La storia di Ismail Bouzzine, 21 anni, studente di farmacologia all'università della città ucraina, ora rasa al suolo. Dopo la fuga nella città toscana (dove vive lo zio) vorrebbe proseguire il suo percorso all'ateneo di Pisa. Ma la commissione territoriale ha respinto la richiesta di permesso temporaneo. L'avvocata Maria Teresa Veltri ha già annunciato ricorso: "Questa normativa produce stranieri di serie A e di serie B
“Manifestamente inammissibile“: la commissione territoriale di Livorno ha respinto la richiesta di permesso di soggiorno temporaneo per motivi di studio presentata da Ismail Bouzzine, 21 anni, marocchino, studente di farmacologia all’università di Kharkiv fino a quando non è scoppiata la guerra. La sua storia era stata raccontata da ilfattoquotidiano.it. Bouzzine era fuggito dall’Ucraina poco dopo l’invasione delle truppe russe e dopo un viaggio durato nove giorni, passando dall’Ungheria e poi dall’Austria, ha raggiunto l’Italia e in particolare Livorno, dove vive e lavora lo zio Icham. Pochi giorni fa – dopo due mesi e mezzo in cui ha cercato di ambientarsi con il progetto di proseguire gli studi a Pisa – è arrivata la risposta negativa alla domanda di protezione internazionale presentata dalla sua avvocata Maria Teresa Veltri. La legale, esperta di diritto delle migrazioni all’università di Pisa e coordinatrice del gruppo Young Researchers Lab di Adim (Accademia diritto e migrazioni), ha già annunciato che farà ricorso. “Come sta Ismail? E’ deluso, non se lo aspettava, considerata la mobilitazione iniziale manifestata intorno alla sua storia da parte di tanti attori istituzionali locali. Si dice, tuttavia, ottimista, e auspica di poter rimanere in Italia a studiare.
Avvocata Veltri, ritiene che la commissione abbia valutato i diversi elementi che possono portare ad una protezione internazionale? Ha tenuto conto, secondo lei, dei traumi che ha vissuto e che vive Ismail?
La commissione ha ritenuto credibile la storia di Ismail, ma ha motivato il diniego sostenendo che Ismail non ha dato prova della sussistenza di gravi motivi per ritenere “non sicuro” il suo paese d’origine, il Marocco. La commissione territoriale a mio avviso non ha valorizzato diversi aspetti della sua storia, che saranno oggetto di ricorso. Più in generale, posso dire che dovrebbe rimanere centrale il trauma subito dallo scoppio della guerra al viaggio intrapreso dal giorno del bombardamento – quella mattina del 24 febbraio – insieme ad altri studenti ucraini, prima in un rifugio, poi verso il confine con l’Europa, per giorni di cammino alternato con mezzi e a piedi, sofferente e affamato, medicato infine dalla Croce Rossa. A parità di obiettiva tragicità di condizione vissuta dai suoi colleghi ucraini, per il solo fatto di avere una diversa cittadinanza le porte della protezione gli sono state chiuse, in una ingiustificata e crudele disparità di trattamento. Con un po’ di coraggio e di interpretazione conforme a costituzione, la commissione avrebbe avuto l’occasione di colmare una lacuna del regime normativo della protezione temporanea, che esclude persone come Ismail dall’accoglienza. E’ un vero peccato che questa distinzione tra cittadini stranieri di “serie A” e di “serie B” continui a permanere nel nostro Paese, e in gran parte d’Europa.
Per la normativa italiana il Marocco è nella lista dei Paesi sicuri. La famiglia di Ismail ha fatto dei sacrifici economici importanti per permettersi la sua permanenza e gli studi in Ucraina. Non crede che tornando in Marocco andrebbe incontro ad una situazione di povertà che qui in Italia, studiando e lavorando, potrebbe evitare?
L’inserimento dello stato del Marocco nella lista di “paesi di origine sicuri” deriva, come noto, dalla l. 132/2018 (il cosiddetto decreto sicurezza). Con una fictio giuridica tale istituto ha posto una serie di questioni problematiche che mostrano il rischio concreto di comprimere e “sterilizzare” il diritto di asilo in Italia. Basti pensare all’introduzione della presunzione relativa sugli oneri di allegazione e prova, o del “dovere di cooperazione istruttoria”. Non è possibile scendere nei profili più tecnici, ma quanto detto ha delle ricadute allorché si valuti in via procedurale la situazione personale e familiare di Ismail in Marocco. Certamente, la sua vita da tre anni a questa parte è da considerarsi in Ucraina. Ismail ha concentrato tutti i suoi investimenti economici e le sue aspirazioni personali per studiare e vivere fuori dal Marocco.
Ha avuto modo di capire se aveva intrapreso un percorso di inserimento nella società?
Dal primo giorno in cui è arrivato a Livorno Ismail non ha voluto stare con le mani in mano, e grazie anche allo zio – che è cittadino italiano – è entrato in contatto con un’associazione in cui lui presta servizio a persone con disabilità e da queste riceve lezioni di italiano, in un bellissimo incontro di bisogni che dà una risposta concreta al tema della solidarietà e dell’accoglienza.
Conferma che anche durante un semplice controllo da parte delle forze dell’ordine, Ismail potrebbe essere espulso dall’Italia?
Il provvedimento di diniego ha efficacia immediata. Pertanto, nulla esclude che in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine non sarebbe in grado di esibire un titolo valido per il soggiorno. In ogni caso il nostro studio legale depositerà a breve il ricorso chiedendo al giudice in via cautelare la sospensione dell’efficacia del provvedimento di diniego.
Conosce quali sarebbero stati i desideri di Ismail se avesse avuto l’opportunità di rimanere in Italia?
L’università di Kharkiv è stata rasa al suolo. Qualsiasi studente di 21 anni come Ismail non chiede altro che non interrompere il percorso di studi intrapreso, perché la vita non aspetta e abbiamo sperimentato che è sempre più incerta. Dunque sì: gli piacerebbe rimanere in Italia e iscriversi alla facoltà di farmacia, cercando di far valere il curriculum finora maturato. Siamo attualmente in contatto con l’Università di Pisa, ma valutiamo anche altri atenei disposti a valutare la sua domanda di immatricolazione.