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Parla l’unica sopravvissuta a un incidente aereo nel quale sono morte 152 persone: “Una turbolenza, nessuno sembrava preoccupato. Poi una scossa elettrica…”

Si chiama Bahia Bakari e oggi ha 25 anni. Ne aveva 12 quando l'aereo della compagnia yemenita nel quale stava viaggiando insieme alla madre per raggiungere le Comore, si è schiantato nell'Oceano Indiano. Ora ha testimoniato al processo francese contro la Yemenia Ariways

di F. Q.

Aveva 12 anni quando l’aereo sul quale viaggiava insieme alla madre precipitò nell’oceano. Lei, Bahia Bakari, è l’unica sopravvissuta a quella tragedia nella quale hanno perso la vita 152 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Era il 2009, la notte tra il 29 e il 30 giugno, e l’aereo stava volando verso Moroni, la capitale delle Comore. Bakari stava andando al compleanno del nonno: partenza da Parigi, scalo a Marsiglia, poi ancora a Sana’a, Yemen. Da lì, col volo Yemenia Ariways IY626, dritti fino alle isole Comore, tra il Madagascar e il Mozambico. Destinazione che non verrà mai raggiunta.

Bakari ha partecipato in qualità di testimone al processo francese contro la compagnia aerea yemenita. La storia dell’oggi 25enne la racconta, tra gli altri, il Guardian. “Era un aereo piccolo (Airbus A310, ndr), c’erano mosche che ronzavano all’interno e un forte odore di wc. Il volo però sembrava andare bene, almeno fino all’inizio della manovra di atterraggio”. Cosa è accaduto? Bakari racconta: “Ho iniziato a sentire una forte turbolenza ma tutti accanto a me sembravano tranquilli. Poi una scossa elettrica. C’è come un ‘buco nero’ tra il momento in cui ero seduta in aereo e quello in cui mi sono ritrovata nell’acqua”. Perché il volo IY626 è precipitato in mezzo l’Oceano Indiano.

Bakari, nell’esatto momento in cui si ritrova nell’acqua, ignora di essere l’unica sopravvissuta. Si aggrappa a un pezzo di lamiera. Sente voci attorno a sé, in comoranese, poi pian piano si addormenta. Mentre la 25enne racconta l’aula, piena, è in assoluto silenzio. Ci sono i parenti delle vittime. Dopo 12 ore Bakari viene tratta in salvo da una barca. In quel momento, scopre di essere l’unica sopravvissuta. “Tra i corpi recuperati e identificati c’era anche quello di mia madre. È stato un lutto difficilissimo da superare… Due anni dopo ho ripreso l’aereo per andare alle Comore, dove lei è sepolta”.

Bakari è stata ricoverata in ospedale ma oggi fortunatamente non ha segni della tragedia vissuta. La compagnia yemenita non si è presentata al processo benché, secondo i periti, alla base dell’incidente ci siano stati degli “incredibili errori dei piloti” che si sono mostrati addestrati in modo inadeguato. “Ho dovuto riaprire la scatola dei ricordi, ma questo processo mi dà un po’ di sollievo. Avrei solo voluto che i rappresentanti della compagnia aerea fossero qui ad ascoltare me e i parenti delle vittime. Avrei voluto delle scuse e delle spiegazioni. Si parla sempre di me, della ragazzina sopravvissuta allo schianto di un aereo ma è stata prima di tutto una tragedia nella quale hanno perso la vita 152 persone”, le parole di Bakari.

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