Un nuovo studio ha tentato di valutare le potenzialità del terreno della Luna per una possibile, futura agricoltura da sviluppare sul nostro satellite. Sfortunatamente i risultati non sono incoraggianti. Al di là di tutti gli altri ostacoli alla crescita delle piante sulla Luna, lo stesso terreno del nostro vicino cosmico si è rivelato poco propenso a favorire i sogni di chi già immaginava la facile realizzazione di colonie agricole extraterrestri. Il ricercatore Robert Ferl dell’Università della Florida e i suoi colleghi hanno provato a coltivare dell’Arabetta comune (Arabidopsis thaliana) – una piccola pianta da fiore originaria dell’Eurasia e dell’Africa – in 12 campioni di suolo raccolti durante le missioni lunari Apollo 11, 12 e 17 e parallelamente hanno coltivato la stessa pianta in cenere vulcanica terrestre, simile al terreno lunare per dimensione delle particelle e composizione minerale.

Hanno così scoperto che le piante crescevano sì in entrambi i sostrati, ma le piante nel suolo lunare crescevano più lentamente, impiegavano più tempo per sviluppare foglie espanse e avevano radici meno sviluppate rispetto a quelle cresciute nella cenere vulcanica. Solo alcune piante coltivate nel suolo lunare avevano una forma e un colore simili a quelle coltivate nella cenere vulcanica, altre erano rachitiche e presentavano pigmenti nero-rossastri, caratteristiche che tipicamente indicano una situazione di stress. L’analisi genetica di tre delle piante meno cresciute e più scure ha rivelato che esprimevano oltre 1.000 geni, per lo più legati allo stress, a livelli diversi dalle piante cresciute nella cenere terrestre.

I ricercatori hanno anche scoperto che le piante coltivate nei campioni di suolo lunare riportati dalla missione Apollo 11 non crescevano così bene come quelle coltivate nei campioni di suolo lunare riportati dalle missioni Apollo 12 e 17 che erano stati raccolti da uno strato del suolo lunare differente ed erano stati in superficie sulla Luna per meno tempo. Le piante coltivate nei campioni Apollo 11, 12 e 17 esprimevano rispettivamente 465, 265 e 113 geni a livelli diversi. Il 71 per cento di questi geni era associato allo stress causato da sali, metalli e molecole reattive contenenti ossigeno. Secondo gli autori dello studio è probabile che i danni dei raggi cosmici e del vento solare procurati al suolo lunare, così come la presenza di piccole particelle di ferro nel suolo, siano le cause che hanno portato alla minore crescita delle piante. Sarà quindi necessario tenere conto di tutti questi fattori se mai si dovesse immaginare concretamente di portare la coltivazione sulla Luna, così da evitare di impegolarsi, anche fuori dai confini della nostra vecchia Terra, negli onnipresenti e fallimentari “libri dei sogni”.

Credits: Tyler Jones, UF/IFAS

Gianmarco Pondrano Altavilla

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