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Luca trovato morto nell’auto parcheggiata, suo padre il barone Rudatis scrive una lettera: “Non sapevamo dei suoi drammi, mai l’avremmo lasciato lì da solo”

Luca Rudatis è stato stroncato da un malore mentre era seduto al posto del guidatore, fermo in un parcheggio nel comune di Pedavena, nel bellunese

È morto da solo, nell’auto che da qualche tempo era diventata la sua casa: solo dopo ventiquattr’ore alcuni passanti hanno notato il corpo e lanciato l’allarme ma ormai per lui non c’era più niente da fare. Luca Rudatis è stato stroncato da un malore mentre era seduto al posto del guidatore, fermo in un parcheggio nel comune di Pedavena, nel bellunese. Nessuno aveva denunciato la sua scomparsa e sono stati i carabinieri ad indentificarlo come il figlio di Giuseppe Rudatis, molto conosciuto nella zona come “il Barone delle Dolomiti”.

La notizia della morte di Luca ha sconvolto la comunità locale che si interroga su come un ragazzo con una famiglia alle spalle possa esser finito a vivere in macchina nell’indifferenza generale. “Luca Rudatis era mio figlio. Io e la mia ex moglie non eravamo al corrente che ultimamente viveva in auto, a noi diceva che andava regolarmente al lavoro, che aveva preso in affitto un appartamento e viveva con una sua nuova amica”, ha scritto il padre in una lettera aperta pubblicata dall’emittente locale Radio Più. “Non ci aveva mai detto nulla dei suoi drammi, e non aveva chiesto aiuto. L’avessimo saputo mai l’avremmo lasciato lì da solo”, ha sottolineato il genitore.

Quindi il signor Rudatis ha spiegato che da tempo Luca aveva problemi di dipendenze: oltre agli effetti personali, infatti, nell’auto sono state trovate anche numerose bottiglie di alcolici e secondo i sanitari potrebbe esser stata proprio una grave intossicazione alcolica a causare la sua morte. “Aveva un problema con l’alcool, è vero. Le abbiamo provate tutte io e mia moglie, lo abbiamo messo in comunità, portato più volte all’ospedale, ci diceva che non beveva più e invece la realtà era un’altra. Quello che voglio far capire è che non è stato abbandonato, ci eravamo fidati di quanto di raccontava ed è giusto che chi vi legge ed ascolta conosca anche questa verità”, ha concluso Giuseppe Rudatis nella sua lettera.