Tesla non è sostenibile, non più almeno. Non per Standard & Poors sulla base del proprio indice ESG che tiene in considerazione anche gli aspetti sociali e di governance oltre a quelli ambientali. Elon Musk non l’ha presa benissimo e su Twitter ha “cinguettato” la propria rabbia per l’esclusione dall’S&P 500, del quale non fanno peraltro più parte nemmeno Johnson & Johnson, Berkshire Hathaway, la holding di Warren Buffet, e Meta, la società attraverso cui Mark Zuckenberg controlla Facebook e Whatsapp. “Exxon – ha chiarito l’imprenditore sudafricano – è fra le prime dieci al mondo per ambiente, sociale e governance per l’S&P 500, mentre Tesla non è nella lista”. “L’ESG è una truffa. È stato armato dai falsi guerrieri della giustizia sociale”, ha poi tuonato.
L’uomo più ricco del mondo, che aveva annunciato l’acquisizione di Twitter, salvo poi ufficializzare la sospensione dell’operazione con conseguente crollo del titolo in borsa, paga i suoi atteggiamenti, spesso al limite, talvolta anche oltre. Sicuramente oltre nel caso giudiziario in cui Tesla era stata accusata di atteggiamenti razzisti nei confronti di un lavoratore di colore impiegato nel sito di Fremont. Il costruttore ha vinto il ricorso vedendosi ridurre la sanzione da 137 a 15 milioni di dollari, ma le discriminazione sono state accertate e il giudice ha parlato di prove “inquietanti”. Tesla sarà di nuovo chiamata a difendersi in aula da accuse analoghe, questa volta mosse dall’amministrazione della California, per il trattamento riservato a collaboratori di colore nell’area della baia di San Francisco. Musk non si è fatto un favore nemmeno criticando ripetutamente e pesantemente le autorità statali per la gestione della pandemia, con le restrizioni sugli spostamenti e sul distanziamento sociale che avevano rallentato la produzione.
Del resto del lavoro e delle relazioni sindacali il manager che vuole raggiungere Marte entro il 2030 ha una visione tutta sua, non così liberale come ama trasmettere. “Anche se Tesla fa la propria parte per togliere auto a benzina dalle strade, la società è rimasta indietro rispetto ai rivali sulla base dei parametri ESG di più ampio respiro”, ha spiegato Margaret Dorn, la donna che guida le valutazioni degli indici ESG di Standard & Poors. Tra le ragioni del declassamento di Tesla ci sono anche i salari, che sarebbero mediamente più bassi rispetto alla media del comparto, mentre gli straordinari sono praticamente la norma. Per non parlare degli accordi sleali di riservatezza che i dipendenti sarebbero chiamati a sottoscrivere. Non è certo un segreto che Musk veda le rappresentanze organizzate dei lavoratori come il fumo negli occhi. In Germania, seppur supportato dalle autorità, il manager ha fatto costruire lo stabilimento senza l’autorizzazione definitiva. In una intervista Musk ha parlato delle differenze tra i lavoratori cinesi e americani: i primi non lasciano nemmeno la fabbrica, mentre i secondi provano ad evitare di entrarci.