La conoscenza più alta dell'appuntamento, al 69%, si registra tra gli elettori della Lega (che ha promosso i referendum insieme al Partito radicale) e del Pd: la più bassa, al 45%, si ha tra gli indecisi e chi si astiene. Alla domanda "Lei con quale probabilità pensa che andrà a votare?" solo gli elettori leghisti rispondono "molto elevata" in misura superiore al 50% (55%): il dato scende al 42% tra quelli di Fratelli d'Italia e al 15% appena tra gli indecisi e gli astenuti
Solo il 56% degli italiani, poco più della metà, sa che il 12 giugno si vota per i referendum sulla giustizia, e appena il 28% dice che si recherà sicuramente alle urne. Il dato viene da un analitico sondaggio di Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera con il commento del presidente dell’istituto Nando Pagnoncelli, secondo cui l’affluenza può stimarsi al momento in una forchetta compresa tra il 27 e il 31% degli aventi diritto, lontanissima dunque dal quorum del 50% più uno necessario per la validità della consultazione (nonostante l’election day con le amministrative in 982 comuni). La conoscenza più alta dell’appuntamento, al 69%, si registra tra gli elettori della Lega (che ha promosso i referendum insieme al Partito radicale) e del Pd: la più bassa, al 45%, si ha tra gli indecisi e chi si astiene. Alla domanda “Lei con quale probabilità pensa che andrà a votare?” solo gli elettori leghisti rispondono “molto elevata” in misura superiore al 50% (55%): il dato scende al 42% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, al 30% tra quelli di Forza Italia, al 28% tra chi vota M5S, al 26% tra chi vota Pd e appena al 15% tra gli indecisi e gli astenuti.
Anche entrando nel merito dei cinque quesiti l’astensione (o la diserzione delle urne) è altissima: il 71% dichiara il non voto o la scheda bianca o nulla al quesito sull’abolizione della legge Severino e a quello che limita la possibilità di disporre misure cautelari, il 69% a quello sulla separazione delle funzioni tra giudici e pubblici ministeri, il 73% a quelli per il voto degli avvocati nelle valutazioni dei magistrati e per l’abolizione del numero minimo di firme per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura. Anche considerando solo chi dice di voler votare, vincerebbero i no sia al quesito sulla Severino (56%) sia a quello sulle cautelari (54%), mentre prevarrebbero nettamente i sì alla separazione delle funzioni (84%), al voto degli avvocati (71%) e all’abolizione delle firme per candidarsi Csm (70%). Solo un italiano su cinque (20%), infine, è convinto che il quorum verrà raggiunto: il 48% scommetterebbe di no, mentre il 32% non esprime il pronostico.