Un primo filmato mostra gli uomini ucraini in fila, costretti a marciare in una strada di Bucha. Camminano ricurvi, con una mano si aggrappano alla cintura dell’uomo avanti a loro, l’altra la tengono sulla testa. Dietro di loro un soldato russo punta il fucile. Le telecamere di sicurezza riprendono la scena il 4 marzo 2022. In tutto, la fila è composta da nove persone. Un secondo filmato, girato da una testimone di una casa vicina sempre il 4 marzo, mostra gli stessi ostaggi mentre sono costretti a mettersi a terra. “Gli ostaggi si trovano lì, contro il recinto”, dice la persona che sta filmando. Il giorno successivo, 5 marzo, le riprese di un drone mostrano i corpi senza vita dei civili. Sono stati giustiziati. Quasi un mese dopo, il 4 aprile, una foto scattata da Vadim Ghirda per la Associated Press mostra i loro cadaveri.
Un’inchiesta del New York Times con questi video, altri documenti e testimonianze, fa emergere nuove prove sulle atrocità commesse dai soldati russi a Bucha, cittadina a nord-ovest di Kiev. Il lavoro di Yousur Al-Hlou, Masha Froliak, Evan Hill, Malachia Browne e David Botti è riuscito a dimostrare come i russi abbiano giustiziato almeno 8 civili ucraini. Le vittime si erano unite alle forze di difesa territoriale pochi giorni prima la loro esecuzione. Quasi tutti vivevano a poca distanza dal punto in cui sono stati uccisi.
In tutto i video ottenuti dal New York Times è ben visibile un civile con una maglietta azzurra, la prova che si tratta dello stesso gruppo di persone. È il secondo corpo da sinistra nella foto scattata un mese dopo da Ghirda. Nel primo filmato, girato da una telecamera di sicurezza, si vedono le forze paracadutiste russe. “Cammina a destra, puttana”, ordina ai prigionieri uno dei soldati. Poi c’è la seconda prova, il video girato da una testimone che abita a pochi metri dall’edificio di via Yablunska 144, occupato dai russi, dove è avvenuta l’esecuzione. Numerosi testimoni hanno confermato al New York Times di aver sentito gli spari.
La prova visiva arriva da un drone che ha sorvolato la zona il giorno successivo. Conferma il racconto dei testimoni: “Mostra i corpi morti a terra sul lato dello stesso edificio – spiega il quotidiano – mentre due soldati russi sono lì vicino di guardia“. Tra i cadaveri si scorge appunto una maglietta azzurra. Oltre a raccogliere i video, il New York Times per una settimana ha trascorso settimane a Bucha intervistando un sopravvissuto, testimoni, coroner, polizia e funzionari militari. Così, oltre a ricostruire quanto accaduto, il quotidiano americano ha anche identificato gli otto uomini che sono stati giustiziati: Anatoliy Prykhidko, Andriy Matviychuk, Andriy Verbovyi, Denys Rudenko, Andriy Dvornikov, Svyatoslav Turovskyi, Valera Kotenko e Vitaliy Karpenko.
Mariti e padri, scrive il Times, che lavoravano come operai e avevano un negozio di alimentari. Questo ovviamente prima che Vladimir Putin decidesse di invadere l’Ucraina. I russi sono entrati a Bucha la prima volta a fine febbraio, poi sono tornati il 3 marzo. Ivan Skyba, 43 anni, ha raccontato al quotidiano che il giorno dopo lui è altri si sono rifugiati in una casa. C’erano anche Andriy Dvornikov e Denys Rudenko, l’uomo che indossava la maglia azzurra nei video. “Siamo circondati“, ha scritto Rudenko a un suo amico, “per ora ci stiamo nascondendo”. Dvornikov invece ha scritto alla moglie: “Non possiamo uscire”. Più tardi un ultimo messaggio: “Ti amo“. I soldati russi li hanno trovato e poi li hanno fatti marciare fino alla base russa a civico 144 di via Yablunska, come conferma il primo video. Skyba è l’unico sopravvissuto e ora è indagato dalle autorità ucraine per alto tradimento.
Un mese dopo i giornalisti del New York Times sono arrivati nel luogo dove è avvenuta l’esecuzione. La loro descrizione: “Il muro e i gradini dell’edificio erano butterati da fori di proiettili. Sull’altro lato del cortile, a pochi metri da dove giacevano i corpi, hanno ritrovato i bossoli. Inoltre, hanno raccolto altre prove della presenza di due unità di paracadutisti russi nell’edificio, come documenti di trasporto, una toppa militare, un elenco di soldati. Nel frattempo, da più di quattro settimane, i familiari degli 8 uomini ucraini stavano disperatamente cercando notizie. Liudmyla Nakotechnaya, madre di Andriy Dvornikov, ha scoperto da Facebook che suo figlio era stato ucciso. Lo ha riconosciuto nella foto.