Gli storici “squilibri eccessivi” e “vulnerabilità” dell’Italia potranno essere affrontati solo facendo leva sull’effetto positivo di investimenti e riforme previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Che va attuato in modo rapido ed efficace. È il messaggio che la Commissione europea recapita al governo Draghi, alle prese con liti interne alla maggioranza e in particolare veti della Lega che stanno rallentando provvedimenti cruciali per rispettare le scadenze del Pnrr. Nelle raccomandazioni del pacchetto di primavera del semestre europeo Bruxelles come sempre entra nel merito: raccomanda, per “ridurre ulteriormente le tasse sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema”, di “adottare e attuare opportunamente la legge delega sulla riforma fiscale, in particolare attraverso la revisione delle aliquote marginali d’imposta“. Oltre ad “allineare i valori catastali ai valori correnti di mercato“, segnala “la razionalizzazione e la riduzione delle agevolazioni fiscali, anche per l’Iva, e le sovvenzioni dannose per l’ambiente garantendo equità e riducendo la complessità del codice tributario”. Proprio di catasto parla il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni rivolgendosi a Matteo Salvini: “La Commissione non ha nessuna intenzione di massacrare nessuno di tasse”, ma la riforma del catasto (l’ultimo e non unico terreno di scontro) “è una necessità per l’Italia di cui il governo è perfettamente consapevole. Da Bruxelles, peraltro, arriva un altro avvertimento a Roma: il Patto di Stabilità e crescita sarà sospeso anche nel 2023, ma tornerà nel 2024. Quindi è necessario il prossimo anno “garantire una politica di bilancio prudente” e nel periodo successivo attuare “una riduzione credibile e graduale del debito“.

Gli “squilibri” dell’Italia – Le vulnerabilità dell’Italia secondo Bruxelles “riguardano l’elevato debito pubblico e la debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze dei mercati finanziari, che hanno rilevanza transfrontaliera”. Nel nostro Paese, prosegue l’analisi della Commissione Ue, “il rapporto tra debito pubblico e Pil ha iniziato a diminuire nel 2021 e si prevede un ulteriore declino, ma rimane un rischio per la sostenibilità fiscale, il settore finanziario e la crescita economica”. In particolare, “il settore bancario potrebbe trovarsi di fronte a sfide per l’impatto della graduale eliminazione delle misure di sostegno temporaneo in risposta alla crisi pandemica”, aggiunge l’analisi.

L’attuazione del Pnrr – La Commissione sottolinea che il piano di ripresa e resilienza “sta affrontando le vulnerabilità, anche stimolando la competitività e la produttività”. Ma affinché si vedano gli effetti del Pnrr, è “cruciale” una sua attuazione “rapida e sana”. Per questo la Commissione Ue raccomanda all’Italia di “procedere all’attuazione del suo piano di ripresa e resilienza, in linea con le tappe e gli obiettivi fissati” e di “concludere rapidamente i negoziati con la Commissione dei documenti di programmazione della politica di coesione 2021-2027 per avviarne l’attuazione”.

“L’uso di concessioni pubbliche non è stato ottimale: perse entrate” – Tra le riforme previste dal piano e in stallo a causa delle liti in maggioranza c’è il ddl Concorrenza. Il premier Mario Draghi giovedì scorso ha convocato un cdm per avvertire che se non si trova un’intesa a breve metterà la fiducia sul testo iniziale, quello che ancora non recepiva i tentativi di intesa sulle concessioni balneari e quelle idroelettriche. In Italia “l’uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale”, nota la Commissione nel Country Report sull’Italia. “Ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato”.

Politiche di bilancio “prudenti” – Per il 2023 la Commissione Ue raccomanda all’Italia di “garantire una politica di bilancio prudente, in particolare limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine, tenendo conto del continuo sostegno temporaneo e mirato alle famiglie e alle imprese più vulnerabili, agli aumenti dei prezzi dell’energia e alle persone in fuga dall’Ucraina”. Infatti, se Bruxelles ritiene giustificato un nuovo stop per tutto il 2023, nel 2024 torneranno le regole del Patto di Stabilità e crescita. Per questo la Commissione, per il periodo successivo al 2023, raccomanda all’Italia di “perseguire una politica di bilancio volta a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine e a garantire una riduzione credibile e graduale del debito e la sostenibilità di bilancio a medio termine attraverso il consolidamento graduale, gli investimenti e le riforme“.

Il ritorno del Patto di Stabilità – Le raccomandazioni sul debito, però, riguardano tutta l’Europa. “I paesi dovrebbero tornare a politiche di bilancio prudenti”, afferma il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis nella presentazione alla stampa del pacchetto di primavera. “Ribadiamo anche negli orientamenti di oggi che la clausola di salvaguardia generale non sospende le norme di bilancio dell’Unione europea e non sospende il patto di stabilità e di crescita quindi bisognerà continuare a fornire orientamenti di bilancio per gli Stati membri”, aggiunge Dombrovskis. Che poi specifica: “Il prolungamento della clausola di salvaguardia non è sospensivo delle procedure, anche quella di deficit eccessivo e quando si valuta la conformità o l’apertura di una procedura per deficit” uno “dei fattori che valuteremo è proprio la conformità rispetto alle raccomandazioni di oggi”.

In generale, si legge nelle raccomandazioni del pacchetto di primavera, “i piani di bilancio degli Stati membri per il prossimo anno dovrebbero essere ancorati a percorsi prudenti di aggiustamento a medio termine che riflettano le sfide della sostenibilità di bilancio associate agli elevati livelli di debito-Pil che sono ulteriormente aumentati a causa della pandemia”. Il 2023, infatti, sarà l’ultimo anno senza austerity. “L’accresciuta incertezza e i forti rischi al ribasso per le prospettive economiche nel contesto della guerra in Ucraina, gli aumenti senza precedenti dei prezzi dell’energia e le continue perturbazioni della catena di approvvigionamento giustificano l’estensione della clausola di salvaguardia generale” che sospende gli obblighi del Patto di stabilità “nel 2023“, si legge nelle raccomandazioni, ma la clausola sarà disattivata “a partire dal 2024“. La Commissione europea fornirà orientamenti sulla possibile riforma dell’intero quadro della governance economica dopo la pausa estiva e in tempo utile per il 2023.

“La politica di bilancio” dei Paesi membri “dovrebbe essere prudente nel 2023, controllando la crescita della spesa primaria corrente finanziata a livello nazionale, consentendo nel contempo il funzionamento di stabilizzatori automatici, e fornendo misure temporanee e mirate per mitigare l’impatto della crisi energetica e per fornire assistenza umanitaria alle persone in fuga dall’invasione russa dell’Ucraina”, scrive la Commissione. “La natura specifica dello shock macroeconomico provocato dall’invasione russa dell’Ucraina” e “le sue implicazioni a lungo termine per le esigenze di sicurezza energetica dell’Ue richiedono un’attenta progettazione della politica di bilancio nel 2023″, facendo attenzione ad “ampliare gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale e la sicurezza energetica”, evidenzia Bruxelles, indicando che “l’attuazione completa e tempestiva dei Pnrr è fondamentale per raggiungere livelli di investimento più elevati”. La Commissione raccomanda ai Paesi anche di stabilire una politica fiscale “pronta ad adeguare la spesa corrente all’evolversi della situazione”.

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