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Afghanistan, la sfida (di un giorno) ai Talebani delle croniste senza burqa: “Abbiamo resistito, ma ci avrebbero fatto cambiare lavoro”

Il decreto approvato lo scorso 7 maggio dal Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio impone l'uso obbligatorio del burqa per le donne nei luoghi pubblici. Dopo essere apparse in televisione con il volto scoperto, spiegano le giornaliste, "l’emittente ha subito pressioni" dal regime islamista dei Talebani

Apparire in televisione con il volto scoperto, senza il niqab o il burqa. La sfida lanciata dalle giornaliste dei principali canali televisivi afghani al regime islamista dei Talebani è durata un giorno. Oggi le conduttrici di TOLOnews, Ariana Television, Shamshad TV e 1TV sono andate in onda rispettando i limiti previsti dal decreto dello scorso 7 maggio, che impone l’uso obbligatorio del burqa per le donne nei luoghi pubblici.

In precedenza era sufficiente un foulard che coprisse i capelli e il Ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio aveva ordinato alle conduttrici televisive di adeguarsi entro sabato. “Abbiamo resistito e ci siamo opposte all’uso del velo integrale”, ha dichiarato Sonia Niazi, presentatrice di TOLOnews. “Ma l’emittente ha subito pressioni, hanno detto che a qualsiasi presentatrice apparsa sullo schermo senza coprirsi il volto sarebbe stato dato un altro lavoro“, ha aggiunto.

Mohammad Sadeq Akif Mohajir, portavoce del Ministero per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio, ha dichiarato che le autorità non hanno intenzione di costringere le presentatrici a lasciare il loro lavoro: “Siamo felici che i canali abbiano esercitato correttamente la loro responsabilità“, ha sostenuto. Il documento ministeriale detta le linee di condotta anche per i media: “Le televisioni – si legge – devono evitare di mostrare soap opera e serie all’acqua di rose nelle quali recitino donne”.