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Al Bano: “Non trovo lavoratori per la mia tenuta, colpa del rdc”. E poi, in contrasto con la Costituzione: “Apprendistato già dai 12 anni”

Il cantante di Cellino San Marco in una intervista al settimanale Nuovo ha parlato della difficoltà di trovare personale per la sua tenuta. Naturalmente il cantante pugliese non fa menzione del contratto che offre né delle retribuzioni che propone. Spesso, molti casi sono stati documentati da IlFattoquotidiano.it, si scopre che chi addossa la responsabilità al reddito di cittadinanza offre in realtà stipendi da fame e condizioni al limite dello sfruttamento

Al Bano dice di fare fatica a trovare lavoratori per la sua tenuta di Cellino San Marco. Il cantante ha rilasciato un’intervista al settimanale Nuovo: “La mancanza di manodopera è una realtà drammatica con cui mi scontro ogni giorno con la mia azienda agricola. La colpa? Il reddito di cittadinanza, innanzitutto”. Naturalmente il cantante pugliese non fa menzione del contratto che offre né delle retribuzioni che propone. Spesso, molti casi sono stati documentati da IlFattoquotidiano.it, si scopre che chi addossa la responsabilità al reddito di cittadinanza offre in realtà stipendi da fame e condizioni al limite dello sfruttamento. Come dicono gli esperti peraltro “il benchmark non è particolarmente sfidante” visto che il sussidio medio percepito dai più giovani è di 500 euro al mese.

Ma Albano rilancia: “Bisognerebbe fare come in Germania, dove già a 12 anni i ragazzi dopo la scuola fanno apprendistato nelle imprese”. Le parole del 79enne pugliese arrivano a poche ore dall’ennesimo incidente in cui è rimasto ustionato un ragazzo che partecipava all’alternanza scuola lavoro. Più in generale denota una concezione piuttosto curiosa del percorso educativo dei ragazzi, scontrandosi con una discreta quantità di testi normativi fondamentali tra cui la Costituzione italiana (art. 34 e 37) e la Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo, che fissano a 15 anni l’età minima per lavorare.

Parole che faranno discutere, quelle del cantante e che si inseriscono nel dibattito pubblico dopo che Alessandro Borghese ha lamentato la difficoltà di trovare giovani disposti a lavorare nei ristoranti: “Preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici. E quando decidono di provarci, lo fanno con l’arroganza di chi si sente arrivato. E la pretesa di ricevere compensi importanti. Da subito”, le parole dello chef. A fargli eco ma con sfumature molto diverse, Filippo La Mantia: “Fino a prima del Covid per i ragazzi era importante trovare un impiego, adesso è più importante avere tempo. Non sono disposti a lavorare fino a tarda notte o nei giorni di festa”. Per lo chef è in atto “un cambio epocale”, “una presa di coscienza quella di mettere al centro della propria vita il tempo, è la tendenza di questo momento storico”.