Dagli ufo a Putin, Claudio D’Amico le sue passioni non le ha mai rinnegate. Nemmeno all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, quando in un’intervista al Foglio ha sostenuto di “non essere filorusso, ma italiano”, aggiungendo però che “quando c’è una crisi del genere, è come quando una coppia divorzia: la colpa non sta tutta da una parte”. Del resto è stato lui a creare i rapporti tra Lega e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, presentando Matteo Salvini al capo del Cremlino. Lui insieme a Gianluca Savoini, l’altro leghista appassionato di Russia finito sotto indagine per corruzione internazionale dopo la trattativa tentata all’hotel Metropol per garantire un presunto finanziamento alle Lega da svariati milioni. Vicende che tornano alla ribalta ora che D’Amico è stato scelto come capolista della Lega a Sesto San Giovanni, la ex Stalingrado d’Italia che andrà al voto a giugno. E dove D’Amico è da cinque anni assessore a Sicurezza e politiche abitative. Di “vergogna” parla l’eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino, che lo definisce “l’intrallazzone politico che ha fatto da ponte tra i leghisti e la banda di Putin”.
Da trent’anni nella Lega, D’Amico si è vantato di aver portato a Mosca anche Umberto Bossi, nel lontano 1997. Capo di gabinetto dell’allora ministro delle riforme Roberto Calderoli dal 2004 al 2006, due anni dopo è stato eletto alla Camera. Nel 2014 si è candidato senza successo alle europee ed è in quell’occasione che ha parlato di Ufo: “Un fenomeno reale, non si può far finta di niente”. Poi l’associazione Lombardia-Russia, quella di cui Savoini era presidente e D’Amico responsabile dello sviluppo progetti. Salvini in una intervista al sito International Affairs li definiva entrambi “my official representatives”. Del resto sono sempre state loro due le ombre del leader del Carroccio quando si trattava di volare oltre l’ex Cortina di ferro. D’Amico, come ricostruito da ilfattoquotidiano.it tre anni fa, partecipa a diversi viaggi a Mosca. Come quando nel novembre del 2016 è con Savoini e Salvini nella sede dell’agenzia di stampa Ria Novosti per parlare della dannosità delle sanzioni imposte dall’Occidente dopo che la Russia ha occupato la Crimea. Passano quattro mesi e nel marzo del 2017 D’Amico è presente alla firma di un accordo con il partito Russia Unita, mentre Savoini lo definisce “segretario per le relazioni estere della Lega” in un’intervista a Sputnik News, sito della propaganda russa oggi messo al bando dall’Unione europea.
D’Amico c’è anche nel luglio del 2018, quando Salvini atterra a Mosca per la prima volta da vicepresidente del Consiglio. Non c’è invece il 18 ottobre dello stesso anno all’hotel Metropol, quando Savoini parla con tre emissari russi di un presunto finanziamento alla Lega. Ma in quei giorni, da alcune foto pubblicate sul profilo Facebook dell’associazione Lombardia-Russia, D’Amico sembra essere pure lui a Mosca. Così quando mesi dopo quell’incontro diventa di dominio pubblico, i giornali iniziano a interessarsi anche a D’Amico e salta fuori che Salvini, in quel periodo vice premier e ministro dell’Interno, lo ha scelto come “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale”. È in tale veste che nel luglio del 2019 D’Amico “sollecita” l’invito di Savoini a una cena d’onore a Villa Madama con l’allora presidente del Consiglio Conte e con Putin.
A Sesto San Giovanni, dove è assessore del 2017, si è distinto soprattutto per aver deciso mille Daspo, cifra tonda festeggiata con tanto di torta davanti ai flash. E per una gestione delle politiche abitative che pochi giorni fa, presentando la propria candidatura, D’amico ha rivendicato così: “Prima spendevano 1,5 milioni per dare case agli ultimi arrivati al di fuori delle graduatorie. Noi, le case, le diamo in base alle graduatorie”. Una gestione che però ha fatto esplodere l’emergenza abitativa, come ricorda Daniele Tromboni, consigliere comunale e capolista del M5s, che alle comunali di giugno sosterrà il candidato del centrosinistra Michele Foggetta: “La giunta ha smesso di pagare il canone di quegli alloggi che l’amministrazione subaffittava a chi ne aveva bisogno. Ora 600 famiglie rischiano di rimanere per strada e l’amministrazione non sta facendo nulla per affrontare il problema”.