Negli ultimi 5 mesi a Catania sono state sostituite 300 marmitte catalitiche. A Palermo, nello stesso periodo, 250. Una scelta obbligata, perché le automobili dei diretti interessati erano rimaste senza catalizzatori, rubati da chi ha capito che i tre metalli rari in essi contenuti – palladio, platino e rodio – accrescono il loro valore economico: dai 150 ai 400 euro a seconda della tipologia. Per rendere l’idea, un grammo di rodio vale quasi 600 euro, più di dieci volte del valore dell’oro. In media, ogni catalizzatore ne contiene un grammo: con 100 dispositivi che abbattono le emissioni inquinanti si possono guadagnare migliaia di euro.
Una nuova piaga – “Il fenomeno non è soltanto palermitano o siciliano, i furti di catalizzatori sono ormai un problema europeo da alcuni anni che non si esaurisce con il solo furto” ha spiegato a Repubblica Leopoldo Laricchia, questore del capoluogo siciliano. “Qui a Palermo stiamo lavorando con estrema determinazione per scoprire l’intera filiera – ha aggiunto – arrestiamo i ladri, ma stiamo cercando i ricettatori e le aziende in grado di ricavare i preziosi metalli dai dispositivi”. Solo nell’ultimo mese, fra Palermo e Catania sono state arrestate sette persone e ne sono state denunciate altre otto.
Modalità di azione e obiettivi – I ladri entrano in azione la notte, per essere certi che le marmitte delle macchine, in sosta da ore, siano fredde. A destare interesse sono i dispositivi anti inquinamento Euro 5 e precedenti. Smart e Suv sono i modelli più gettonati: le prime perché garantiscono un’operazione rapida – basta smontare il paraurti posteriore -, le seconde per la loro altezza da terra. I catalizzatori rubati vengono immessi nel mercato nero europeo, in cui decine di ditte specializzate – e regolari – recuperano i metalli preziosi. In assenza di sistemi per distinguere i componenti rubati da quelli rottamati, ai predoni basta vendere la refurtiva ai ricettatori.