Il disegno di legge è già stato approvato a maggioranza in Senato lo scorso giugno, e se passerà l'esame della Camera aggiungerà consentirà di destinare la porzione dell'Irpef al fondo per il personale in divisa. Il Terzo settore lancia il suo allarme: "Il contributo ha permesso attività di interesse generale con ampia ricaduta sociale che altrimenti non sarebbe stato possibile realizzare"
Terzo settore contro il ddl della Lega che estende alle Forze di Polizia e alle Forze Armate il 5 per mille degli italiani. Il testo, approvato dal Senato un anno fa e attualmente sotto esame alla Camera, consentirebbe ai contribuenti di finanziare il fondo assistenza per il personale in divisa. Da Emergency ad ActionAid, da Save the Children al FAI, decine di associazioni lanciano l’allarme e si appellano al Parlamento “perché non sia snaturato lo spirito del 5 per mille, nato nel 2006 con il preciso obiettivo di sostenere le attività nel campo del volontariato, della ricerca scientifica, della tutela dei più fragili, del patrimonio culturale e dell’ambiente”, scrivono in un comunicato. “La donazione è nata per sostenere le attività svolte dall’associazionismo: dedicarlo ad altre finalità è profondamente ingiusto”, ha detto più volte la portavoce del Forum Terzo Settore, Vanessa Pallucchi.
Il primo firmatario del controverso ddl è il leghista Gianfranco Rufa, che lo ha lanciato nel 2019 per – diceva all’indomani della presentazione – dare “un sostegno concreto alle donne e agli uomini che ogni giorno indossano la divisa per servire il proprio Paese”. Attualmente i contribuenti possono destinare il 5 per mille dell’Irpef ad associazioni di volontariato, a onlus, alla ricerca scientifica, alle università come pure alle associazioni sportive dilettantistiche. Il disegno di legge della Lega modifica la disciplina del 5 per mille e aggiunge, si legge nel primo dei due articoli del ddl, il “finanziamento del fondo di assistenza per il personale in servizio del Corpo della guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell’Arma dei carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di polizia penitenziaria o dell’Esercito o della Marina militare o dell’Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l’assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio”.
La materia era stata stabilizzata solo di recente, con le risorse necessarie individuate nella legge di Bilancio del 2015 e le regole definite una volta per tutte con il decreto legislativo 111/2017 e il Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del luglio 2020 che inserivano il 5 per mille nella nel quadro della riforma del Terzo settore e del suo Codice, assegnando i fondi agli Enti iscritti al nuovo Registro degli enti di Terzo settore. Con il ddl della Lega, invece, alle realtà della cosiddetta sussidiarietà orizzontale si affiancano Corpi dello Stato e addirittura beneficiari individuali, quali sono appunto “i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per cause di servizio o in servizio”. E siccome la modifica è “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, la coperta scoprirebbe inevitabilmente altre attività che in questi anni sono state possibili proprio grazie alla volontà degli italiani di destinare il loro 5 per mille.
“Il contributo ha permesso al Terzo settore di svolgere attività di interesse generale con ampia ricaduta sociale che diversamente non sarebbe stato possibile realizzare”, spiegano associazioni come ActionAid, AISM, EMERGENCY, FAI, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Fondazione Telethon e Fondazione AIRC, il cui direttore generale per per la ricerca sul cancro e portavoce in audizione alla Camera del Gruppo Terzo Settore, Niccolò Contucci, dichiara: “Il lavoro delle Forze di Polizia e delle Forze armate è essenziale per la sicurezza di tutti i cittadini, ma non dovrebbe essere sostenuto togliendo risorse al Terzo Settore che svolgono attività fondamentali a beneficio della collettività, complementari a quelle svolte dallo Stato”. Il ddl è stato approvato a maggioranza in Senato lo scorso 9 giugno con il voto favorevole di tutte le compagini politiche ed è attualmente in Commissione Bilancio alla Camera. “Un sostegno che i cittadini danno una volta l’anno con la dichiarazione dei redditi e che dovrebbero destinare non a quanti già possiedono dei loro fondi previdenziali e altre forme di sostentamento, quindi è un grave sbaglio dedicarlo a finalità improprie per le quali interviene già la fiscalità generale o il sistema previdenziale“, sostiene Pallucchi del Forum Terzo Settore, convinta che l’approvazione definitiva andrebbe “a scapito delle persone più fragili perché a scapito di associazioni ed enti di volontariato che sono da sempre le Cenerentole delle categorie, che fanno un lavoro immane con zero fondi. Ma in un Paese che fa pagare l’Iva alle associazioni e la toglie alle imprese di armi, non stupisce”