Opera densa ma di ampio respiro, locale e universale, innescata sull’urgenza della memoria quale dispositivo di ricerca identitaria, laddove tempo, spazio, sentimenti, relazioni, sapori e odori, visioni e ascolti concorrono a riconnettere l’individuo al proprio luogo di appartenenza che non è detto sia quello da cui proviene
Napoli, un uomo e il suo destino. Segnato dal sentimento di nostalgia. Davanti un (ancora una volta) immenso Pierfancesco Favino, dietro il magnifico romanzo di Ermanno Rea, a far da tramite un’illuminata regia di Mario Martone che continua il suo periodo di grazia come pure quello del grande cinema napoletano. Non è un caso, infatti, che Nostalgia sia stato “acchiappato” dal concorso del 75° Festival di Cannes ancor prima (forse) di quello veneziano. Fatto sta che Martone, Favino, e dietro la scrittura di Rea se la giocano a testa alta in una competizione che finora ha offerto poche estasi.
Girato e ambientato totalmente al rione Sanità, Nostalgia è il racconto di Felice Lasco (Favino), un uomo che torna nella natìa Napoli dopo 40 anni trascorsi all’estero, dove si è sposato e ha aperto un’impresa. Il rientro lo riporta all’anziana madre, ma soprattutto al ricordo di una vita infantile e adolescenziale da cui era stato forzatamente allontanato a causa di un “incidente”. Con l’aiuto del parroco (il bravo Francesco Di Leva) di Santa Maria della Sanità – cuore sano e pulsante della solidarietà del problematico quartiere – Felice si mette sulle tracce dell’amico del cuore di quando era ragazzo, Oreste (un intenso Tommaso Ragno) che però è diventato un boss camorrista.
Opera densa ma di ampio respiro, locale e universale, innescata sull’urgenza della memoria quale dispositivo di ricerca identitaria, laddove tempo, spazio, sentimenti, relazioni, sapori e odori, visioni e ascolti concorrono a riconnettere l’individuo al proprio luogo di appartenenza che non è detto sia quello da cui proviene. Prepotente e vitale tra luci e ombre, il territorio della Sanità è infatti personaggio dotato dell’anima complessa e contraddittoria di chi lo abita e conosce intimamente, spirito mutevole, combattivo, selettivo. Martone – con Favino complice assoluto – riesce a cogliere, collocare e restituire ogni sfumatura delle inquietudini attraversate da questo protagonista ramingo, smarrito come un fantasma vivente in se stesso e in un città che lo mette in guardia davanti alle sue intenzioni di permanenza. Ma Felice si erge a nuovo Candid, o semplicemente finge di non capire. Scegliendo così di perdersi nella propria nostalgia. Dando ascolto a quel che scriveva Pasolini e non a caso è posto in testa al film: “La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede”.
Nostalgia è nelle sale da oggi, 25 maggio, distribuito da Medusa, mentre Mario Martone sarà protagonista dell’evento Speciale sul cinema italiano del Pesaro Film Festival (18-25 giugno) dove verrà proiettata anche la copia restaurata di Morte di un matematico napoletano per la prima volta sul grande schermo.