Ad esempio: “Gli Stati Uniti stanno cercando di aiutare a porre fine a questo conflitto?”. Oppure “stanno ora cercando di indebolire la Russia in modo permanente?”. E ancora: “L’obiettivo è cercare di evitare una guerra più ampia e, in tal caso, in che modo fornire l’intelligence statunitense per uccidere i russi e affondare una delle loro navi raggiunge questo obiettivo?”.

Secondo il New York Times, senza chiarezza su questi e altri punti, gli Stati Uniti mettono “a rischio la pace e la sicurezza a lungo termine nel continente europeo”. Inoltre, anche il sostegno degli americani a Biden potrebbe scemare, perché “l’inflazione è un problema molto più grande per gli elettori americani rispetto all’Ucraina”. Per questo gli editorialisti del quotidiano invitano a non galvanizzare l’opinione pubblica con “gli straordinari successi dell’Ucraina contro l’aggressione russa”. Pensare che Kiev sia vicina a vincere la guerra viene definito “un presupposto pericoloso“. Un’ambizione irrealistica, prosegue il ragionamento, perché Putin non può più tornare indietro. In qualche modo lo stesso Biden, 10 giorni fa, aveva sottolineato il rischio di lasciare Putin “senza via d’uscita.

E l’editoriale ricorda un altro aspetto: “La Russia, per quanto maltrattata e inetta, è ancora in grado di infliggere distruzioni indicibili all’Ucraina ed è ancora una superpotenza nucleare con un despota ferito e instabile che ha mostrato poca inclinazione verso una soluzione negoziata”. Per questo le firme del Nyt criticano le “dichiarazioni bellicose” fatte dallo stesso presidente Biden, ma anche dal segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e dalla presidente della Camera, Nancy Pelosi. Alla fine, sottolinea l’articolo, è l’Ucraina a dover decidere come terminerà il conflitto: “Saranno i leader ucraini a dover prendere le dolorose decisioni territoriali che qualsiasi compromesso richiederà”. Il compito degli Stati Uniti e dell’Occidente, secondo l’editoriale, sarà quello di aiutare Kiev nella ricostruzione.

Per questo, secondo il New York Times, Usa e Nato dovrebbero porre un limite al sostegno, militare e non, che garantiranno all’Ucraina. Altrimenti, è il ragionamento, il presidente Zelensky avrà l’illusione di poter vincere la guerra. “Confrontarsi con questa realtà può essere doloroso, ma non è appeasement“, si legge nell’articolo. Un termine utilizzato spesso per riferirsi alla politica perseguita dal governo Chamberlain verso l’Italia fascista e la Germania nazista. “Questo è ciò che i governi sono tenuti a fare – si legge ancora – non inseguire una ‘vittoria’ illusoria“. Perr gli editorialisti del Times, la vera sfida adesso è “scrollarsi di dosso l’euforia, fermare le provocazioni e concentrarsi sulla definizione e sul completamento della missione”. “Il sostegno dell’America all’Ucraina è una prova del suo posto nel mondo nel 21esimo secolo e Biden ha l’opportunità e l’obbligo di aiutare a definire cosa sarà”, conclude l’articolo.

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