La Svizzera dice no e nega una estradizione perché non riconosce punibile quel reato. La mancata assistenza giudiziaria diventa una notizia perché il diniego alla richiesta della procura di Milano riguarda Danilo Coppola, l’immobiliarista romano ex protagonista della stagione dei ‘furbetti del quartierino’ e sui cui pende un’ordinanza di custodia in carcere per tentata estorsione a Prelios, società proprietaria del complesso immobiliare Porta Vittoria a Milano. E a svelare la richiesta d’arresto è lo stesso Coppola al Corriere della Sera: “Sono ricercato, dall’8 marzo c’è un ordine di custodia cautelare nei miei confronti, l’ho saputo e ho preferito non farmi trovare”, ha detto mentre sui suoi profili social, ormai da tempo, pubblica lunghi video e carte processuali con i quali attacca i magistrati per i vari casi giudiziari che l’hanno visto coinvolto.
L’inchiesta è coordinata dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio e riguarda le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, società che era titolare di un progetto di rilancio dell’area residenziale milanese, dichiarate fallite nel 2013, nel luglio 2015 e nell’aprile 2016. Contestazioni che anche in appello gli sono costate una condanna a 7 anni di reclusione (a luglio l’udienza in Cassazione). La procura aveva dunque chiesto l’arresto e lo scorso 8 marzo (con motivazioni depositate il 13 aprile) la Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Riesame sulla misura cautelare, che era invece stata negata dal giudice per le indagini preliminari. E, secondo la Cassazione, che Coppola abbia messo in campo una “azione giudiziaria fraudolenta” ai danni del fondo Prelios è più di un sospetto.
Ad avviso della Suprema Corte l’immobiliarista sarebbe infatti il “dominus ed anche l’effettivo beneficiario economico di Immobiliari Orizzonte“, la società che contesta l’acquisizione del complesso immobiliare di Porta Vittoria da parte di Prelios sulla base di un contratto preliminare del 13 gennaio 2015 che per gli ermellini è però “privo di causa se non quella di ostacolare la trattativa in corso con Prelios per impedire l’investimento della stessa Prelios”. Il sospetto che dietro la Immobiliari Orizzonti ci sia Coppola, per la Cassazione è supportato da “elementi di riscontro che assurgono a gravità indiziaria”, come il fatto che si tratta di una società “appartenente pro quota all’ex Silvia Necci”, a lui ancora legata “da una rete di interessi comuni, con il ruolo spesso di accondiscendente prestanome, pur dopo la separazione dei coniugi”. Un ulteriore elemento di collegamento è stato poi individuato dagli ermellini nella lettera inviata dai legali di Necci alla Prelios a gennaio del 2020. In quella mail si proponeva un accordo sotto forma di “scambio di utilità in base al quale Prelios avrebbe consegnato la somma di 1,5 milioni di euro e favorito il trasferimento dell’Hotel Cicerone, e il Coppola avrebbe rinunciato all’iniziativa giudiziaria intrapresa dalla Immobiliari Orizzonti davanti al giudice civile”. E dunque se Coppola “pretendeva per sé, è evidente che era in grado di garantire quanto promesso”, rileva la Suprema Corte condividendo quanto “plausibilmente” affermato dal Tribunale del riesame di Milano che ha detto sì al carcere per Coppola. Dopo il provvedimento della Cassazione la procura di Milano ha dato il via alle ricerche per eseguire l’arresto, individuando Coppola in Svizzera. A quel punto gli atti sono stati trasmessi alle autorità elvetiche ma una decina di giorni fa è arrivata la risposta: in sostanza, niente consegna di Coppola perché la tentata estorsione in Svizzera non è riconosciuta come punibile.