Sembra una delle tante voci girate non solo negli ultimi mesi, ma negli ultimi anni: Vladimir Putin è scampato a un attentato. Questa volta è successo meno di due mesi fa, a marzo. A dirlo è il capo dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, Kyrylo Budanov, non nuove a “clamorose rivelazioni” sulla politica interna in Russia e sullo stato di salute del capo del Cremlino. “Si tratta di un’informazione non pubblica e di un tentativo assolutamente fallito, è successo davvero circa due mesi fa”, ha detto Budanov, precisando che l’attentato “è stato compiuto da elementi del Caucaso“, la turbolenta regione russa divenuta negli anni anche la culla del jihadismo di matrice Isis. Ma non è certo contro gli islamici che punta l’indice Budanov, che si era già detto sicuro che in Russia sia in corso un’operazione sotterranea per rimuovere Putin dal potere, che dovrebbe raggiungere il suo zenit “entro fine anno”. “Sono ottimista”, aveva confidato a Sky News, scommettendo sul fatto che Kiev a metà agosto rovescerà in proprio favore le sorti della guerra. Anche perché Putin, aveva aggiunto, “è gravemente malato di cancro“. Prima ancora di queste bombe mediatiche, tutte da verificare sempre Budanov aveva rivelato che Kiev era a conoscenza dei piani di invasione sin dal novembre 2021 grazie a una fitta rete di informatori annidata tra le file di Mosca: “Le nostre fonti sono ovunque. Nell’esercito, negli ambienti politici, così come nell’amministrazione presidenziale”.
Le speculazioni su una trama golpista ai danni di Putin e della sua cerchia sono state rilanciate in questi mesi di guerra anche da fonti occidentali e della dissidenza russa. A soffiare sul fuoco ci aveva pensato anche il presidente Usa Joe Biden, con quelle parole pronunciate a Varsavia che scatenarono un putiferio: “Quest’uomo non può rimanere al potere. Dobbiamo dire a questo tiranno che i suoi giorni sono contati”, disse il capo della Casa Bianca lo scorso 26 marzo. Da ultimo sir Richard Dearlove, ex capo dei Servizi segreti di Sua Maestà, si è spinto a prospettare addirittura una soluzione “alternativa” al golpe, ovvero il “ricovero di Putin in un sanatorio, entro il 2023”.
Che il mestiere di zar presenti i suoi rischi lo ha ammesso lo stesso Putin nell’intervista con Oliver Stone del 2017, in tempi non sospetti dunque. “Sono sopravvissuto a 5 tentativi di assassinio“, raccontò il presidente russo al regista americano, “ma non sono preoccupato”. A suo tempo però ha chiesto lumi a Fidel Castro, scampato ad almeno 50 tentativi e progetti di uccisione: “Mi disse che a differenza di altri è sopravvissuto perché si è sempre occupato personalmente della sua sicurezza”, confidò Putin. “Io faccio il mio lavoro, la sicurezza il suo. Come recita un proverbio russo: chi è destinato ad essere impiccato non morirà annegato”.