Cinema

Festival di Cannes, Nostalgia di Mario Martone racconta il destino di un uomo tra Napoli e il suo passato

Opera densa ma di ampio respiro, locale e universale, innescata sull’urgenza della memoria quale dispositivo di ricerca identitaria, laddove tempo, spazio, sentimenti, relazioni, sapori e odori, visioni e ascolti concorrono a riconnettere l’individuo al proprio luogo di appartenenza che non è detto sia quello da cui proviene

di Anna Maria Pasetti

Napoli, un uomo e il suo destino. Segnato dal sentimento di nostalgia. Davanti un (ancora una volta) immenso Pierfancesco Favino, dietro il magnifico romanzo di Ermanno Rea, a far da tramite un’illuminata regia di Mario Martone che continua il suo periodo di grazia come pure quello del grande cinema napoletano. Non è un caso, infatti, che Nostalgia sia stato “acchiappato” dal concorso del 75° Festival di Cannes ancor prima (forse) di quello veneziano. Fatto sta che Martone, Favino, e dietro la scrittura di Rea se la giocano a testa alta in una competizione che finora ha offerto poche estasi.

Girato e ambientato totalmente al rione Sanità, Nostalgia è il racconto di Felice Lasco (Favino), un uomo che torna nella natìa Napoli dopo 40 anni trascorsi all’estero, dove si è sposato e ha aperto un’impresa. Il rientro lo riporta all’anziana madre, ma soprattutto al ricordo di una vita infantile e adolescenziale da cui era stato forzatamente allontanato a causa di un “incidente”. Con l’aiuto del parroco (il bravo Francesco Di Leva) di Santa Maria della Sanità – cuore sano e pulsante della solidarietà del problematico quartiere – Felice si mette sulle tracce dell’amico del cuore di quando era ragazzo, Oreste (un intenso Tommaso Ragno) che però è diventato un boss camorrista.

“Sanità è un luogo dell’anima, e come tutti questi quartieri è un labirinto – sottolinea Mario Martone – Mi affascinavano tante cose del romanzo di Ermanno Rea, e certamente tra queste l’idea di realizzare un film tutto dentro a un quartiere, una vera enclave lontana dal mare. Questo mi dava la possibilità di immaginarla come labirinto, come scacchiera, forme “borgesiane” in cui i personaggi si misurano col proprio passato e presente”. A fargli eco è Pierfrancesco Favino che si è ritrovato “abbastanza casualmente in questo rione e mi ci sono completamente perso. La Sanità è un’ammaliatrice. Non si può piegare questo rione alle leggi del cinema, semmai il contrario, e ho scoperto lì dentro delle zone di me che non avrei potuto scoprire se non avessi voluto fare questo film. Quindi non posso che ringraziare Mario per avermi chiamato”.

Opera densa ma di ampio respiro, locale e universale, innescata sull’urgenza della memoria quale dispositivo di ricerca identitaria, laddove tempo, spazio, sentimenti, relazioni, sapori e odori, visioni e ascolti concorrono a riconnettere l’individuo al proprio luogo di appartenenza che non è detto sia quello da cui proviene. Prepotente e vitale tra luci e ombre, il territorio della Sanità è infatti personaggio dotato dell’anima complessa e contraddittoria di chi lo abita e conosce intimamente, spirito mutevole, combattivo, selettivo. Martone – con Favino complice assoluto – riesce a cogliere, collocare e restituire ogni sfumatura delle inquietudini attraversate da questo protagonista ramingo, smarrito come un fantasma vivente in se stesso e in un città che lo mette in guardia davanti alle sue intenzioni di permanenza. Ma Felice si erge a nuovo Candid, o semplicemente finge di non capire. Scegliendo così di perdersi nella propria nostalgia. Dando ascolto a quel che scriveva Pasolini e non a caso è posto in testa al film: “La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede”.

Nostalgia è nelle sale da oggi, 25 maggio, distribuito da Medusa, mentre Mario Martone sarà protagonista dell’evento Speciale sul cinema italiano del Pesaro Film Festival (18-25 giugno) dove verrà proiettata anche la copia restaurata di Morte di un matematico napoletano per la prima volta sul grande schermo.

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