Secondo quanto riporta l'agenzia russa Tass, il ministero delle Finanze e la Banca Centrale di Russia avrebbero messo a punto una proposta per ridurre le vendite obbligatorie di valuta estera da parte delle aziende esportatrici dall’80 al 50% dei propri ricavi. Il premio Nobel Paul Krugman: "Le sanzioni stanno funzionando"
“L’economia russa resiste abbastanza bene al colpo di sanzioni”. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin nella conferenza stampa a Sochi con il presidente Aleksander Lukashenko, come riporta Interfax. La transizione al pagamento del gas con i rubli rafforzerà la valuta russa, ha commentato Putin riferendosi al nuovo meccanismo di pagamento a cui hanno aderito molti clienti europei. Nel frattempo, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass, il ministero delle Finanze e la Banca Centrale di Russia avrebbero messo a punto una proposta per ridurre le vendite obbligatorie di valuta estera da parte delle aziende esportatrici dall’80 al 50% dei propri ricavi. La misura è stata introdotto per sostenere il valore del rublo nei confronti delle altre monere ma nelle ultime settimane il rublo si è molto rafforzato toccando i massimi da 4 anni e diventando anzi la valuta che più è cresciuta nei confronti del dollaro da inizio anno (+ 12%)
Altri dati sembrano suffragare la visione cautamente ottimista di Putin . Tra gennaio ed aprile surplus commerciale dii Mosca (differenza tra valore delle esportazioni e delle importazioni) ha raggiunto i 95,8 miliardi di dollari, quasi quadruplicato rispetto ai 27,5 miliardi di un anno fa e ben al di sopra dei 58,2 miliardi di dollari stimati dagli analisti. In un editoriale che appare oggi sul quotidiano statunitense New York Times di oggi il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman rimarca tuttavia come l’avanzo crescente sia in realtà un segno di debolezza e non di forza oltre che un’indicazione che le sanzioni stanno funzionando. È vero che Mosca continua a incassare i soldi delle esportazioni di idrocarburi (in media circa un miliardo di dollari al giorno, ndr), ragiona Krugman, ma poi questo denaro non può essere utilizzare per comprare nulla o quasi dall’estero. Il che spiega il crollo delle importazioni e quindi la crescita dall’avanzo commerciale. Prima o poi questa situazione è destinata ad affossare un’economia, che conta in grandissima parte sull’export di materie prime ed è carente sulla produzione interna di molte tecnologie.