Il dato è al 2% per l'industria e all'1,8% per i servizi. Stando all'ultimo bollettino mensile di Unioncamere e Anpal, anche a maggio le “difficoltà di reperimento” hanno riguardato soprattutto operai specializzati e tecnici. Nelle attività commerciali e nei servizi la quota di posti difficili da riempire è nella media
Le stime Istat sul primo trimestre 2022 smentiscono che in questo momento in Italia ci sia una crescente emergenza legata a difficoltà per le aziende di trovare lavoratori. Come stanno lamentando soprattutto gli imprenditori del turismo e della ristorazione. Il tasso di posti vacanti destagionalizzato si è attestato infatti nel complesso all’1,9%: 2% per l’industria e 1,8% per i servizi. Rispetto al trimestre precedente, il tasso è sceso di 0,2 punti percentuali, pur rimanendo a livelli più alti rispetto a quelli degli ultimi anni. Per fare un confronto in Germania, stando a una recente rilevazione dell’Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung di Norimberga, il tasso è al 3,7% e i posti vacanti sono saliti a 1,7 milioni.
I posti vacanti, ricorda Istat, si riferiscono alle ricerche di personale che nell’ultimo giorno del trimestre sono iniziate e non ancora concluse. In altre parole, i posti di lavoro retribuiti (nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di liberarsi) per i quali il datore di lavoro cerca attivamente al di fuori dell’impresa un candidato adatto ed è disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo.
Stando all’ultimo bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, in tutta Italia anche a maggio le “difficoltà di reperimento” hanno riguardato soprattutto operai specializzati e tecnici, con un picco superiore al 65% per fabbri ferrai, tornitori, saldatori, lattonieri e operai specializzati nel tessile. Seguono tecnici informatici e ingegneri. Al contrario nelle attività commerciali e nei servizi la quota di posti difficili da riempire è nella media: per le attività di ristorazione, per esempio, si ferma al 38%.