Dopo Berlino anche Parigi frena sui tempi per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. “Bisogna essere onesti. Se diciamo che l’Ucraina entrerà nell’Ue fra 6 mesi, un anno o 2 anni mentiamo. Non è vero. Si tratta senza dubbio di 15 o 20 anni, è molto lunga”. Lo ha detto oggi il nuovo ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune. Tre giorni fa il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva affermato davanti al Bundestag di non essere favorevole ad una procedura più rapida rispetto a quella standard per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. “Che non ci sia alcuna scorciatoia per l’Ucraina è anche una questione di lealtà nei confronti dei sei Paesi dei Balcani occidentali”, aveva detto Scholz aggiungendo che “L’Ucraina appartiene alla famiglia europea ma l’ingresso in Europa non è una questione di alcuni mesi o di alcuni anni”. La posizione di Francia e Germania cozza con quelle del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, entrambi favorevoli ad una velocizzazione del processo.
Ogni Paese che chiede di aderire all’Ue deve impegnarsi a realizzare riforme che gli permettano di allinearsi agli standard europei su stato di diritto, economia, giustizia, politica e industria. È ciò che è stato chiesto anche ai Paesi che hanno aderito per ultimi, come Bulgaria e Romania o, nel 2004, Ungheria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Paesi Baltici. Un processo d’integrazione parziale rischierebbe, come successo con Polonia e Ungheria per quanto riguarda lo Stato di diritto e l’indipendenza del potere giudiziario, di permettere a Paesi ancora al di sotto di certi standard di entrare a far parte del gruppo dei 27 e votare in sede di Consiglio Ue, oltre che nel Parlamento europeo, su queste tematiche. Un problema aggravato, come si è visto, dal fatto che, in attesa della revisione dei Trattati, ognuno di questi Paesi può esercitare quello che di fatto è un potere di veto in Consiglio. E l’Ucraina su questi standard presenta ad oggi molte carenze . Secondo l’indice di percezione della corruzione elaborato da Transparency è il paese del Vecchio Continente più corrotto, al 122esimo posto a livello mondiale su 180 Stati analizzati. Secondo i rapporti della stessa Commissione europea, manca una vera strategia per la lotta alla criminalità organizzata, mentre i principali media nazionali sono concentrati nelle mani di un ristretto gruppo di editori. Gravi mancanze anche in materia di rispetto dei diritti umani, in particolar modo per quanto riguarda le comunità Lgbtqi.