Da quattro mesi l'accredito mensile viene decurtato o azzerato alle persone che hanno ricevuto un aumento della pensione di invalidità. Il governo Draghi non batte un colpo, nonostante l'approvazione in Senato di un ordine del giorno che lo impegna a intervenire. Silenzio da Orlando (Lavoro) e Stefani (Disabilità). Nel frattempo molti percettori di reddito con figli minori a carico hanno scoperto che per ottenere la nuova maggiorazione, introdotta a marzo al posto degli assegni famigliari, serve un documento ancora non disponibile sul sito Inps
“Vivo sola, ho solo 50 anni e a causa di una malattia autoimmune degenerativa sono diventata invalida totale in condizione di gravità e inabile al lavoro. Il reddito di cittadinanza è stata la mia salvezza. Ma la legge ha fatto sì che si decurtasse ai disabili che hanno percepito l’aumento della pensione di invalidità: negli ultimi mesi ho preso 40 euro al mese contro i 650 di prima. Non ci pago neanche una seduta dal fisioterapista“. È una delle storie dei tanti beneficiari della misura contro la povertà a cui da quattro mesi l’accredito mensile viene decurtato o azzerato. Il governo Draghi per ora non batte un colpo, nonostante l’approvazione in Parlamento di un ordine del giorno firmato da Paola Nugnes, Virginia La Mura e Matteo Mantero del gruppo Misto che lo impegnava a intervenire e la petizione della Federazione italiana per il superamento dell’handicap. Nel frattempo, ciliegina sulla torta, molti percettori di reddito con figli minori a carico hanno scoperto che per vedersi riconoscere la maggiorazione legata al nuovo assegno unico devono presentare all’Inps un modulo che ancora non esiste.
Il taglio agli invalidi – Il taglio non dipende da una nuova norma ma è una conseguenza del decreto legge del 2019 che ha istituito il reddito di cittadinanza. Finora era rimasta inapplicata la parte che impone all’Inps di calcolare, nel reddito familiare di cui tiene conto per determinare l’importo spettante, anche le maggiorazioni dell’assegno sociale e della pensione sociale e la maggiorazione sociale riconosciuta a partire dal 2020 ad invalidi civili totali, ciechi civili assoluti, sordomuti ed inabili al lavoro e le quattordicesime. per effetto di una sentenza della Corte costituzionale che ha sancito come i precedenti assegni fossero insufficienti per soddisfare i bisogni primari. Nel 2022, con il benestare del ministero del Lavoro, l’istituto ha avviato il ricalcolo. Il risultato è stato un’amara beffa per gli invalidi civili totali, gli inabili al lavoro e i loro familiari. “Sono un marito caregiver da 11 anni. Sembra uno scherzo aver aumentato la pensione agli invalidi e togliere quel che è stato aumentato dal RdC”, ha scritto uno di loro alla senatrice Nugnes chiedendo un intervento. “Sono la moglie di un ragazzo invalido al 100%. Mi hanno caricato solo 40 euro. La pensione d’invalidità ci serve per pagare le bollette e le medicine e adesso che tutto è aumentato non possiamo neanche fare la spesa“, è un’altra testimonianza. C’è chi è costretto a scegliere tra i farmaci e il cibo, tra fare una seduta di terapia e pagare il mutuo.
Ad essere coinvolte sono decine di migliaia di persone: stando agli ultimi dati Inps, i nuclei percettori di reddito o pensione di cittadinanza al cui interno ci sono persone disabili ammontano ad oltre 200mila. A marzo diversi partiti, dalla Lega ai 5 Stelle, avevano presentato emendamenti al decreto Sostegni ter chiedendo di escludere dal calcolo del reddito familiare tutte le prestazioni assistenziali a disabili e invalidi. Le proposte sono state tutte ritirate o respinte. E’ rimasto in piedi solo un ordine del giorno, seguito il 23 maggio da una mozione a prima firma Nugnes che ricorda come “più volte, tramite diversi atti parlamentari che recepivano le numerosissime istanze ricevute tanto dai singoli invalidi quanto dalle associazioni di riferimento, è stato chiesto al governo un intervento correttivo” e ancora una volta lo impegna “ad intraprendere apposite iniziative di carattere normativo”. Silenzio sia dal ministero del Lavoro guidato da Andrea Orlando (Pd) sia da Erika Stefani (Lega), titolare della Disabilità.
L’Assegno unico e il modulo fantasma – Nel frattempo l’entrata in vigore al posto degli assegni famigliari dell‘assegno unico universali per i figli, che ai titolari del reddito dovrebbe essere versato d’ufficio sotto forma di “supplemento” al rdc, sta comportando per i beneficiari ulteriori problemi. Ottenere informazioni dall’Inps è molto complicato e le proteste viaggiano su gruppi social dedicati. Molti segnalano di non aver ancora ricevuto la mensilità di aprile, altri attendono addirittura quella di marzo. Ed è proprio via social, sulla pagina Facebook ufficiale Inps per la famiglia, che l’istituto ha fatto sapere che in questi casi occorre presentare un nuovo documento, il “Modello RdC-Com/AU“. Stando a una circolare del 28 aprile si tratta di un modulo che consente di fornire informazioni aggiuntive e autocertificare una serie di situazioni, come la presenza nel nucleo famigliare di un figlio maggiorenne under 21 a carico, un errore nella compilazione della Dichiarazione sostitutiva unica (con cui si chiede l’Isee) per quanto riguarda la presenza di figli minori o una separazione per cui nel nucleo non sono più presenti entrambi i genitori. Il problema è che il modulo ancora non esiste. “Sarà online entro maggio”, assicura chi gestisce la pagina. Dall’istituzione dell’assegno sono passati quasi tre mesi e le cifre sono tutt’altro che indifferenti per le famiglie che ricevono il reddito: quasi 240 euro per una coppia con due minori, 400 euro se i bambini sono tre.