Dopo il danno, la beffa. Ma i guai per l'Ispettorato nazionale del lavoro non finiscono qui, perché su 300 neoassunti si è presentata solo la metà. "Evidentemente cercano qualcosa di meglio, l'unico ente dove i dipendenti ministeriali si vedono negare la perequazione non può avere appeal", commenta un ispettore e dirigente Usb. Che al ministro chiede di passare dalle parole ai fatti, "in venti giorni"
Qualcuno ha pure pensato ad uno scherzo, quando alcuni dei nuovi dipendenti dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl), operativi dal primo aprile, hanno ricevuto in busta paga proprio l’adeguamento negato a tutti gli altri colleghi, che in questi mesi ha portato allo stato di agitazione, a uno sciopero e all’occupazione di una sala del ministero del Lavoro a Roma. “Ci stanno prendendo in giro?”, è la domanda rimbalzata nelle chat interne all’Ispettorato. Perché appena quattro giorni prima i sindacati avevano sospeso l’agitazione e dato fiducia al ministro Andrea Orlando, che ha finalmente promesso la perequazione già riconosciuta dal 2020 a tutti i dipendenti dei ministeri salvo, appunto, quelli di Inl e dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).
“Speriamo sia stato un errore, toccherà capirlo”, commenta l’ispettore Inl Giorgio Dell’Erba, dirigente del coordinamento nazionale dell’Unione sindacale di base (Usb). Che ammette l’amarezza dei colleghi. “Se di un errore si tratta, significa che i nuovi dovranno restituire l’indennità e probabilmente alla prossima busta paga si troveranno una decurtazione”. Un bel modo di cominciare un nuovo lavoro. E forse non si possono biasimare quelli che, dopo aver vinto il concorso, all’Inl non si sono proprio presentati. “Non possiamo pretendere di avere molto appeal con le paghe tra le più basse della pubblica amministrazione”, commenta il dirigente Usb. I posti per i nuovi amministrativi erano infatti 300, ma solo 177 si sono fatti vedere il primo giorno di lavoro. Eppure quella degli amministrativi Inl è da anni un’emorragia e a risentirne è soprattutto il lavoro ispettivo, che si riduce perché gli ispettori devono stare in sede a sbrigare anche la parte amministrativa. “In quattro anni l’ente ha perso il 40% del personale amministrativo e con l’innesto di quasi duemila nuovi ispettori entro l’anno, il lavoro d’ufficio aumenterà ulteriormente”.
E anche le nuove assunzioni tra gli ispettori – in 900 entreranno entro giugno e altri 1174 entro dicembre – non sembrano essere la panacea di tutti i problemi. “Intanto perché la promozione che il ministero fa del potenziamento nei numeri non corrisponde a quello delle dotazioni informatiche e telefoniche”, spiega Dell’Erba, che ricorda come a lui e colleghi manchino ancora i telefoni aziendali. “Inps e Inail sono avanti sulle dotazioni tecniche, centinaia di anni avanti”. Ma gli ispettori di Inps e Inail, come scritto anche da ilfattoquotidiano.it, sono stati inseriti nelle graduatorie a esaurimento, e al loro pensionamento non li sostituirà nessuno. Perché tutte le competenze ricadranno sugli ispettori Inl, per anni ridotti nell’organico e nonostante siano loro i primi ad ammettere che “l’ispettore onnisciente non può esistere, perché le diverse materie sono troppo vaste e il rischio di fare danni è altissimo”. Il contrario di come la pensa il ministro, che ai microfoni de ilfattoquotidiano.it si è detto convinto che a colmare un passaggio di competenze a dir poco in ritardo basteranno dei corsi di formazione (video). Così, quando hanno capito che ai nuovi carichi di competenze e lavoro non sarebbe corrisposta nemmeno l’adeguamento dell’indennità di amministrazione riconosciuta a tutti gli altri con lo stesso contratto, sono finiti ai ferri corti col loro datore di lavoro, che nel loro caso è proprio il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
“Se troviamo due lavoratori con la stessa mansione perché hanno lo stesso contratto e uno di loro viene demansionato, dobbiamo fare verbale. E invece proprio noi ispettori subiamo una discriminazione mentre ci caricano di nuove incombenze”, spiega Dell’Erba. Lo scorso 13 maggio, dopo una lunga battaglia che il 18 marzo scorso ha visto uno sciopero con il 90% di adesione, tutte le rappresentanze sindacali hanno firmato un verbale d’intenti con Orlando. “È questione che merita di essere risolta dando risposte concrete alle lavoratrici e ai lavoratori”, si legge nel testo. Il ministro si è impegnato a far partire la perequazione dal 2023 inserendola nella prossima legge di Bilancio. E siccome gli altri dipendenti ministeriali hanno incassato gli arretrati perché a loro è stata riconosciuta dal 2020, lo stesso si aspettano i lavoratori Inl e gli 80 di Anpal, entrambi figli di una riforma, quella del 2015 del governo di Matteo Renzi, che li ha presto resi orfani. “La famosa riforma a costo zero, senza nessuna politica del personale, e questi sono i risultati”, commenta l’ispettore. Oltre all’anticipo sugli arretrati, nel verbale d’intesa c’è anche l’aumento del budget dei due fondi di incentivazione alla produttività per adeguarli alla imminente immissione in servizio di più di duemila funzionari. E’ quanto Orlando ha promesso di “proporre per l’approvazione, nei prossimi provvedimenti utili”. Il prossimo 10 giugno, quando è convocato il tavolo permanente coi sindacati, questi si aspettano di vedere fatti concreti. “In modo unitario abbiamo dato fiducia al ministero, ma adesso ci vogliono le norme, un decreto legge dove concretizzare questi impegni”, spiega Dell’Erba. E subito rilancia: “Se a giugno non si realizzano le cose promesse chiuderemo gli uffici, il ministro ha venti giorni per passare dalle promesse alla concretezza, vedremo se ha davvero la capacità politica necessaria”.