Cronaca

Base militare a Pisa, il movimento dei contrari si organizza: “Né qui né altrove. E il 2 giugno scendiamo in piazza per dire no”

Si ritrovano periodicamente in assemblea al circolo Arci per discutere e confrontarsi sulle richieste e alternative possibili alla politica del governo che ha deciso, in maniera verticale, di investire 190 milioni di euro nella costruzione di una nuova base nella riserva naturale a Coltano: "Quei soldi siano spesi per un'economia non di guerra. Questa terra se non c'è la guerra non vive, è una prospettiva spaventosa"

“No alla base: né a Coltano, né altrove”. Questo è lo slogan del Movimento No base che si è costituito per far sentire le proprie ragioni contro il Dpcm del governo Draghi emanato lo scorso 14 gennaio. Si ritrovano periodicamente in assemblea al circolo Arci di Coltano, in provincia di Pisa, per discutere e confrontarsi sulle richieste e alternative possibili alla politica economica del governo che ha deciso, in maniera verticale, di investire 190 milioni di euro nella costruzione di una nuova base militare nella riserva naturale dove la maggior parte di loro vive e lavora. Sono coltanesi, studenti universitari di Pisa, associazioni ambientaliste e agricoltori del luogo con un obiettivo preciso: fare in modo che venga ritirato il decreto del presidente del Consiglio.

“Il Movimento No base è un’organizzazione orizzontale dove singolarmente le persone danno il loro contributo”, dice a ilfattoquotidiano.it Daniele Ianello, una delle voci del Movimento. “È chiaro che convergono in questo movimento: associazioni, partiti, realtà associative, però non è la sommatoria di questi soggetti”. Gli fa eco Rachele Meliani, 25 anni, studentessa di Storia e Filosofia a Pisa: “Dire no a questa base significa innanzitutto sottolineare l’aspetto che le decisioni prese sui territori devono tener conto delle comunità che li vivono e che ci lavorano. Coltano è una zona che ha dei terreni agricoli, quindi chiediamo una trasparenza e una decisionalità che sia molto più orizzontale rispetto a qualcosa, come in questo caso, che ci viene imposto e soprattutto che ci viene nascosto”.

In effetti, se non fosse stato per lista civica Diritto in comune (Una Città in Comune-Rifondazione Comunista-Pisa Possibile) che ha scoperto il decreto in Gazzetta Ufficiale, nulla si sarebbe saputo, almeno finora, visto che dal governo non c’era stata alcuna comunicazione. Recentemente, tramite una richiesta di accesso agli atti fatta alla Provincia di Pisa, la stessa lista civica ha scoperto che in realtà tutti gli enti locali erano a conoscenza del progetto da almeno un anno ma nessuno lo ha mai dichiarato, anzi il contrario, dicevano di non saperne niente. Tiziana Nadalutti di Diritto in Comune e attivista del Movimento No Base, sentita da ilfattoquotidiano.it, espone la sua alternativa alla spesa militare con i fondi del Recovery Plan: “Quei 190 milioni di euro – i soldi stanzianti dal governo per la realizzazione della base militare a Coltano – vanno usati per costruire un economia diversa, che non sia di guerra. Il problema di Pisa è questo: qui si fa tutto sulla guerra, ormai il territorio se non c’è la guerra non vive. E questa è una prospettiva spaventosa”.

Il parco di San Rossore, oltre 23mila ettari di verde, è l’area protetta più militarizzata d’Italia. Comprende due poligoni di tiro, la sede del Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari (il Cisam), il centro di addestramento degli incursori Col Moschin e l’insediamento del Comando delle forze speciali dell’esercito (Comfose) che, inaugurato due anni fa, è costato alle casse dello Stato 42 milioni di euro. Inoltre è presente dal 1951 la base militare americana Camp Darby che occupa circa 2mila ettari e nei suoi 120 bunker ospita il più grande arsenale militare Usa all’estero.

Il prossimo obiettivo del Movimento No base è la convocazione di una manifestazione nazionale contro il nuovo insediamento, contro la guerra in Ucraina e non solo, in occasione della Festa della Repubblica. ” Questa data nasce per festeggiare il referendum che ci ha visto volenterosi di una Repubblica e non di una monarchia. Quindi potrebbe sicuramente essere definita una data pacifista e antimilitarista e il fatto che poi si sia convertita nella festa della Repubblica che vede protagonisti le parate militari e delle forze dell’ordine, per noi, è alquanto grottesco. Vogliamo riprenderci questa data come pacifisti e antimilitaristi”, conclude Meliani.