Una madre, la sua bimba e un cagnolino. Alienazione reciproca, solitudini profonde, estraneità con il resto del mondo. Perché nulla è più complesso che essere sinceri nelle relazioni più care, a partire da se stessi. E dunque può servire la mediazione dell’arte per sciogliere durezze e incomprensioni. Perché “all’arte si deve la vita”. Potrebbe essere questo il punto di partenza tematico scelto da Jasmine Trinca per l’ideazione del suo primo lungometraggio da regista intitolato Marcel! e in programma oggi al 75° Festival di Cannes fuori concorso ma in gara per la Camera d’Or, il premio dedicato ai debutti. L’attrice è anche quest’anno membro della giuria internazionale.
“A noi ragazze prende una strana sindrome a un certo punto – spiega Trinca – cioè quella di accettare di assumere un ruolo diverso, e dopo 20 anni di interprete come attrice, dopo tanti incontri ed esempi chi ha provato a ribaltare lo sguardo, mi sono detta di provare a guardare le cose da un’altra parte e tentare di raccontarle agli altri. Abbiamo scritto il film pensando ad Alba [Rohrwacher] come protagonista, non ho mai potuto immaginare di interpretare il film perché è talmente impegnativo fare la regia che mi era impossibile anche recitarlo”.
Ambientato e girato in una Roma a lei famigliare (gli spazi messi in scena sono quelli di Testaccio e dintorni in cui l’attrice romana è nata e cresciuta) con inserti dalla campagna della Tuscia, Marcel! è il racconto di una artista e performer di strada, una Madre senza essere mamma, che adora il proprio cane-artista Marcel mentre ignora il cuore di sua figlia. Proprio non la inquadra nel proprio universo ego-centrato in cui il ruolo di figlio è occupato dalla bestiola a cui lava i denti ogni sera come fosse un umano. Figlia – così senza un nome proprio viene indicata la bambina così come le altre figure parentali – è anche orfana di Padre, un pittore tragicamente defunto la cui presenza è tuttavia incessantemente evocata dal ricordo della Nonna paterna, adorante di un figlio i cui tratti rivelano un carattere egocentrico almeno quanto quello di Madre. Ma questo non è dato a sapere nelle trame narrative di Marcel! Ciò che invece è dato a sapere è che un gesto improvviso quanto “necessario” cambia di segno il racconto e conduce Madre e Figlia peregrine in territori “oscuri” e gravati di nostalgie, desideri, sogni irrealizzati o irrealizzabili.
Certamente ispirato a un vissuto personale – “mia madre non era ablativa, ma mi ha trasmesso che cosa era il femminile. Il film è un tentativo di fare pace con lei e di ringraziarla attraverso una rielaborazione favolistica del vissuto, cercando di comprenderlo, esorcizzarlo, renderlo universale” – Marcel! è il frutto di un lavoro appassionato, lungamente “pensato” e caricato di importanti energie creative e personali da parte della sua autrice. Che ha scelto come si diceva di non comparire da interprete, delegando alla collega e pressoché coetanea Alba Rohrwacher il non facile compito di assolvere il ruolo di Madre, “carattere” enfatico e disturbante, marcatamente fisico e sopra le righe. Al suo fianco la giovanissima Maayane Conti e nel suo “contorno” una serie di grandi nomi del panorama attoriale italiano che vanno da Giovanna Ralli a Umberto Orsini, da Dario Contarelli a Valentina Cervi, da Giuseppe Cederna a Paola Cortellesi passando per la grande amica Valeria Golino. Realizzato da una crew totalmente femminile, Marcel! è un testo filmico costruito sulla poetica dell’astrazione: dialoghi scarni, “cartelli” bizzarramente titolati a puntellare il film in capitoli, scenografie suggestive mai casualmente situate, parecchia presenza del grottesco e del surreale. C’è dunque della buona ambizione in questo esordio in cui purtroppo si ravvisa ancora una certa insicurezza registica. Il film uscirà il 1° giugno per Vision Distribution.