“Dalla Lega in Senato c’è un chiaro tentativo di ostruzionismo, che non riguarda soltanto la cannabis, ma tutte le leggi in discussioni sui diritti“. Ad attaccare, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, è il deputato di +Europa, Riccardo Magi, in merito al ‘derby’ parlamentare, tra Montecitorio e Palazzo Madama, sul tema cannabis.
Perché se da una parte da due anni procede a fatica la discussione tra i deputati in commissione Giustiziasul testo base riformulato da Mario Perantoni, presidente M5s della stessa Commissione– con la conclusione dei voti sugli emendamenti all’articolo uno, sulla coltivazione domestica per uso personale, ndr – ,
allo stesso tempo al Senato è stato invece incardinato a fine aprile un ddl leghista parallelo. Il cosiddetto ‘Droga zero‘, che intende al contrario inasprire le pene ed eliminare ‘la lieve entità’ anche per la sola detenzione di stupefacenti. Tradotto, due ddl di segno opposto.
Eppure, i regolamentiparlano chiaro: non è possibile procedere all’esame di un ddl avente “un oggetto identico o strettamente connesso rispetto a quello di un progetto già presentato” nell’altro ramo del Palazzo, così come spiegano sia l’articolo 78 del regolamento di Montecitorio e quello numero 51 di Palazzo Madama. Ma se la Lega insiste e il suo esponente alla guida della commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, ha già rivendicato di voler ‘andare avanti’, allo stesso modo è la maggioranza che sostiene alla Camera il ddl Perantoni a invocare un intervento della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Deve intervenire per evitare una violazione del regolamento“, spiega Magi.
Non è stato l’unico ad appellarsi alla seconda carica dello Stato. Perché lo stesso presidente della Camera Roberto Fico ha già scritto in modo riservato alla collega, con l’obiettivo di raggiungere un’intesa. Anche perché per prassi parlamentare ad avere la precedenza è il testo presentato per primo: in questo caso, il ddl Perantoni in discussione alla Camera, già adottato come testo base in commissione nel 2021, su richiesta dello stesso Magi e della deputata M5s Caterina Licatini, e presentato già nel 2019.
Da Casellati però non è ancora arrivata alcuna risposta: “Ostruzionismo a sua volta? Casellati dovrebbe avvisare Ostellari che non è possibile procedere, questo non sappiamo se sia stato fatto. Di certo, la presidente sul tema cannabis ha già dato prova di scarsa sensibilità, quando dichiarò inammissibile in Aula un emendamento sulla cannabis light, a basso contenuto di Thc, quando lo stesso era stato invece dichiarato ammissibile in commissione, nel corso dell’esame di una legge di bilancio”, ha attaccato Magi. Convinto però che alla Camera si debba andare avanti: “Bisogna raggiungere l’obiettivo, così come prevede il calendario, di arrivare in Aula nel mese di giugno“.
Quel che rischia di mancare, però, oltre ai tempi per approvare la legge – considerato come la legislatura sia ormai diretta verso la sua fine – è la volontà politica: “La misureremo nei fatti, abbiamo chiesto a Pd e M5s di accelerare alla Camera”, ha precisato Antonella Soldo, di ‘Meglio Legale’. “È vero che ci sono atteggiamenti dilatori da parte di alcune forze politiche, ma mi auguro che si possa arrivare in Aula e dare un segnale, almeno con una prima approvazione a Montecitorio”, ha replicato il dem Walter Verini.
Magi però avverte: “Il centrodestra ha chiesto, per far sì che il ddl sul fine vita vada avanti in Senato, di avere nominato il senatore leghista Simone Pillon come relatore e di avere incardinato il testo sulla cannabis in commissione al Senato. Ma se si fa uno ‘scambio’, almeno si deve ottenere qualcosa. E invece si è concesso tutto questo, senza che il ddl sul fine vita sia andato avanti. E allora forse da parte anche di altri manca la volontà politica. Pd e M5s? Forse si ha paura dei numeri, ma di certo la trattativa non è stata così vantaggiosa”.