“L’Italia non può essere il ventre molle dell’Occidente e soprattutto non può diventarlo per responsabilità di Forza Italia: le parole di Berlusconi di ieri purtroppo non smentiscono le nostre ambiguità. Spero che oggi, dal palco di Napoli, emerga una netta presa di posizione a favore di Ucraina, Unione Europea, Nato e Occidente. Oggi più che ascoltare le parole di Putin, occorre ascoltare il grido di dolore dell’Ucraina, violentata e oppressa dall’invasore“. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, parlando con i giornalisti a Firenze. Le parole della ministra fanno riferimento a quanto affermato ieri dal presidente di Forza Italia secondo cui sarebbe opportuno che la Ue prendesse le distanze dalla strategia di Stati Uniti e Gran Bretagna e si spendesse più attivamente per portare il presidente russo al tavolo delle trattative per porre fine alla guerra in Ucraina. Berlusconi ha ribadito che fornire armi a Kiev significa essere di fatto in guerra e che dunque è meglio non dare troppo risalto alla cosa.

La ministra degli Affari Regionali aveva già tirato una stoccata al presidente del partito in cui milita affermando, lo scorso mercoledì, di non riconoscere più Silvio Berlusconi. La posizione del fondatore di Forza Italia sulla questione Ucraina è molto vicina a quella della Lega di Matteo Salvini e sta suscitando diversi malumori all’interno del partito. Tuttavia, nel suo intervento di ieri alla convention di Napoli in cui Berlusconi ha annunciato una nuova “discesa in campo”, Maria Stella Gelmini non ha voluto affondare il colpo, parlando dal palco unicamente di sviluppo e semplificazioni.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Berlusconi: “Con l’invio di armi in Ucraina anche noi in guerra, meglio non fare pubblicità. No ad aggressione contro la Russia”

next
Articolo Successivo

L’effetto della punizione dell’Atp a Wimbledon per l’esclusione dei russi? Medvedev (russo) può diventare il n. 1 al mondo. Ecco perché

next